Inchiesta Keu. Il Comune si costituisca parte civile nel processo. Mozione in consiglio comunale

Sono passati 2 anni e quattro mesi dallo scoppio dello scandalo Keu e i terreni dell’ex-Vacis sono ancora inquinati.

Da quando è emersa questa maxi-inxchiesta, siamo stato sempre in prima fila per lo strenuo monitoraggio dello stato di trasparenza e legalità,

Anche per questo crediamo sia quanto mai necessario e non più rinviabile rompere l’odioso meccanismo della socializzazione dei costi, che colpiscono la cittadinanza, complice anche una filiera di controlli e monitoraggi di livello ambientale da ripensare e rafforzare, a seguito di una governance che continua a non porsi il minimo problema sulla sostenibilità delle filiere industriali del territorio. Per garantire ciò, sulla scia di quanto già votato in altri comuni coinvolti dallo scandalo e dallo smaltimento illecito di rifiuti così pericolosi come Bucine (AR), Empoli (FI) e annunciato da varie organizzazioni sindacali nazionali (Cgil), crediamo sia venuto il momento di ribadire con forza che il Comune debba essere parte civile nel processo che verrà, rivalendosi così sui responsabili per i costi e le conseguenze dirette ed indirette che smaltimenti illeciti di Keu hanno avuto e avranno sui cittadini di Pisa, sulla loro salute e sul territorio.

Per questo abbiamo depositato una mozione in consiglio comunale che chiederemo di discutere rapidamente che vincoli il comune a presentarsi parte civile nel futuro processo.

Malgrado il tempo passato, infatti, la nostra città porta ancora le ferite di quello scandalo, quando i fanghi delle concerie di Santa Croce contenenti cromo, pericoloso per le persone e per l’ambiente, sono stati usati a Pisa e in diverse aree della nostra provincia come sottofondo stradale, alla base di edifici, come risultato di un pericoloso connubio tra politica, imprenditoria e criminalità organizzata senza precedenti nella nostra Regione, per il quale a breve arriveranno le notifiche di rinvio a giudizio.

Eppure ad oggi nessuna azione di messa in sicurezza dei terreni contaminati dal KEU è stata realizzata ad eccezione dell’area all’interno dell’aeroporto militare, e l’impatto sul suolo, sulle acque e, di conseguenza, sull’ambiente e sulla salute, non è facilmente calcolabile. In compenso, i costi della messa in sicurezza stanno ricadendo esclusivamente sulla cittadinanza e sulle casse comunali

La parte peggiore di questa farsa è arrivata alcuni giorni fa, quando proprio scoperto e reso pubblico come la ditta che insieme ad altre (Toscana Eco Fanghi srl) aveva vinto l’appalto lo scorso 18 luglio per la rimozione del Keu dall’ex Vacis, altro non fosse che la Granchi srl, oggetto di una segnalazione della Prefettura di Pisa che, come si legge nell’atto del Comune, ha disposto “il diniego all’iscrizione della società Granchi srl nell’elenco dei fornitori prestatori ed esecutori di lavori (c.d White Lis) con provvedimento del 7 luglio 2023”. A seguito di questa azione della Prefettura il Comune ha acquisto la rinuncia della ditta Granchi all’appalto e l’accettazione da parte dell’altra società a realizzare il lavoro.

Da quando è scoppiato lo scandalo KEU da soli abbiamo continuamente portato la questione nelle commissioni consiliari e consiglio comunale in una battaglia per la trasparenza e la legalità senza quartiere, facendo anche un continuo lavoro di monitoraggio su tutti gli appalti delle istituzioni pubbliche presenti nel territorio per verificare se le aziende coinvolte nell’inchiesta fossero presenti in lavori sul nostro territorio. Abbiamo chiesto continuamente dati ed audizioni dell’Arpat ottenendo anche che venisse approvato dal consiglio comunale nel gennaio del 2022 un ordine del giorno da tutte le forze politiche tranne il Pd che non ha partecipato al voto dal titolo: “Per un’inchiesta approfondita sull’uso dei KEU e per un potenziamento dell’ARPAT”. E sull’andamento dei lavori di rimozione del Keu nell’area ex-Vacis abbiamo questo un argomento in commissione per capire come sta procedendo l’iter che speriamo anche questa venga convocata quanto prima.

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