FILIPPESCHI CONTRO FILIPPESCHI

TIRRENO PISA Pagina: I

Filippeschi contro Filippeschi

di ANTONIO VALENTINI

Questo è un Natale di crisi. E a Pisa la sorpresa sotto l’albero c’è un ente che avvia un procedimento giudiziario comprendente un altro ente, presieduto dalla stessa persona. Marco Filippeschi al vertice della Provincia di Pisa contro Marco Filippeschi sindaco di Pisa, il medesimo personaggio politico che si sdoppia per rappresentare interessi contrapposti senza neppure l’ombra di una trasfigurazione, del resto impensabile perché impossibile.
Tutto legittimo, ci mancherebbe. Però la vicenda si presta a una lettura che rivela quanto certe riforme appena abbozzate, e lasciate a metà, celino risvolti bizzarri. L’unico cambiamento, rispetto a prima, sta nelle modalità di nomina degli amministratori provinciali: una volta erano i cittadini a designarli con il voto, ora sono i politici che eleggono se stessi. Appunto: sono i sindaci che si votano per individuare chi dovrà accollarsi una rappresentatività più vasta, suscettibile per questo di collidere con i legittimi – e indifferibili – interessi di uno degli enti rappresentati.
Qualcuno obietterà che ciò accade anche nelle aziende sanitarie locali, dove vige l’istituto della conferenza dei sindaci. Però la gestione, in tal caso, è delegata ai direttori generali che fanno e disfano da soli. Le Province sono un caso a sé, un uni cum, dove il presidente è presidente per davvero, anche se per diventarlo dev’essere anzitutto sindaco, in primo luogo chiamato a rispondere all’azionariato di maggioranza costituito dai propri elettori. Insomma un guazzabuglio, esemplificato dalla vicenda di Boccadarno, la quale testimonia l’indecisione che regna sovrana nella politica del Belpaese: le Province dovevano essere cancellate. Anzi no. Forse sì. È facile perdere la bussola, d’altronde c’est l’Italie.

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