Il predellino? No, ai docenti serve dignità

mercoledì
6 giugno 2018
Testata:
CORRIERE DELLA SERA
Pagina:
23

 

di Carlo Rovelli

L’ articolo di fondo del Corriere di ieri offre alcune proposte per migliorare la scuola italiana. Le più emblematiche sono alzare la cattedra con un predellino di qualche decimetro, per dare autorità agli insegnanti, e ridurre i soldi che lo Stato assegna agli insegnanti per comperare libri. A mio modesto parere, ciò di cui la scuola ha bisogno è il contrario. Ci sono insegnanti bravissimi nella scuola italiana e sono tanti. Sono quelli che scendono dalla cattedra e sanno parlare da vicino ai loro studenti, sanno conquistarli con la loro passione, con il fascino del sapere, con il rapporto vivo e vibrante che si stabilisce nella trasmissione della conoscenza. Ma l’intero corpo insegnante italiano, invece di essere motivato e valorizzato per il ruolo fondamentale che ha per il futuro dei nostri giovani, è stato umiliato da una crescente mancanza di riconoscimento sociale. Rispetto al reddito nazionale, il reddito degli insegnanti non ha fatto che diminuire. Non si aiuta la scuola diminuendolo ulteriormente, tagliandolo proprio nella componente destinata ai libri, che sono il cibo dell’intelligenza, e non si aumenta l’autorità degli insegnanti aumentando di dieci centimetri l’altezza della cattedra. Non mi trovo d’accordo neanche con le altre proposte, sia simboliche che sostanziali, come rendere obbligatorio alzarsi in piedi quando entra l’insegnante, eliminare il ruolo delle famiglie nella scuola, imporre che le gite scolastiche si facciano solo in Italia, vietare radicalmente i periodi di autogestione, o addirittura vietare per legge l’uso degli smartphone ai minori. Sono nostalgie di un mondo passato, che non era migliore del nostro: era più gretto, più autoritario anziché autorevole, più chiuso in se stesso. Non si educano i nostri giovani con sceneggiate di autoritarismo ottocentesche. O vietando loro per legge l’accesso alla tecnologia, e facendone degli illetterati rispetto agli altri giovani del mondo. Si educano i giovani nutrendo la loro intelligenza, la loro creatività, la loro curiosità, la loro libertà. Dando fiato e vero valore ai tantissimi straordinari maestri e professori che danno cuore e anima per la scuola. Ciascuno di noi, credo, ricorda un maestro o un professore che gli ha aperto gli occhi, che gli ha regalato un mondo. Non certo perché stava seduto io centimetri più in alto, ma perché sapeva parlare all’intelligenza e al cuore. E si può ridare dignità al corpo insegnante ridando agli insegnanti il riconoscimento sociale che, quello sì, era migliore qualche generazione fa.

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