KEU: chi paga le bonifiche? Toscana avvelenata da un intreccio di affari sulla pelle dei cittadini e delle cittadine

Lo studio coordinato dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa parla chiaro: nelle condizioni ambientali in cui il KEU è stato utilizzato illegalmente nei cantieri di mezza Toscana, si può formare cromo esavalente, la forma chimica più pericolosa del cromo, perché fortemente tossica, mutagena cancerogena, oltre che solubile in acqua e quindi mobile nell’ambiente. A ulteriore dimostrazione del comportamento irresponsabile con cui è stata trattata la patata bollente dello smaltimento dei fanghi conciari.

I risultati dello studio, riportati integralmente nel rapporto pubblicato sul sito web di ARPAT (https://www.arpat.toscana.it/documentazione/catalogo-pubblicazioni-arpat/keu-caratterizzazione-del-materiale), anche se preliminari, sono chiari e non si prestano a interpretazioni: è stato costruito un reattore che simula l’invecchiamento naturale del KEU una volta sottoposto alla luce, alle temperatura e all’umidità che si può riscontrare all’aperto, nelle aree in cui il KEU è stato illegalmente utilizzato nei cantieri edili di mezza Toscana. Il comportamento di questo materiale è stato analizzato per diversi mesi e si è visto che in quelle condizioni il cromo trivalente si trasforma (si ossida) a cromo esavalente in quantità non trascurabili. Non solo: lo studio, molto accurato, riporta che sono state eseguite indagini mineralogiche e isotopiche approfondite per caratterizzare i materiali e confermare la possibilità di formazione del cromo esavalente, confrontandosi anche con la letteratura scientifica internazionale.

Questi risultati riaprono la discussione sugli interventi da attuare a tutela della salute pubblica e dell’ambiente, vista l’estensione delle aree da mettere in immediatamente in sicurezza e da bonificare. La possibilità, espressa in un articolo scientifico recentemente pubblicato sulla rivista Sustainability, che sia complessivamente preferibile effettuare una messa in sicurezza permanente piuttosto che una asportazione e conferimento in discarica, va rimessa in discussione e analizzata alla luce di questi ultimi risultati, perché i danni alla salute e all’ambiente devono essere rivalutati e perché il rilascio di cromo esavalente nell’ambiente potrebbe avvenire anche in tempi molto lontani, lasciando una pesante eredità alle generazioni future: non solo aree che non possono essere utilizzate, ma che sono possibili fonti di contaminazione per l’ambiente circostante, con costi di monitoraggio per decenni e decenni.

Dallo scoppio dello scandalo KEU, che ha svelato ancora una volta un intreccio tra politica, affari e criminalità organizzata senza precedenti in Toscana, siamo stati gli unici a chiedere la massima trasparenza su tutte le carte che hanno portato all’utilizzo del KEU nei due siti pisani dell’ex-Vacis e dell’Aereoporto Militare, chiedendo costantemente sia in consiglio comunale sia nelle commissioni competenti aggiornamenti sulle informazioni circa le analisi, i prezzi ai quali questi materiali sono stati offerti ai cantieri, e infine gli iter per le bonifiche.

Tutto questo in un silenzio assordante in primo luogo del Partito Democratico, investito in pieno dall’inchiesta fin dalle più alte sfere del governo regionale.

Adesso la situazione si fa ancora più complessa anche dal punto di vista tecnico-scientifico. Ribadiamo, quindi, con ancora maggiore forza che è inammissibile che i Comuni toscani siano lasciati a se stessi, a partire dalla questione delle risorse e del supporto tecnico-scientifico nella progettazione e nella realizzazione degli interventi di bonifica complessi e onerosi.

I Comuni non possono essere lasciati soli a risolvere un problema generato, in base alla inchiesta in corso, dall’intreccio fra politica, mala-imprenditoria e criminalità organizzata, ed in definitiva da una governance regionale che continua a non porsi il minimo problema sulla sostenibilità delle filiere industriali del territorio. Questo anche perché si tratta del solito odioso sistema: profitti privati e socializzazione dei costi. La prevenzione, la riduzione dell’impatto ambientale, viene fatta se e solo se ci sono finanziamenti pubblici: progetti di ricerca finanziati con i soldi di tutti perché l’industria italiana non investe in innovazione. E poi, quando ci sono danni, nell’interesse della salute pubblica, sono i Comuni a intervenire, visto che è sempre difficile poi rivalersi in danno sui soggetti responsabili: spesso società che falliscono.

Ribadiamo che non è assolutamente giustificabile che a pagare le bonifiche siano, in definitiva, i cittadini e le cittadine attraverso soldi pubblici.

Da anni ripetiamo che il contrasto alle infiltrazioni della criminalità organizzata nella nostra Regione è una priorità assoluta, a partire proprio da alcuni settori più a rischio come quello della gestione dei rifiuti, ma anche degli appalti nel settore dell’edilizia. Questa inchiesta ne è una ulteriore e gravissima conferma, che imporrebbe scelte di segno opposto rispetto a quelle che si stanno prendendo. Infatti ad ogni livello si sta procedendo ad allentare vincoli e controlli, aumentando le deroghe e la deregolamentazione a favore degli interessi delle aziende e dei profitti privati, e facilitando così l’economia illegale e la penetrazione delle mafie.
Esattamente l’opposto di quanto andrebbe fatto, a partire da chi governa il territorio, e per questo ci candiamo alle prossime elezioni amministrative per un domani diverso.

Ciccio Auletta – candidato a sindaco Una città in comune – Unione Popolare

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