Il parco agricolo della piana pisana: la proposta di Tiziana Nadalutti, candidata per le regionali con la Lista SI’ – Toscana a Sinistra, per uno sviluppo alternativo dell’area pisana

Tiziana Nadalutti, candidata per le regionali con la Lista SI’ – Toscana a Sinistra, lancia il Parco Agricolo della Piana Pisana.

L’idea di è rovesciare il punto di vista sul rapporto tra ambiente ed economia, arrivando ad una proposta di sviluppo territoriale in totale controtendenza con le scelte tradizionali: salvaguardare e riqualificare l’agricoltura e l’ambiente che ancora rimangono dopo anni di sviluppo urbanistico disordinato e a macchia d’olio è la chiave di volta. La proposta si concretizza nell’idea di un Parco agricolo della Piana pisana: secondo Tiziana Nadalutti questa è ormai una priorità. Non solo: è un tipo di priorità è già ben compreso nella piana tra Firenze e Prato, e in molte città italiane e europee.

Ma cosa vuol dire fare un Parco agricolo? Innanzitutto, coinvolgere gli agricoltori e tutte le energie positive che vengono dal mondo associativo formale e informale, insieme ai comuni del lungomonte e Pisa, il Parco di Migliarino – San Rossore – Massaciuccoli, gli enti di ricerca del territorio e la Regione. Tutti i soggetti che in varie forme possono contribuire a dare una nuova vitalità alla pianura agricola tra Pisa e il Monte Pisano, che rappresenta il cuore geografico e territoriale della cosiddetta Area Pisana, mentre l’acquedotto mediceo ne costituisce la spina dorsale.
Dire basta a nuovo cemento e a nuove strade: no all’inutile tangenziale Nord-Est riproposta anche in questa campagna elettorale, Sì al rilancio del territorio attraverso le produzioni agricole di qualità, il turismo agricolo ambientale, il turismo dei beni culturali, le opere necessarie a mettere in sicurezza il territorio.
Sì alla sostenibilità ambientale, all’adattamento ai cambiamenti climatici e alla sicurezza del territorio. Sì al lavoro, in agricoltura come col turismo, basato sulla valorizzazione delle vocazioni e delle tradizioni, ma anche sullo sviluppo di innovazione (le aziende e gli hobbisti potrebbero cambiare modo di produrre!).

Attraverso il Parco agricolo si salverebbero la cultura, la storia, il paesaggio, i beni culturali: l’acquedotto mediceo, che ne è il simbolo più importante e che versa in condizioni critiche, ma anche le pievi, la piccola viabilità interpoderale, il reticolo dei canali. Elementi importanti che per essere salvati devono essere inseriti in un progetto più grande che possa attrarre risorse umane e economiche.

La tutela di questi beni in sé e per sé non è però sufficiente. Perché possa essere efficace e duratura occorre salvare la vitalità del territorio e il suo “motore ad energia rinnovabile”: l’agricoltura sostenibile e contadina che permette sovranità e potenzialità alimentare al territorio. Questa forma di agricoltura non solo garantirebbe almeno una capacità produttiva agroalimentare di base per le comunità della piana e del Monte Pisano, ma fermerebbe l’espansione della “città diffusa” e della relativa cementificazione, che costituiscono un grande rischio negli anni a venire, nonostante la nuova legge urbanistica regionale abbia cominciato a mettervi un freno.

Il metodo per ottenere questo risultato dovrebbe essere dato da una collaborazione positiva e non impositiva tra Comuni e comunità dell’area pisana, valorizzando le emergenze ambientali e culturali di ciascun comune e le interconnessioni tra essi. Occorrerebbe naturalmente dire anche un indiretto ma chiaro no alla tangenziale Nord – Est (che ancora costituisce un cavallo di battaglia di vari candidati PD), in favore di una rete di ciclabili nel territorio, per il turismo, per gli spostamenti.

Su un progetto di questo tipo i fondi regionali e europei ci sono; vanno solo attivati.

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