Il Distretto 42 non ottiene l’appoggio del Consiglio

Pagina Q, 7 marzo 2014

Pisa. Il Distretto 42 non ottiene l’appoggio del Consiglio

È stata respinta dal consiglio comunale (15 contrari, 8 favorevoli e un astenuto) la mozione presentata da Una città in Comune a difesa dell’esperienza del Distretto 42, l’ex distretto militare riaperto dal Municipio dei Beni Comuni quasi un mese fa. Nel testo si chiedeva al sindaco e alla giunta di fare la loro per evitare lo sgombero, e l’impegno a sollecitare la stessa agenzia del Demanio e il Ministero della Difesa per concludere quanto prima l’iter di trasferimento del bene al Comune, secondo quanto previsto dal federalismo demaniale.
Alla discussione hanno partecipato tutte le forze politiche, anche se la richiesta di appoggio era ovviamente indirizzata alla maggioranza, che a più riprese, ha negato il sostegno alla richiesta presentata dalle associazioni. Dalla giunta inoltre è emersa una novità sulla proprietà del bene: non sarebbe l’Agenzia del Demanio ma il Demanio militare.
A illustrare la mozione il consigliere Ciccio Auletta, che dopo aver ripercorso il carattere aggregativo dell’esperienza, inserita in una più ampia campagna nazionale, ha detto: “L’Agenzia del Demanio ha scritto al Ministero della Difesa per avere il nulla osta definitivo per trasferire a titolo gratuito al Comune di Pisa. Due iter corrono paralleli: da un lato c’è una richiesta di carattere economico che ha a che fare con la costruzione della nuova caserma, dall’altro c’è il trasferimento gratuito di un bene a un soggetto pubblico. Sui due procedimenti occorre chiarezza perché la previsione del progetto caserme, come abbiamo visto, va rivista. Se l’iter procede, nel giro di 35-40 giorni ci sarà una risposta alla manifestazione di interesse, e un successivo tempo dai 6 agli 8 mesi in cui il consiglio comunale dovrà affrontare di nuovo la vicenda. Ma se la politica non interviene, le richieste di sgombero verranno messe in atto”.
Nessuna intenzione da parte del Pd di intervenire per evitare lo sgombero. Così il capogruppo del Pd Ferdinando De Negri: “L’occupazione del distretto solleva due questioni: una di metodo, una di merito. Quella di metodo concerne l’occupazione abusiva di un bene, pubblico o privato, che dal mio punto di vista non è un condivisibile metodo di lotta politica perché è un metodo illegale. Mi sembra contraddittorio appoggiare Libera da un lato e al tempo stesso utilizzare metodi che vanno contro la legge e che noncondivido. Gli spazi associativi si utilizzano al meglio a Pisa, dando la possibilità a tutte le associazioni di usufruirne con metodi trasparenti”
“Quanto al merito – ha aggiunto – so che si è cercato di comprendere fino in fondo di chi sia in questo momento la proprietà: mi risulta che sia del Demanio Militare, cosa diversa dal demanio civile. La giunta ha ribadito che il Progetto Caserme è tuttora valido. L’inserimento della Curtatone e Montanara nei beni richiesti dal Comune era in qualche modo una misura strumentale, di sollecitazione, perché tale bene non faceva parte dei beni alienabili dato che non è ancora di proprietà del Demanio. Io credo che non si possa quindi convidere l’occupazione e la lotta politica che esprime”.
Mannini (M5S) ha domandato retoricamente: “È più illegale la pratica dei cittadini di riappropriarsi degli spazi o la cementificazione che promuove questo Comune?”, mentre Ghezzani (SEL) ha detto: “Dispiace il mancato incontro con la conferenza dei capigruppo. Fondamentale assumere come linea di condotta quella dell’ascolto, anche di fronte a sensibilità diverse. Le occupazioni politiche sono parte della storia di lotta politica italiana, non dirlo vuol dire non riconoscere una parte importante della storia”. Sul Progetto Caserme chiede di “ripensare la partita, viste le mutate condizioni urbanistiche ed economiche” e chiede che il consiglio “intervenga per evitare lo sgombero”.
L’assessore al patrimonio Andrea Serfogli ha rimescolato le carte in tavola: “Il bene è appartenente al Demanio militare, non all’Agenzia del Demanio. Ed è vincolato ad uso militare. Per procedere con il trasferimento, l’Agenzia del Demanio deve chiedere ai militari se permane la funzione del bene da parte loro o meno. La richiesta del Comune è finalizzata anche a far esprimere i militari su questo aspetto, perché ovviamente se il bene fosse trasferito nella disponibilità del Comune questo agevolerebbe fortemente l’operazione caserme. Ovviamente è nostro interesse accelerare questo passaggio”.
È stata quindi la volta del consigliere e segretario cittadino del PD Andrea Ferrante, che si è soffermato sul carattere politico dell’operazione Distretto 42: “Non mi piace l’urbanistica un tanto al kg, come sembra venga proposta. Nessuna pianificazione parte dal presupposto che le cose avverranno con certezza. Gli atti di pianificazione urbanistica perdono valore da un giorno all’altro per colpa di un’occupazione? Se si accettase di trattare in questi termini questioni così delicate, anche per atti a fin di bene, si aprirebbe il terreno a ogni ambiguità. Questo il comune non può farlo. Le scelte che riguardano il piano caserme, inserite in un accordo di programma, vanno valutate in quell’ambito. Nella discussione sul piano strutturale se ne potrò parlare. Al di fuori di quel percorso cosa c’è di serio nel mettere in discussione un percorso così? Non mi riconoscono infine nell’ineleganza con cui si traduce tutto in una questione di non chiari interessi e presunte speculazioni. Non è con questo approccio che si sono affrontate le questioni di governo della città”.
L’assessore alla Cultura Dario Danti ha espresso la linea più morbida della maggioranza: “Per convinzione politica sono contrario al ridurre i bisogni sociali a questioni di ordine pubblico. Un’amministrazione che ha interesse al bene comune deve produrre dialogo, confronto e relazione politica”, ha detto. “Ho anche fatto visita nel Distretto 42 e penso che molte questioni poste siano importanti, ma occorre una discussione complessiva. Mi piacerebbe un argomento del consiglio comunale sugli spazi sociali, il loro utilizzo, e sui bisogni delle associazioni, molte delle quali non hanno luoghi”.
Ha ricordato quindi il lavoro della commissione sulla ricognizione degli spazi e le iniziative già attivate con l’abbattimento dei canoni, il cosiddetto “utilizzo a un euro l’ora”. Ha respinto poi le critiche mosse dal Municipio a lui e al suo partito, accusati di scarsa attenzione e silenzio sulla vicenda: “Quando si fa un tavolo di lavoro lo si fa fino in fondo, con discrezione e riservatezza. O si fanno i comunicati o si cercano le soluzioni. Ma se a 12 ore da un incontro si punta il dito contro la lentezza, credo che stia facendo prevalere un atteggiamento politico alla più urgente risoluzione di un problema di spazi”. Ha quindi attaccato non troppo velatamente le scelte politiche del Municipio: “Si è passati nel giro di 90 giorni dalle battaglie sulle aree produttive a quelle sulle proprietà demaniali. Certo, ci sono anche campagne nazionali sul riuso delle caserme, di certo ora Junghanns sarà meno interessato a riportare qui le sue attività, anche con un’ipotesi locativa per il Municipio dei Beni Comuni che stavamo portando avanti”.

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