Il cemento si è mangiato 12 chilometri di costa

martedì 1 luglio 2014, TIRRENO Pagina: 2

Il cemento si è mangiato 12 chilometri di costa

li confronto tra una foto satellitare scattata nel 1988 e una del 2011 è impietoso A sud di Livorno si è costruito molto, moltissimo sul litorale della Maremma

di Samuele Bartolini

Dal 1988 al 2011 il cemento si è mangiato 12 chilometri di costa toscana, da Capalbio a Marina di Carrara. In 23 anni le cittadine in riva al mare come Follonica, Piombino, Marina di Grosseto e i centri abitati dell’Argentario si sono ingrossati a tal punto da prendere il posto di pinete, macchia mediterranea e ampie aree dai caratteri naturali. Interi quartieri sono nati a pochi metri dalle dune, come il Seggio a Marina di Castagneto. Questo il grido d’allarme della Goletta Verde di Legambiente sull’aggressione del cemento in Toscana. Le foto satellitari sovrapposte non lasciano spazio a dubbi. Come davanti ad uno specchio, il loro raffronto ha permesso di vedere l’occupazione della costa nel 1988 e come si è evoluta nei due decenni successivi. E il paragone mostra che i vincoli paesaggistici previsti dalla legge 431 / 1985, la Galasso, non sono stati ri spettati.
Altro dato impressionante: il 44%, dunque poco meno della metà del paesaggio litoraneo a meno di 300 metri dal mare, è irrimediabilmente devastato dalle costruzioni. Più precisamente, sono 65 i km occupati da infrastrutture portuali e industriali; 25 i km di paesaggi urbani ad alta densità – ossia i principali centri sulla costa -, mentre l’edificazione diffusa e meno densa occupa 91 km. I tratti ancora “integri”, perché liberi da insediamenti, si distinguono tra 69 chilometri che si possono considerare paesaggi agricoli e 160 km di costa con caratteri naturali.
I vincoli della Regione. La Regione ha fatto quel che ha potuto. I vincoli paesaggistici ci sono e il nuovo piano in via di approvazione dovrebbe mettere dei paletti più stringenti al concetto di tutela ambientale. «Ma le norme non sembrano funzionare granché da queste parti», dice il vicepresidente nazionale di Legambiente Edoardo Zanchini. E le leggi rimangono sulla carta come un prospetto di buone intenzioni.
Il boom delle costruzioni, infatti, non accenna a diminuire. L’associazione ambientalista punta il dito sulle autorizzazioni troppo facili alle seconde case, sul via libera agli edifici delle attività turistiche a due passi dal mare, sulle strade litoranee che consumano a colpi di catrame il paesaggio. «D’altra parte il vincolo di non edificare a 300 metri dal mare della legge Galasso -spiega Zanchini – è molto generico». E poi arriva il fiato sul collo delle società immobiliari, i Comuni elaborano piani regolatori all’acqua di rose e scattano i permessi di costruire. L’appello di Legambiente. Oggi il Consiglio regionale mette in votazione il Pit, il piano di integrazione regionale, che ha valenza di Piano paesaggistico. Una tappa fondamentale per misurare il consumo di suolo futuro in Toscana. Fausto Ferruzza, presidente regionale di Legambiente, chiede che venga approvato
il testo che è uscito dalla giunta Rossi e mette in guardia i consiglieri di destra e sinistra da eventuali deroghe. Forte è la preoccupazione che il parlamentino di Palazzo Panciatichi approvi le deroghe passate in VI Commissione riguardo ai vincoli relativi al parco delle Alpi Apuane. «Dalla Regione – ha aggiunto Ferruzza- ci aspettiamo un piano paesaggistico con prescrizioni precise, non vaghe disposizioni che non danno nessun vero indirizzo al territorio». E smentisce che il piano di sa1vaguardia vada a colpire l’attività dei cavatori. «L’85 % delle estrazioni sono fuori dal parco delleApuane».

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