Garantire realmente il diritto alla casa popolare: no ai 5 anni di residenza, sì all’aumento degli alloggi disponibili

Numerose sentenze di tribunali ordinari e della Corte Costituzionale hanno dichiarato illegittimo il requisito dei cinque anni minimi di residenza per accedere agli alloggi popolari, giudicandolo irragionevole, eccessivo e discriminatorio. Da anni chiediamo anche noi che il requisito della lunga residenza venga abolito: l’accesso ai diritti fondamentali, come la casa, va regolato innanzitutto sulla base del bisogno e del reddito familiare, non di un criterio arbitrario come la lunghezza della residenza sul territorio. Le destre razziste, a Pisa come in altri Comuni, hanno invece utilizzato il requisito dei cinque anni minimi di residenza facendo credere che in questo modo venissero esclusi gli stranieri: in realtà, hanno colpito indiscriminatamente italiani e stranieri, tutti penalizzati per il solo fatto di risiedere da meno tempo nel territorio comunale.

Lo scorso 4 giugno la Giunta regionale Toscana ha finalmente approvato una proposta di modifica alla legge sull’edilizia residenziale pubblica per adeguarla alla giurisprudenza costituzionale, eliminando il requisito della storicità di 5 anni di residenza in Toscana per l’accesso ai bandi ERP. Si tratta di una modifica che chiediamo da tempo, necessaria per ripristinare la legalità: per questa ragione chiediamo che il Consiglio regionale proceda rapidamente all’approvazione della proposta.

Nonostante le sentenze e le indicazioni della Giunta regionale siano molto chiare, le destre che sostengono il sindaco Conti non intendono rinunciare alla retorica xenofoba e razzista, su cui hanno costruito la loro fortuna elettorale: danno così a intendere che la cancellazione del requisito dei cinque anni di residenza andrà a vantaggio degli stranieri e a svantaggio degli italiani. Si tratta di dichiarazioni false e pericolose, che continuano a nascondere il vero problema strutturale che rende il diritto alla casa oggi in Italia un diritto negato: non la presenza degli stranieri, ma la cronica carenza di investimenti pubblici nelle case popolari, lo strapotere dei proprietari immobiliari che vivono di rendita, la lentezza del Comune nel ripristinare e assegnare gli alloggi popolari rimasti vuoti.

Il diritto alla casa non si garantisce escludendo alcune categorie di persone, sulla base di requisiti discriminatori, ma neanche semplicemente ampliando il numero dei soggetti beneficiari in nome dell’equità: occorre aumentare in modo significativo il numero degli alloggi disponibili. Per questo, durante il Consiglio comunale di martedì prossimo presenteremo una nostra mozione con i seguenti obiettivi: favorire l’autorecupero da parte degli assegnatari degli alloggi di ERP, mappare gli alloggi di proprietà pubblica e privata inutilizzati così da avviare, con le parti sociali coinvolte, un percorso di messa a disposizione degli alloggi sfitti, e infine provvedere a rendere tassativamente assegnabili entro 6 mesi gli alloggi popolari di risulta attualmente inutilizzati.

In una fase, come quella in corso, in cui gli effetti della pandemia e della crisi si ripercuoteranno sulla capacità dei lavoratori e delle lavoratrici di sostenere il costo di un affitto sul mercato privato, è urgente mettere in campo strategie di lungo periodo per rendere effettivo il diritto alla casa popolare.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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