Global Health Summit, ovvero le lezioni apprese dalla pandemia…

Venerdì 21 la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha inaugurato a Roma il Global Health Summit insieme al primo ministro Mario Draghi. Il vertice, a cui partecipano i Paesi del G20 e le istituzioni internazionali competenti in politiche sanitarie globali, si riunisce “per condividere le lezioni apprese dalla pandemia Covid-19”.

Quali lezioni? Cosa ci hanno insegnato i decenni di progressivo ed inesorabile smantellamento della sanità pubblica e di processi di privatizzazione e di esternalizzazione? Cosa abbiamo da imparare dalle politiche sanitarie delle Regioni, centrate sull’impoverimento del territorio e sull’investimento solo nelle eccellenze ospedaliere? Cosa ci rimane dopo la chiusura dei piccoli presidi sanitari, il ridimensionamento del personale, la sottrazione di risorse alle politiche di prevenzione e promozione della salute?

Allo stato attuale, leggiamo, il documento economico finanziario del Governo approvato ad aprile dal Parlamento, prevede di ridurre la spesa sanitaria da 127,138 mld del 2021 a 124,410 mld nel 2024, con una riduzione di incidenza del Pil dal 7,3% al 6,3%.

E cosa dire della gestione della campagna vaccinale, che ha già fruttato 35 miliardi di utili alle multinazionali farmaceutiche, già lautamente finanziate dagli stati nazionali?

Battete un colpo, bello forte. Siamo con i manifestanti, che in questi giorni a Roma e nelle altre città chiederanno l’immediata sospensione dei brevetti, e impegni seri per il trasferimento delle competenze e tecniche per produrre i vaccini anche nei paesi del sud del mondo.

Giovedì il Parlamento Europeo ha votato a favore di una mozione presentata dai deputati di The Left sulla sospensione dei brevetti nella lotta all’aids.

Ci aspettiamo questo ed altro: non c’è più tempo. Dobbiamo rilanciare la solidarietà mondiale nella prevenzione delle pandemie, l’equità delle cure, la diffusione della sanità pubblica e territoriale e la lotta alle diseguaglianze nella salute.

Una città in comune

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