La moltiplicazione che ridisegna Pisa

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La moltiplicazione che ridisegna Pisa

Si chiama “Di’ x Dì = 42. Moltiplica lo spazio comune” ed esprime un nuovo interessante e anomalo esperimento sociale che intende applicare in modo concreto i principi costituzionali, a partire dall’articolo 42. Nasce nel solco delle campagne sul recupero, la riqualificazione e il riutilizzo del patrimonio comune che a Pisa sono state condotte in questi anni attraverso un percorso di progettualità partecipata con i cittadini. È necessario – sostiene il Municipio dei Beni Comuni – riaprire una grande discussione pubblica sul riutilizzo civile di questi enormi spazi sottraendoli all’avidità di chi vorrebbe recintarli o metterli nelle mani di costruttori e immobiliaristi.
Nella mattinata di sabato 17 gennaio, in via Giordano Bruno, il Municipio dei Beni Comuni ha organizzato una conferenza stampa molto partecipata. In questi dieci mesi dallo sgombero del Distretto 42, quegli spazi sono tornati nel silenzio e nell’abbandono, preda di appetiti speculativi: “Noi immaginiamo e vogliamo realizzare un altro futuro: riformulare Pisa, ridare forma e contenuto al Distretto 42 – dicono gli attivisti – Il Progetto Caserme, così com’ era stato concepito dall’amministrazione comunale in tutti questi anni, è defunto, perciò la conclusione da trarre è una soltanto: il Distretto 42 deve essere riaperto, a breve e senza eccezioni”.
È stata annunciata, con una conferenza stampa trasformatasi in seguito quasi in un presidio, una campagna di partecipazione, ascolto e progettazione collettiva per la riapertura dell’ex distretto militare con uno slogan chiarificatore: “Di’ x Dì = 42. Moltiplica lo spazio comune”. Un nuovo esperimento sociale che nella sua anomalia provi a essere concreta applicazione dei principi costituzionali, a partire dall’articolo 42, che dia corpo alle campagne condotte in questi anni di recupero, riqualificazione e riutilizzo del patrimonio comune. Il Municipio dei Beni Comuni desidera intraprendere una campagna che abbia un obiettivo chiaro, una pratica condivisa da tutte e tutti, ovvero riaprire e restituire alla città gli immobili e l’enorme parco naturale dell’ex caserma Curtatone e Montanara attraverso un percorso di progettualità partecipata con la cittadinanza del quartiere.
Vogliamo però ripercorrere un po’ di storia. Dopo lo sgombero coatto eseguito fra il giorno di Pasquetta e il 25 aprile dello scorso anno quello spazio è ancora vuoto. Il Comune aveva il compito (nella figura dell’assessore Dario Danti) di convocare un tavolo con l’Agenzia del demanio e il Municipio dei Beni Comuni, ma fin’ora, di questa mediazione, non vi è traccia. Il demanio era disponibile a seguire le direttive della legge sul “federalismo demaniale” e quindi a cedere lo spazio dell’ex distretto militare Curtatone e Montana al Municipio dei Beni Comuni per un immediato riutilizzo sociale senza fini di lucro. Tale disponibilità era anche confermata dall’immobilità del ministero della Difesa che non ha mai preso reale possesso del bene, pur reclamando il cosiddetto “Progetto Caserme” ovvero la vendita di tre caserme (la Artale, la Bechi-Luserna e appunto il Distretto 42) interne alla città di Pisa, per poi costruirne una molto grande nella periferia. È di pochi giorni fa invece, l’annuncio della chiusura della base militare statunitense di Camp Derby (Fra Pisa e Livorno) e l’assessore Zambito ha dichiarato immediatamente di voler trasferire lì tutte le caserme presenti nella città di Pisa, di fatto riproiettando il “Progetto caserme” all’interno dell’area di Camp Derby. Stando così le cose, sorge un forte dubbio: che fare delle caserme abbandonate e di quelle ora attive che verranno dismesse?
Anziché progettare la costruzione di caserme per il Ministero della Difesa perché non si pensa ad un riutilizzo sociale e pacifico di quell’area, la quale è parte dei tanti ettari del Parco di San Rossore? “E’ necessario – sostiene il Municipio dei Beni Comuni – riaprire una grande discussione pubblica e partecipata sul riutilizzo civile di queste enormi spazi, mentre c’è chi vorrebbe o recintarli o metterli nelle mani di costruttori e immobiliaristi”. Inoltre, è stato abbandonato anche il territorio di spiaggia utilizzato dall’esercito statunitense a Tirrenia. Il recente dibattito sul futuro del suo riutilizzo preoccupa non poco, viste le reazioni contrarie alla proposta avanzata dal Circolo di Legambiente di Pisa affinché quella spiaggia torni libera, a fronte di una costa che è ormai quasi completamente privatizzata.
Il primo passaggio della campagna sarà quello del 31 gennaio e il 1 febbraio, due giornate in cui lanceremo un appello e un invito alla cittadinanza, alle associazioni e a tutte e tutti coloro che sono interessati a incontrarci e incontrarsi nei numerosi centri aggregativi del quartiere San Martino – dal cinema Arsenale alla sede di Imago, dal Circolo Agorà al Cantiere San Bernardo fino alla bottega di Libera – per scegliere insieme un percorso condiviso che riconsegni alla città gli spazi del Distretto 42: “L’obiettivo è moltiplicare la liberazione degli spazi – ci spiegano – a partire dall’ex Caserma ‘Curtatone e Montanara’, che finalmente tornerà a essere il cuore verde di un quartiere, un luogo di incontro e di accoglienza. Ogni giorno, a partire da oggi, dobbiamo diffondere il nostro intento: riaprire il Distretto 42 e renderlo più vivo, più forte di prima. Non si tratta di opzioni, ma di scelte imprescindibili. Le stesse che hanno in sé la forza di diventare materia, di farsi vita che pulsa e che si ribella.”
Bisogna immaginare come potrebbe essere una nuova società. La libertà, la verità e la giustizia non sono un regalo, ma diritti che si devono conquistare e difendere. E si possono raggiungere solo collettivamente.
In questo essenziale stralcio, ripreso dall’intervento del Subcomandante Moisés nel 21° anniversario dell’Ezln, in questa riflessione così semplice e così densa, sta forse il solco del nostro futuro. Vi sono parole imprescindibili che appartengono alla nostra storia politica, e sono l’epidermide viva di decenni di lotte cui anche noi abbiamo preso parte. Una di queste è ‘immaginare’, attività sovversiva, ribelle per definizione: con il solo pensiero è possibile rivolgere gli occhi a un orizzonte diverso da quello limitato del nostro tempo, intravedere la concreta possibilità di un mondo in cui la giustizia e la felicità siano una condizione comune, e non solo l’appannaggio di pochi. Immaginare significa superare la silenziosa, subdola dittatura del liberismo odierno, la parvenza della libertà che ammette il diritto del potente e la sottomissione del debole, che ha fabbricato dalla terra città a misura di denaro, come se questo fosse la cosa più ovvia, più normale, e non una squallida convenzione. Immaginare significa agire in difesa del proprio diritto a esistere, a esistere come organismo, singolo e collettività, la cui libertà coincide esattamente con quella di cui godono gli altri.
Un’altra parola è ‘società’, e a noi piace pensare che sia giusto accostarvi l’aggettivo ‘nuova’. ‘Società nuova’, alternativa e opposta alla società dei diseguali, alla società delle ingiustizie, dove i valori della pace, della solidarietà, della cura e della tutela dei beni che appartengono a tutti sono i capisaldi delle istituzioni, dei governi, delle amministrazioni. ‘Società nuova’, è una società in cui le cittadine, i cittadini scelgono, progettano insieme gli spazi comuni, e la loro voce è un punto di partenza imprescindibile, il nucleo originario di qualsiasi formulazione giusta. Una ‘società nuova’ è quella in cui la diversità dei gusti, delle abitudini, dell’approccio al’esistenza, sono valori aggiunti e non ostacoli.
‘Libertà, verità, giustizia’ sono come l’acqua. Un bene vitale, collettivo, degno di ogni tutela necessaria affinché rimangano di tutte e di tutti. Oggi nel mondo, in Europa, in Italia, a Pisa, non è così. La libertà è ammessa solo se coincide con quella pensata dai potenti, dai pochi che comandano sui molti, ed è una libertà parziale, inoffensiva, servile. La verità è davanti agli occhi di tutti: guerra invece che pace, ingiustizia invece che giustizia, razzismo invece che apertura, spreco invece che recupero. La verità per noi è un’altra, ed è il sentimento profondo di eguaglianza che lega le donne e gli uomini, la costruzione di un ordine diverso da quello attuale, dove la guerra diventi un crimine inaccettabile, il razzismo un’espressione ridicola e superata, e siano i diritti il vero nerbo della società. Ecco, ‘diritti’ è un’altra parola chiave, così come lo è la loro conquista, la loro difesa, sempre più difficile nel nostro mondo. E infine il legante che tiene insieme tutto questo: la collettività, la partecipazione.
Abbiamo bisogno di parole antiche per dire il futuro, per vedere mutare il corso delle cose presenti. Abbiamo bisogno di uno slancio comune per agire sulle singole vertenze. Abbiamo bisogno di una casa – sia essa di mattoni o di parole o di entrambi – per essere di nuovo moltitudine. E una città, una sola piccola città come Pisa, può contenere improvvisamente il mondo. Noi vogliamo riformulare il progetto avulso della nostra città, perché le priorità messe in chiaro da chi amministra la cosa pubblica sono la cassa di risonanza di chi specula, di chi aumenta la propria ricchezza a svantaggio e detrimento della collettività. Vogliamo una città giusta, in cui i diritti siano una garanzia, e in cui gli spazi siano pensati secondo il bisogno comune, e non per conto terzi. La libertà, la partecipazione non ammettono delega alcuna. Insistere, insistere, insistere, rialzarsi da ogni singola caduta, magari a stento, magari con necessaria lentezza, ma continuare a rialzarsi.
Il Progetto Caserme, così come era stato concepito dall’amministrazione comunale in tutti questi anni, è defunto, e la immediata conseguenza di ciò è una: il Distretto 42 deve essere riaperto, a breve, senza eccezioni. È giunto il momento – ora – di far precipitare le parole in azioni, valorizzando e dando spazio a ogni singola esigenza, dal pensare un nuovo modello economico alla tutela ambientale, dalla riapertura del Parco Andrea Gallo alla ricostituzione immediata di tutte le attività pubbliche e associative che hanno da sempre contraddistinto i nostri percorsi, dalla costruzione di una città che finalmente contempli anche il punto di vista dei bambini (e non la loro medicalizzazione) alla garanzia di uno spazio all’interno del quale possano trovare cittadinanza le campagne, le vertenze che devono animare una città giusta, aperta, dalla costruzione di un luogo di accoglienza reale per i migranti di tutto il mondo a un laboratorio permanente di cultura dal basso.
Questo sarà il Distretto 42 che verrà. Questo è il futuro che abbiamo scelto insieme, questo l’indirizzo chiaro, pubblico, della nostra lotta. Per questo lanciamo una campagna di partecipazione, ascolto, progettazione collettiva per la riapertura del Distretto 42 con uno slogan semplice: DìxDì=42. Moltiplica lo spazio comune. Un nuovo esperimento sociale che nella sua anomalia provi a essere concreta applicazione dei principi costituzionali a partire dall’articolo 42, che dia corpo alle campagne condotte in questi anni di recupero, riqualificazione e riutilizzo del patrimonio comune. Una campagna che abbia un obiettivo chiaro, una pratica condivisa da tutte e tutti: riaprire e restituire alla città le aree della ex caserma ‘Curtatone Montanara’ attraverso una progettualità partecipata.
Progettazione partecipata può voler dire molte cose, ed è troppo spesso una metodologia sbandierata da molti, ma mai praticata fino in fondo. Peri i giorni che verranno saranno numerosi e costanti i piccoli grandi passaggi attraverso i quali cercheremo di strutturare dal basso gli eventi futuri. Intanto ristabilire da subito un contatto vivo, di vicinanza effettiva, con il quartiere San Martino che fu ed è ancora il primo sostenitore dell’esperienza del Distretto 42, e i cui bisogni reali (suoi e della città), i desideri, i sogni, saranno ‘fotografati’ da un questionario che i volontari del Municipio dei Beni Comuni sottoporranno agli abitanti, e il cui esito sarà la base e il cuore dell’elaborazione di ogni singolo tavolo di lavoro. La nostra presenza cercherà di essere capillare, visibile nei luoghi di aggregazione che fanno del quartiere San Martino uno spazio tra i più vivi in città. Informare, consultare, discutere, parlare, comprendere lo stato di cose di una realtà che muta e che muta bisogni. Una consultazione permanente, la sottoscrizione collettiva di un protocollo di partecipazione autogestito, il cui culmine sarà rappresentato dai tavoli di lavoro del 31 gennaio e del primo febbraio. Il culmine, ma non di certo l’esito ultimo.
In questi dieci mesi dallo sgombero del Distretto 42 quegli spazi sono tornati nel silenzio e nell’abbandono, preda di nuovi appetiti speculativi. Noi immaginiamo e vogliamo realizzare un altro futuro: riformulare Pisa, ridare forma al Distretto 42. Per questo il primo passaggio della nostra campagna sarà quello del 31 gennaio e del primo febbraio, due giornate in cui lanceremo un appello e un invito alla cittadinanza, alle associazioni e a tutte e tutti coloro che sono interessati a incontrarci e incontrarsi nei numerosi centri aggregativi del quartiere San Martino, per scegliere insieme un percorso condiviso che riconsegni alla città gli spazi del Distretto 42, in via Giordano Bruno. Sei tavoli aperti (economia solidale, ambiente, attività ludiche e associative, campagne cittadine e nazionali, migranti, città dei bambini), sei punti di vista contigui, a partire dai quali proporre, vagliare, riflettere insieme un futuro comune per uno spazio comune.
Il nostro obiettivo è moltiplicare la liberazione degli spazi, a partire dall’ex Caserma ‘Curtatone e Montanara’, che finalmente tornerà a essere il cuore verde di un quartiere, un luogo di incontro e di accoglienza. Ogni giorno, a partire da oggi, dobbiamo diffondere il nostro intento: riaprire il Distretto 42, renderlo più vivo, più forte di prima. Non si tratta di opzioni, ma di scelte imprescindibili. Le stesse che hanno in sé la forza di diventare materia, di farsi vita che pulsa e che si ribella.

Francesco Biagi

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