L’inceneritore di Ospedaletto ha provocato una perdita di bilancio di Geofor negli ultimi 3 anni pari a 8,7 milioni di euro: 3 milioni di euro nel 2013, 4,7 milioni di euro nel 2014 e quasi un milione nel 2015. E’ questo il clamoroso dato ufficiale che emerge dalla risposta dell’assessore all’ambiente Salvatore Sanzo alla interrogazione presentata dal gruppo consiliare Una città in comune – Prc, nelle scorse settimane. La favola per cui bruciare i rifiuti produce profitti si infrange di fronte alla chiarezza dei numeri.
Nonostante queste perdite, però, l’intenzione dell’amministrazione comunale e di Geofor è di proseguire su questa strada non sulla base di politiche di efficienza nello smaltimento dei rifiuti ma per mere ragioni economiche e per garantire assetti societari della nuova Reti Ambiente. Infatti, anche in base a quanto previsto nel piano straordinario dell’ATO Costa Toscana si vuole continuare a tenere in vita l’inceneritore di Ospedaletto nonostante la sua vetustà le criticità ben note almeno fino al 2020.
In sostanza a causa dell’enorme ritardo nell’attuazione della raccolta differenziata spinta (porta a porta) e di una incapacità nel programmare una nuova impiantistica che sia funzionale al riciclo, l’unica strategia che si sta perseguendo è quella di continuare a buttare soldi su un impianto vecchio, inefficiente e dannoso almeno per i prossimi 5 anni.
A pagare queste spese, visto che con la Tari devono essere coperti tutti i costi di gestione del servizio, sono da un lato i cittadini e le cittadine che hanno visto aumentare notevolmente le tariffe, e dall’altro i lavoratori le lavoratrici impiegate nella raccolta dei rifiuti, ai quali non si garantisce un adeguato livello contrattuale in termini salariali e di diritti (chi lavora al porta a porta ad oggi lavora quasi sempre in sub appalto e ha un contratto peggiore) perché si dice che non ci sono le risorse. Le risorse ci sarebbero se non andassero letteralmente in fumo nell’inceneritore!
Da parte nostra riteniamo che la strada di un revamping, ovvero di una ristrutturazione dell’impianto, che l’amministrazione Filippeschi da anni promuove sia profondamente sbagliata. La direzione verso cui andare è esattamente l’opposta: adozione della strategia “rifiuti zero” e conseguente chiusura definitiva dell’inceneritore. Gli inceneritori, necessitando di continua alimentazione di rifiuti per il loro funzionamento, sono, infatti, il più forte disicentivo alla strategia “rifiuti zero”.
Alla luce di questa enorme voragine economica che l’impianto sta producendo, senza dimenticare le ripercussioni sull’ambiente e sulla salute delle cittadine dei cittadini, risulta ancora più necessario andare verso una chiusura di un impianto mangiasoldi, oltre che inquinante. Chiediamo quindi che sia inserita da subito, a cominciare dalla procedura di gara in corso per l’individuazione del socio privato di Reti Ambiente, la nuova società che gestirà i rifiuti dell’ATO Toscana Costa, la previsione di definitiva chiusura dell’impianto al massimo entro il 2020. Quattro anni sono più che sufficienti per preparare l’alternativa.
Marco Ricci e Francesco Auletta – Gruppo consiliare una città in comune-prc