Italiaonline ritiri subito i licenziamenti

Partiamo da alcune premesse. Italiaonline è la prima internet company italiana (è proprietario di Libero, Virgilio, SuperEva, Pagine Bianche, Pagine Gialle, TuttoCittà per citare alcune imprese nella sua sfera); ha ormai diversificato appieno nella pubblicità su internet che copre per ora l’8% del totale della pubblicità ma che e’ in fortissima espansione su base annua; è una impresa solidissima sul piano finanziario. Citiamo qualche dato. A seguito del declino del business tradizionale associato alla vendita degli elenchi telefonici ha registrato una riduzione dei ricavi e degli utili nel 2015, ma già nel 2016 e 2017 l’utile netto è cresciuto da 22,7 a 27,4 milioni di euro a fronte di una disponibilità di cassa, nel 2016, di 54,5 milioni e un margine operativo positivo del 27%. Anche a fronte del pagamento di un dividendo straordinario di 80 mlioni di euro avvenuto nel maggio dello scorso anno la posizione netta dell’impresa è di 72.9 milioni di euro.

In questo quadro e di fronte alla richiesta di cassa integrazione guadagni per 700 lavoratori di cui 60 dislocati tra Firenze e Pisa e’ chiaro che ci troviamo di fronte a un piano industriale vergognoso e inaccettabile. Questo avrà peraltro inevitabilmente dei riflessi, oltre che sulla vita e sulla pelle dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, anche sul nostro territorio. La scelta è tanto più inaccettabile se si tiene conto del fatto che non c’è crisi nel settore. E ha il sapore financo della beffa se si considera che l’impresa ha pagato a maggio un dividendo straordinario di 80 milioni di euro. Come ha lasciato intendere anche la Consob a suo tempo, in un quadro d’incertezza generato dalla fusione con Seat Pagine Bianche e con il ricollocamento più stabile in un settore innovativo quale quello dell’internet quel pagamento è stata una scelta a dir poco avventata. Come si può chiedere allo stato la cassa integrazione guadagni per 700 lavoratori per poi pagare 80 milioni di dividendi straordinari a fronte di una espansione e di utili netti crescenti? E come può d’altro canto un governo (ma lo stesso discorso vale per la Regione e per i comuni interessati) accettare piani industriali che subordinano obiettivi produttivi ed economici a transazioni finanziarie di dubbia natura?

Ribadiamo la nostra solidarietà nei confronti dei lavoratori di Italiaonline, vittime dell’ennesimo caso del comportamento irresponsabile d’impresa (o meglio del suo management e dei suoi proprietari, quelli attuali e quelli potenziali) e di speculazione finanziaria, e la nostra ferma contrarietà a un piano industriale irresponsabile, truffaldino e avventato. Porteremo la questione in consiglio comunale con una mozione urgente giovedì in cui chiederemo al Comune, alla Regione e al Ministero dell’economia di spingere l’impresa a formulare un nuovo piano industriale che tenga nel dovuto conto la protezione e il rilancio dell’occupazione nel nostro territorio.

 

Francesco Auletta – gruppo consiliare Una città in comune- PRC

Marco Ricci – gruppo consiliare Una città in comune- PRC

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