«Hanno messo le mani sui diritti delle persone»

TIRRENO Pagina: 3

«Hanno messo le mani sui diritti delle persone»

«Dovevano affrontare il tema della competitività ed invece hanno messo le mani sui diritti delle persone. Era necessario superare la dualità che regna nel mercato del lavoro italiano e, al contrario, ci troveremo ancora con dipendenti che stanno fianco a fianco, ma con contratti e tutele diverse. Tutti ritengono necessario un intervento in materia fiscale per mettere più soldi nelle mani dei lavoratori ed invece eccoci ad aspettare ancora». Non è certo tenero Alessio Gramolati, segretario generale della Cgil Toscana a pochi giorni (per la precisione dal 7 marzo scorso) dall’entrata in vigore del Jobs Act firmato dal premier Matteo Renzi. Anzi, se il maggiore sindacato italiano non ha mai nascosto la netta contrarietà alla cancellazione dell’articolo 18 e, in pratica, per i nuovi assunti, dell’illicenziabilità ad esso collegata, marchia come un “déjà vu” l’idea dell’indennizzo che lo stesso Renzi presenta come parte essenziale della sua rivoluzione: «A chi parla di modernizzazione – ironizza Gramolati – vorrei spiegare che il meccanismo dell’indennizzo per chi viene licenziato era già scritto nell’articolo 17 della Carta del lavoro varata nel 1927».
Occupazione e consumi. Insomma, se il segretario della Cgil parla «dell’ennesima occasione perduta in un quadro europeo in cui si intravedono spiragli di crescita», diversa è la posizione del collega della Cisl, Riccardo Cerza. «Non bisogna dimenticarsi che fino ad oggi ci sono state soltanto cinque assunzioni a tempo indeterminato su cento – sottolinea -, cioè in una percentuale ridottissima rispetto alla quasi totalità che si è trovata a lavorare con tutele minime o pressoché assenti. Situazione per il quale il contratto a tutele crescenti, appena varato, non può che essere un passo avanti, senza dimenticare che l’attenzione va spostata
sull’aspetto più importante e cioè la creazione di posti di lavoro, cosa che la legge non può fare. Voglio dire che non bisogna mescolare la parte tecnica della formulazione dei contratti con la crescita di vera occupazione. Da qui la necessità di creare una corsia preferenziale con cui i giovani possano accedere al mondo del lavoro, senza dimenticarsi che bisogna lavorare anche sulla crescita della domanda interna per quanto riguarda i consumi». Un aspetto su cui il segretario della Cisl fa anche numerosi esempi, a cominciare dall’industria dei camper, nella quale la regione è tra i leader, ma che sta lavorando solo per il mercato estero. Una situazione simile a quella della fabbrica di Prada, a Levanella di Montevarchi, in provincia di Arezzo, dove si stanno assumendo almeno seicento persone, e del polo del lusso di Scandicci. «Più che sui contratti l’attenzione la sposterei anche sulla scuola – conclude Cerza – ed in particolare sugli istituti tecnici e professionali: servono esperti nei lavori manuali, in particolare per la pelle, ed invece mancano, con una situazione paradossale».
Ancora scetticismo, Ma sul fronte dell’opposizione c’è anche la Uil, come conferma il segretario organizzativo toscano Arturo Papini. «Mentre si parla tanto del contratto a tempo indeterminato – sottolinea il sindacalista -, si cancella l’articolo 18 dando alle aziende la possibilità di assumere e licenziare quando vogliono. Diciamo che come Uil siamo convinti che qualunque pratica in grado di sbloccare la situazione sia fondamentale, ma non ci sembra che con il Jobs Act ci saranno tutti i benefici di cui parla il governo. Noi avevamo proposto piuttosto un sostegno al reddito e sgravi fiscali in busta paga e non solo per le aziende. Un aspetto che con i famosi 80 giuro dati in un modo discutibile non sembra affatto risolto».

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