Ha un senso il costo dell’acqua

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Ha un senso il costo dell’acqua

Nella consueta discussione annuale sulle tariffe idriche – da sempre considerate in aumento in Italia ma le più basse in Europa – è utile ricordare cosa è stato fatto in Toscana, la prima regione italiana ad applicare laLegge Galli.

Le tariffe idriche – da sempre considerate in aumento in Italia ma le più basse in Europa – può essere utile ricordare cosa è stato fatto in Toscana, la prima regione italiana ad applicare la Legge Galli e la nuova tariffa, in questi 15 anni di gestione del servizio idrico integrato. Ricordo che i gestori sono chiamati a realizzare investimenti e a migliorare la qualità dei servizi sulla base di piani definiti dalla autorità di ambito e di questo possono e devono rispondere. Le tariffe le decidono Ait (Autorità Idrica Toscana) e Aeegsi (Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas e il Servizio Idrico).
In questi 15 anni in Toscana si sono realizzati circa due miliardi di investimenti in campo idrico, che la rendono una delle regioni che ha investito di più e ha realizzato la percentuale più elevata degli investimenti programmati. Un ciclo di investimenti imponente, con un basso utilizzo di fondi pubblici, circa il 10 %, che ha fatto seguito, come illustra peraltro un’ottima analisi di Irper, ad un decennio (1990-2000) di crollo degli investimenti nel settore. Quindi, gli investimenti sono serviti a recuperare le manutenzioni interrotte, a mettere a norma gli impianti e a recuperare il tempo perso. Poi si è investito nella risoluzione dei problemi aperti: l’estensione della depurazione – vedi il progetto ERSA, Emissario di riva sinistra del fiume Arno – e tanti altri medi e piccoli interventi che permettono di depurare 1’85% della popolazione servita, quando partivamo da circa il 50%; il superamento delle criticità dell’acqua potabile con gli impianti di trattamento di boro e arsenico sulla costa (prima regione in Italia ha risolverlo); l’interconnessione delle reti per gestire gli anni di crisi idrica; il miglioramento dei servizi e del rapporto con gli utenti; l’estensione delle fontanelle pubbliche; la riduzione dei consumi energetici delle attività; il recupero di efficienza con i progetti del Work Flow Management.
Tutte cose testimoniate dai premi Top Utility che le aziende toscane vincono da anni. È assurdo poi, ogni tanto si legge anche questo, confrontare costi e qualità dei servivi idrici toscani con situazioni come Milano e Roma.
La Toscana è un territorio disperso, senza grandi città, con una densità bassa ed una rete diffusa per migliaia di chilometri, e con fonti diffuse e spesso di scarsa qualità che obbligano a trattamenti spinti e costosi, come nel caso di Firenze. Milano è un ambito solo urbano con una città concentrata in pochi km/q con gli stessi abitanti della Toscana, ed ha acqua in abbondanza pochi metri sotto terra (e non a caso il gestore è lo stesso che gestisce la metropolitana). Roma è una città grande che dispone di fonti di qualità la cui acqua arriva per caduta.
Non ha alcun senso fare questo confronto. La Toscana ha raggiunto ottimi risultati in campo idrico, ed entro il 2020 completerà tutti gli investimenti previsti per il raggiungimento di obiettivi di qualità e ambientali. Lo ha fatto e lo farà con le tariffe e la capacità tecnica e finanziaria dei gestori, quasi senza sussidi pubblici, e lo ha fatto anche durante la crisi economica, garantendo lavoro e fatturato a tante imprese che lavorano nell’indotto. Questo è il compito dei gestori.

Alfredo De Girolamo (2degirolamoa) è presidente di Confservizi – Cispel Toscana

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