Il duello sarà all’ultimo voto

martedì
12 giugno 2018
Testata:
TIRRENO PISA
Pagina:
I

Già cominciata una nuova campagna elettorale in vista del ballottaggio del 24 giugno

IL COMMENTO
LA TORRE S’ILLUMINA DI VERDE MA SAN PATRIZIO NON C’ENTRA

di CRISTIANO MARCACCI

La Torre Pendente si accende improvvisamente di verde durante la notte di lunedì. E non c’entra niente San Patrizio, patrono nazionale dell’Irlanda, a cui a marzo uno dei monumenti più famosi d’Italia rende omaggio.

È successo qualcos’altro a Pisa. Un terremoto politico-amministrativo, preceduto per la verità da numerosissime scosse telluriche di avvertimento registrate negli ultimi mesi. La valanga leghista staccatasi due anni fa da una delle pendici del Monte Serra che sovrasta il comune di Cascina ha raggiunto anche il capoluogo di provincia, alimentata dai trionfi nazionali di marca salviniana e dal varo dell’ultimo governo gialloverde. Cinque anni fa, quando fu rieletto al primo turno Marco Filippeschi, la Lega non raggiunse nemmeno l’uno per cento. Ora ha invece conquistato il 24,72%, diventando il primo partito della città, scavalcando di oltre un punto il Partito democratico.

Dopo aver sbagliato tutto e di più da novembre in poi, con candidati proposti e poi “bruciati” nel caminetto delle faide interne, il Pd si trova nuovamente a leccarsi le ferite e a piangere su migliaia e migliaia divo ti andati perduti nel tempo. Il suo 23,62% è di poco sotto il risultato delle Politiche del marzo scorso, ma possiamo parlare di un’autentica Caporetto se prendiamo in considerazione il dato delle Amministrative del 2013: 38,7%.

Non è certo una solida base di partenza per Andrea Serfogli in vista del ballottaggio del 24 giugno. Anche se, in realtà, il candidato del centrosinistra ha maggiori margini di recupero rispetto all’avversario Michele Conti, che grosso modo ha “pescato” dallo stesso bacino di cui il centrodestra ha goduto alle ultime Politiche. Se vorranno impedire che la guida di Palazzo Gambacorti passi di mano, Serfogli e il Pd dovranno optare per quattro tentativi: rimotivare e rilanciare le tre liste civiche di appoggio al primo turno, uscite con le ossa rotte; cercare l’apparentamento con Antonio Veronese (Patto Civico e Progetto Pisa), a cui nei prossimi giorni potrebbe venir promessa la poltrona di un assessorato in caso di vittoria; chiedere un diretto e maggior coinvolgimento all’ex sindaco e parlamentare Paolo Fontanelli (Liberi e Uguali), rimasto fuori dalla competizione ma pur sempre in grado di spostare un bel gruzzolo di consensi e di trainare verso il candidato democratico una parte dell’elettorato che si è espressa per la galassia dell’ultrasinistra (Ciccio Auletta e compagni); infine, preparare un bagno di folla per l’annunciata venuta a Pisa dell’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni nei primi giorni della prossima settimana. Un gran bel regalo che l’ex deputato Federico Gelli ha confezionato per Serfogli.

E Salvini? Tornerà nuovamente a Pisa? Pare proprio di sì, sarebbe la terza volta in pochi mesi. Conti ne avrà ancora bisogno, soprattutto alla luce del fatto che non ci sarà alcun “contratto” (sul modello romano) coi Cinque Stelle per il ballottaggio. Il Conti di Pisa non è il Conte di Roma. Si può parlare, ha detto il pisano, solo di un’intesa politica, ma niente di più. Di certo il leghista nostrano punterà dritto su Raffaele Latrofa con la sua “Pisa nel Cuore”: i quasi 2.500 voti (pari ad oltre il 6%) fanno gola al centro destra per poterla spuntare nel finale. Da Forza Italia Conti non si può aspettare più di tanto: in pochi mesi, tra le Politiche e le Comunali, il partito di Berlusconi ha più che dimezzato i consensi, passando dall’8,5 all’3,6%. Tutti voti “succhiati” da un vampiro verde.

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