La Lega punta sulla Regione

martedì
26 giugno 2018
Testata:
TIRRENO
Pagina:
1-2

Controlla sei capoluoghi su dieci. E lancia Susanna Ceccardi come governatrice

DOPO IL BALLOTTAGGIO LA NUOVA TOSCANA

La Lega sgretola Pisa Il populismo pesa più del Sessantotto
Con il sostegno di M5s scompare la città che ha prodotto premier e ministri, da Ciampi a Letta, da D’Alema ad Amato
Sette elettori su 10 di 5 Stelle al ballottaggio scelgono Salvini. II nuovo sindaco punta tutto sul la sicurezza e su no alla nuova moschea

di Valentina Landucci

PISA

Tra i palazzi “vista aeroporto” di San Giusto-San Marco l’avvento, oltre un anno fa, della modernissima navetta che collega la stazione di Pisa allo scalo internazionale del Galilei ha portato una bella fetta di investimenti: nuove rotatorie, marciapiedi, segnaletica. Non sono serviti. Nemmeno il progetto definitivo da 8 milioni di euro per riqualificare la zona de I Passi, altra periferia pisana, ha convinto i residenti a votare per il centrosinistra. Laddove poi ci si è fermati alle promesse, come sul litorale tra Marina di Pisa e Tirrenia, senza offrire soluzioni concrete e forse neppure ascolto, per il centrosinistra del candidato sindaco Andrea Serfogli non c’è stata proprio partita. E non è un caso che proprio dal mare sia arrivata quell’onda verde che in una notte di inizio estate ha spazzato via decenni di amministrazioni “rosse”.

Parlare di sorpresa di fronte alla vittoria di Michele Conti, neo sindaco della città della Torre, sarebbe un errore. Ironia della sorte il Pd perde anche là dove – la frazione di Riglione – ogni anno in occasione della rituale festa del Partito democratico, si riunisce per discutere, progettare, incontrare la “base”. Ma è chiaro che qualcosa nella costruzione del consenso elettorale, tra un tordello e un bicchiere di vino, è andato di traverso. E la famosa “base” a quel centrosinistra glielo aveva anche fatto capire che questo era il rischio: perdere voti nelle periferie stufe dei furti in casa, della precarietà del lavoro, del degrado dei propri quartieri. La vittoria della Lega e del centrodestra a Pisa – 52,3%, 1.811 voti in più per Conti sull’avversario Serfogli, oltre mille raccolti “solo” sul litorale – è, dunque, una rivoluzione annunciata.

Non importa se in queste strade si è fatto il Sessantotto. Se qui sono nati e cresciuti o semplicemente hanno studiato Carlo Azeglio Ciampi e Massimo D’Alema, Enrico Letta o Maria Chiara Carrozza. L bastata la promessa di cambiamento di un direttore d’azienda, dipendente del Consorzio agrario provinciale, ben sostenuto da chi le campagne elettorali ha dimostrato di farle bene, Matteo Salvini, per convogliare su un simbolo la rabbia di chi si è sentito tradito da una sinistra troppo lontana dalle piazze, incapace di capire che tappare le buche dell’asfalto non basta più.

Conti ha promesso più polizia e carabinieri nelle strade, nessuna nuova moschea, un giro di vite sulla gestione dei centri per l’accoglienza dei migranti. Ha vinto per questo, per i cavalli di battaglia della Lega. Ma ha vinto soprattutto (e non è un caso che al secondo turno abbia raccolto consenso anche tra gli elettori dei Cinque Stelle) perché non era l’altro candidato, quello in continuità – al di là dei contenuti della proposta politica con un centrosinistra un po’ arrogante che alla rabbia della gente ha saputo opporre, solamente e senza pudore, i propri “limiti”. Basti pensare all’infinito dibattito sulla candidatura del centrosinistra con un Pd che si è diviso su tutto e alla fine ha schierato il proprio “paladino”, Serfogli, solo per un cavillo statutario: era l’unico candidato alle primarie di partito. Come dire: l’onda verde che già si intravedeva all’orizzonte non ha certo abbattuto un palazzo, semmai ne ha spazzato viale macerie.

«Il malessere (dell’elettorato, ndr), sempre più preso dal rancore, ha trovato altre vie di sfogo ed è diventato preda della demagogia e del populismo», spiegava ieri l’ex parlamentare ed ex sindaco di Pisa Paolo Fontanelli analizzando la politica del centrosinistra degli ultimi 5 anni. «Ora la sinistra ha il compito di capire e di ripartire – prosegue -. Ci vogliono un pensiero ed un progetto nuovo, e con esso un nuovo gruppo dirigente».

Intanto, c’è il “nuovo” scelto dai pisani che ha una grande responsabilità: fare quello che ha promesso per non finire come chi lo ha preceduto. Con la consapevolezza che Pisa è qualcosa che va “oltre” il degrado delle periferie e le risse tra spacciatori in centro.

Perché non voto più a sinistra
Le avvisaglie ci sono già da qualche anno. Prima sporadiche, poi più accentuate. Ma sempre sottovalutate. Il centrodestra che conquista Viareggio. Poi Movimento Cinque Stelle che vince a Livorno nel 2014, proprio nell’anno in cui il Pd alle Europee va al 40%. La cittàdove nel 1921 nasce il Pd diventa la prima grande città governata da un sindaco pentastellato, la seconda in Italiadopo Parma. Eppure non basta al centrosinistra per riflettere. Per dire che qualche cosa non funziona. Ci vogliono altre sconfitte, altri conflitti. Fino all’ultimo tracollo, quello del ballottaggio di domenica: tre capoluoghi persi su tre. Almeno l’anno scorso, a fatica, Lucca il Pd e il centrosinistra era riuscito atenerselo. il punto dell’onore era stato segnato. Quest’anno neppure quello. Gli elettori hanno provato a dirlo alla sinistra. In tutti i modi. Non sono stati ascoltati.

Il Tirreno, invece, è interessato ad ascoltare la vostra voce. Vuole capire davvero se, perché e da quando non si vota più per il centrosinistra. Se è una scelta dell’ultimo anno. Se è unascelta degli ultimi anni, da che cosaè motivata. Che cosasi chiederebbe alla sinistra. Che cosa non ha fatto la sinistra per mantenersi la vostra fiducia. Raccontatelo perché noi possiamo capirlo e raccontarlo. Vi aspettiamo con le vostre testimonianze sulla nostra bacheca Facebook o alla mail web@iltirreno.it. Potete mandarci anche un videomessaggio.

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