Il Comma 22 e le concessioni demaniali dei Navicelli

La passerella elettorale di Filippeschi nell’area dei Navicelli ci ricorda un libro di satira antilimilitarista degli anni 50, dal quale venne tratto un film di Joseph Heller: Comma 22. Uno dei protagonisti, un improbabile comandante di una base di bombardieri americani della seconda guerra mondiale classificava sulla sua agenda i successi come “fiori all’occhiello” e gli insuccessi come “pugni in un occhio”. Forse Filippeschi cerca tardivamente con questa iniziativa di trasformare in un improbabile fiore all’occhiello quello che per la città e soprattutto per i lavoratori dei cantieri di Pisa è sicuramente un pugno in un occhio. La vicenda stessa dei Cantieri Navali, se non fosse per la situazione insostenibile in cui sono stati lasciati i lavoratori, potrebbe essere declinata, per quanto riguarda la situazione delle concessioni demaniali, secondo il Comma 22, ovvero “chi è pazzo può chiedere di essere esonerato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esonerato dalle missioni di volo non è pazzo”.
Ricordiamo che la gestione e il controllo delle concessioni demaniali per l’area dei Navicelli sono di competenza della Navicelli spa, una società interamente a capitale pubblico partecipata al 33% dal Comune di Pisa, al 33% dalla Provincia di Pisa e al 33% dalla Camera di Commercio. Da più parti a suo tempo era stato chiesto che venisse revocata la concessione demaniale ad una società, la Cantieri di Pisa Porta a Mare srl dell’imprenditore Antonio Sostegni, non più in attività da anni, che però semplicemente subaffittando tale concessione ai Cantieri stessi introita 500.000 euro all’anno ostacolando, di fatto, qualsiasi ipotesi di soluzione positiva della crisi dei cantieri. In ottemperanza ad un nuovo Comma 22, la Navicelli spa, rispondeva che era legittimo chiedere la revoca della concessione alla Cantieri di Pisa Porta a Mare srl, ma che se la concessione fosse stata revocata sarebbe stata persa!
Questa è una sintesi forse un po’ brutale di una vicenda inqualificabile in cui i soggetti pubblici detentori delle aree demaniali su cui insistono le attività produttive, a partire dal Comune di Pisa, non hanno saputo o voluto risolvere una crisi che ha messo in ginocchio 40 lavoratori e le loro famiglie. Suona quindi un po’ fasullo andare a parlare del futuro di quell’area sulla quale tante risorse pubbliche sono state investite, quando non si è riusciti nemmeno a chiarire chi avesse la titolarità ad esercitare una reale attività produttiva. Strano a dirsi, ma le stesse incertezze e titubanze non hanno invece caratterizzato la vicenda IKEA, il cui insediamento, a meno che il colosso svedese non decida di commercializzare barche in scatole di montaggio, ben poco ha a che vedere con lo sviluppo della cantieristica nell’area dei Navicelli. Sviluppo della cantieristica sul quale si era puntato e investito da anni andando anche a costituire la relativa società di scopo. Ad oggi sembra di capire che le idee in merito non siano molto chiare e che, soprattutto, le scelte contraddittorie del recente passato non contribuiscono a delineare una strategia netta.
La tempistica con la quale si è voluto intraprendere l’iniziativa non è quindi delle migliori, forse il senso di responsabilità di chi ha avuto il mandato di gestire un patrimonio della collettività come i beni demaniali avrebbe dovuto suggerire che questioni così importanti non dovrebbero essere oggetto di passerelle elettorali, ma rinviate a luoghi e momenti più consoni.

una città in comune
Rifondazione Comunista

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