Italiaonline; noi stiamo con i lavoratori contro una pura speculazione finanziaria

Ancora una fumata nera all’incontro svoltosi negli scorsi giorni al Ministero del Lavoro sulla difficilissima vertenza di Italiaonline che continua a voler portare un piano di ristrutturazione che prevede circa 400 licenziamenti, di cui 60 tra Pisa e Firenze.

Come volevasi dimostrare: non siamo di fronte a scelte di politica industriale ma alla speculazione finanziaria più becera e corrotta, un blob che assorbe e distrugge quanto di buono c’è di industriale e produttivo. Gli economisti la chiamano finanziarizzazione dell’economia, ma forse sarebbe meglio definirla la peste nera economica del XXI secolo. A fronte di notevoli profitti conseguiti per due anni consecutivi, Italianonline decide di pagare dividendi record e, subito dopo, di licenziare 400 lavoratori, cioè di fatto tutto il personale. Ma se l’impresa è sana e redditizia perchè gettarla alle ortiche?

Il pagamento dei dividendi – lo avevamo già intuito – è uno strumento per prosciugare le risorse dell’impresa e per portarle altrove, cioè in altri territori e in altri settori, dove l’investimento in rendita finanziaria assicura rendimenti maggiori dei profitti (e dei dividendi) che l’impresa in questione riuscirebbe a garantire (alla faccia del rischio d’impresa). Non facciamoci ingannare dai numeri, apparentemente piccoli. Siamo di fronte alla fine di una impresa importante. Il settore è in crescita ed innovativo; le persone che vi lavorano sono molto capaci, giovani e da un profilo tecnico e professionale molto alto. Una mosca bianca, quindi, nel panorama economico italiano, caratterizzato da imprese che investono male e poco, che è gestito generalmente da figure anziane e poco qualificate, e che, soprattutto, volano basso, molto basso nell’economia internazionale e mondiale. Il danno, per cui, sarà – ovviamente – per le lavoratrici e lavoratori interessati, molti dei quali cercheranno giocoforza opportunità di impiego all’estero in settori simili; per il sistema paese, che perde un pezzo strategico; e per i territori – Torino, Firenze e Pisa – in cui l’impresa aveva uffici e personale.

Oltre al danno, la beffa. E si perchè la cassa integrazione guadagni verrà pagata dallo stato, sulla carta per facilitare il reinserimento dei lavoratori di Italiaonline. Ma questo avviene a fronte di un pagamento di un dividendo record, che invece va nelle tasche di pochi privati e su cui l’erario non ha potere. Il che suggerisce che le politiche industriali messe a punto con il contributo di Calenda, e confermate da Di Maio, servono più per facilitare, ci si passi il termine, la riconversione finanziaria di Italianlone e di altre imprese che per venire in soccorso dei lavoratori. La logica sottostante la cig viene cioè capovolta. Il profitto, ovviamente, non si tocca.

La nostra piena solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori di Italiaonline!

 

Una città in comune

Partito della Rifondazione Comunista

Possibile

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