Grandi inquinatori, “transizione ecologica” e Università di Pisa: il greenwashing non attacca

L’Università di Pisa ha annunciato, per l’appuntamento di questa settimana del ciclo “Meeting Generations”, l’incontro con Lucia Morselli, amministratrice delegata di ArcelorMittal Italia. La manager è stata invitata a parlare agli studenti di due temi: l’industria in Italia e la “transizione green”.

La ArcelorMittal non è un’impresa come un’altra: è un colosso globale dell’acciaio che nel 2018 ha rilevato l’ex-Ilva di Taranto, il grande polo siderurgico meridionale al centro di una delle più drammatiche vertenze ambientali italiane a causa del vero e proprio disastro pluridecennale causato dalle emissioni inquinanti dell’impianto.

Un disastro – è bene ricordarlo – che nel 2012 ha dato origine all’inchiesta “Ambiente Svenduto”, al sequestro giudiziario dell’impianto e al coinvolgimento di tutta la famiglia Riva, allora proprietaria dello stabilimento.

Passata nelle mani di ArcelorMittal, Ilva è ancora oggetto di un procedimento giudiziario: forse la nostra relatrice vorrà spiegare cosa c’è di “green” nel ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar di Lecce relativa allo spegnimento dell’area a caldo, a causa dei dati allarmanti rilevati dall’arpa pugliese, ordinata dal Sindaco di Taranto.

Sembra un paradosso ma non è la prima volta che a Pisa si fanno operazioni di propaganda inammissibili per parlare agli studenti e alle studentesse del nesso tra industria e ambiente: basti ricordare l’invito, un anno e mezzo fa, a Leonardo SpA, che da anni fornisce armi all’esercito turco.

Ma quale può essere la “funzione formativa” di un evento di questo tipo, nel quale proprio il caso dell’ex-Ilva viene presentato come caso “di riflessione e discussione”? Sembra insomma sia diventata insomma una consuetudine l’affidare, nella nostra città e nell’università pubblica, il tema dell’ambiente proprio a rappresentanti di modelli aziendali basati su uno sfruttamento massiccio e di lunga durata dell’ambiente medesimo.

Il tentativo di greenwashing però non ci deve ingannare: il modello di “transizione green”, di incontro generazionale e di prospettive occupazionali presentato in questo evento costituisce l’ennesimo tentativo di provare a riabilitare un’azienda che di recente è arrivata a licenziare un operaio che ha avuto la sola colpa di aver pubblicato sui social l’invito a seguire la fiction “Svegliati amore mio”, che racconta una vicenda simile a quella di Taranto, città dove si continua a morire da inquinamento.

Che a fare questa operazione sia un’istituzione di formazione pubblica come l’Università di Pisa rende il tutto ancora più grave.

Questo sì, che deve divenire oggetto di “riflessione e di discussione”!

Una città in comune

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