Giustizia per Zakir

giovedì 17 aprile 2014, NAZIONE PISA Pagina: 1-2

Giustizia per Zakir

UN CORTEO-FIUME attraverserà la città. Arriveranno domani da tutta la Toscana, in rappresentanza delle varie comunità bengalesi della regione. Ma a chiedere giustizia nel nome di Zakir Hossain – il giovane cameriere del Bangladesh ucciso con un pugno alla testa nella notte tra domenica e lunedì mentre usciva dal ristorante indiano «Tandoori» in piazza della Pera dove lavorava come lavapiatti – ci saranno anche tunisini, marocchini, senegalesi, cinesi. Migranti di origini diverse chiamati a raccolta per una manifestazione (partenza alle 15 da piazza Sant’Antonio, tappa di fronte alla Questura e alla Prefettura, e poi ancora sui lungarni) alla quale è stato invitato anche l’ambasciatore bengalese a Roma, Shahadat Hossain, la cui presenza a Pisa era già prevista tempo per il giorno successivo. Una pura coincidenza: sabato 19 la Leopolda ospiterà, infatti, la festa nazionale del Capodanno bengalese per la quale è annunciato l’arrivo di migliaia di persone, provenienti da comunità differenti.
IL CORTEO di domani arriva dopo l’assemblea spontanea di martedì sera, a poche ore dalla dichiarazione ufficiale di morte per il giovane lavapiatti ma anche aiuto cuoco, padre di tre figli. Oltre 200 persone di origine bengalese sono confluite in piazza della Pera e da lì hanno camminato per la città fino al piazza dei Cavalieri. Fiori e un minuto di silenzio in via San Bernardino, nel punto esatto dove è avvenuta l’aggressione. Poi Corso Italia, Ponte di Mezzo, piazza Garibaldi e la sosta alle Vettovaglie, in mezzo al popolo della movida. Qui la comunità bengalese ha cercato di dare un messaggio chiaro: «Abbiamo chiesto verità e giustizia, tolleranza zero verso la violenza» spiegano Said Talbi, presidente dell’Unità migranti di Pisa e Md Fazlul Karim, presidente della comunità pisana e titolare di un ristorante a pochi passi dal luogo del delitto.
INTANTO ieri, piazza della Pera si è chiusa nel silenzio. Le saracinesche dei locali abbassate, le panchine vuote, nessun passante. Una piazza «chiusa per lutto» come recitavano i cartelli affissi alle vetrine. «Zakir era una brava persona, onesto e rispettoso. Non meritava questo e non lo meritava ..
nemmeno la sua famiglia». Queste le parole degli esercenti che lo conoscevano e che ogni giorno vivevano la sua integrità e correttezza. In lacrime, ancora ieri, anche Pervez Latif, proprietario del Tandoori e datore di lavoro di Zakir: «Sono distrutto, ancora non ci credo. Era un uomo educato e gentile. Un amico. Ultimamente parlava molto della sua famiglia che non vedeva da cinque anni, da quando era arrivato in Italia». E dalle sue parole emerge anche una tragica casualità: «Di solito, uscendo dal locale, Zakir trovava ad aspettarlo i suoi compagni, andavano a casa tutti assieme (abitava con altri connazionali in zona stazione, ndr). Quella terribile sera, invece, è rimasto fuori dal ristorante ad aspettare perché gli amici non erano ancora arrivati». Ed è proprio in quella manciata di minuti che è successa la tragedia.

di FRANCESCA BIANCHI

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