Immigrati e profughi, il Pd corregge la rotta. Dopo la foto di Rossi con la famiglia rom, il gruppo in Regione vuole un «limite» alle persone da assistere

CORRIERE FIORENTINO Pagina: 3

Immigrati e profughi, il Pd corregge la rotta. Dopo la foto di Rossi con la famiglia rom, il gruppo in Regione vuole un «limite» alle persone da assistere

Individuare un «numero massimo» di immigrati e profughi «da assistere» in Toscana. E poco più di un passaggio, all’interno di una mozione presentata dal Pd e approvata dal Consiglio regionale, che prendeva spunto dal caso di Badia Prataglia, il Comune dell’aretino dove l’arrivo possibile di un centinaio di migranti in un paese di circa 8oo persone aveva allarmato la popolazione.
Per il Pd, è un «paletto» per evitare afflussi indiscriminati di profughi in arrivo con i barconi o in casi di «urgenza», ed evitare altre sollevazioni popolari. Una mozione che arriva però proprio a due giorni di distanza dal «cordone» creato dal partito a trazione renziana intorno al presidente Enrico Rossi dopo le polemiche e gli attacchi di Lega (con il suo segretario Matteo Salvini, scatenato) e Fdi per la foto del governatore con i «vicini di casa» rom. Il segretario regionale Dario Parrini aveva indirettamente riposizionato il partito con parole d’ordine differenti, «il Pd dica legalità oltre che solidarietà». Insomma, il messaggio da lanciare ai cittadini toscani deve essere diverso, era l’avvertimento di Parrini, che ha anche incontrato riservatamente Rossi. Ieri, la mozione in Consiglio regionale: ma non è l’unico intervento di peso in questo senso da parte del Pd.
Anche il ministro per i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha parlato della foto di Rossi. In onda a «Otto e Mezzo», su La7, Boschi ha commentato: «Forse la foto di Salvini (descamisados su Oggi, ndr) è più imbarazzante di quella di Rossi: Salvini dovrebbe non fare riferimento a foto, in questi giorni». Ma la foto di Rossi? «Se ha voluto fare una foto con i vicini di casa non c’è niente di male. Ma non vedo la necessità di dimenticare che il Pd tiene sempre insieme i due elementi: da una parte eliminare il disagio, che a volte porta illegalità, dall’altra il rigore nel garantire legalità e sicurezza dei cittadini. Il tema della legalità e sicurezza non è prerogativa del centrodestra, è un diritto-dovere di tutti i cittadini».
Una difesa d’ufficio, la sua, ma soprattutto di nuovo quelle parole d’ordine da tenere insieme (legalità-sicurezza-disagio), l’argine che il Pd pensa di usare per reggere il colpo contro la campagna elettorale prossima ventura (e forse non solo per le regionali). Una campagna nella quale il tema dell’immigrazione sarà centrale, come hanno ricordato i sondaggisti Nicola Piepoli, Roberto Weber e Renato Mannheimer sul Corriere Fiorentino, soprattutto nella versione «dura» della Lega. Per questo motivo, il 13 dicembre prossimo, nell’assemblea in cui si comincerà a discutere il programma, il segretario Parrini riposizionerà il dibattito con lo stesso «tono».
Un #cambiatono, dopo il #cambiaverso renziano, già cominciato: difficilmente in passato il Pd – che si schierò anche contro l’apertura dei Cie in Toscana – avrebbe mai usato un termine come «numero massimo». Certo nella mozione si difende il «modello Toscana», quello di piccoli gruppi di immigrati accolti in molti Comuni, in collaborazione con enti locali e associazionismo. Nel testo (presentato dalla vicepresidente del gruppo Lucia De Robertis) si chiede di puntare a «un’equa distribuzione dei migranti sul territorio regionale, nell’ottica di un numero massimo di persone da assistere che sia correlato e proporzionato al numero della popolazione residente, alla logistica dei servizi ed alla funzionalità delle infrastrutture che caratterizzano il luogo, assegnando sempre un ruolo residuale a tutte le eventuali soluzioni per l’accoglienza attivate in via d’urgenza». Nessuna inversione di marcia, si commenta in giunta Rossi, è lo stesso modello usato da Rossi in passato, a sua detta ben più efficace dei mega campi del Lazio. Cosa cambia? 1 toni, e quelle due parole.

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