La nostra solidarietà ai 139 interinali della Vitesco. L’azienda rispetti gli impegni

Esprimiamo la nostra solidarietà e il nostro sostegno ai 139 lavoratori e lavoratrici interinali della Vitesco di Fauglia e San Piero a Grado.

L’azienda metalmeccanica del settore automotive ha annunciato, infatti, che non intende rinnovare i contratti di staff leasing.

Questi licenziamenti non sono causati, anche in questo caso, dalla crisi dell’auto, ma dagli attuali problemi di approvvigionamento sul mercato di componentistica a semiconduttore, legati ai fermi e alle difficoltà di logistica conseguenti alla pandemia. Un problema temporaneo quindi, che andrà a risolversi in quanto le produzioni sono già ripartite a pieno ritmo. Ma la multinazionale vuole comunque ridurre la forza lavoro.

Non va infatti dimenticato che la Vitesco, che nel pisano produce iniettori per motori endotermici, aveva comunicato 750 esuberi a partire dal 2023 per via della crisi dell’auto legata al passaggio all’elettrico. In conseguenza di questo annuncio, si erano attivati tutti i canali sindacali e istituzionali, giungendo ad un accordo su cui la multinazionale aveva dato il proprio impegno. Tale accordo prevedeva un piano di formazione cofinanziato dalla Regione Toscana allo scopo di formare le maestranze sulle nuove tecnologie necessarie per riconvertire gli stabilimenti del territorio alla produzione di motori elettrici.

A oggi le lavoratrici e i lavoratori hanno svolto la formazione ma l’azienda prende tempo rispetto agli impegni presi con la Regione di mantenere l’attuale produzione e riconvertire progressivamente gli stabilimenti alla nuova produzione confermando tutti i posti di lavoro.

Guardiamo a ciò con grande preoccupazione, visto anche quanto sta accadendo in queste ultime settimane con la chiusura di diverse aziende e i licenziamenti di massa da parte di multinazionali sempre più senza scrupoli, facilitate dalle decisioni del Governo Draghi di sbloccare i licenziamenti.

Sollecitiamo le istituzioni affinché vincolino Vitesco agli accordi presi: l’obiettivo deve essere non la ricerca di ammortizzatori sociali per gestire la riduzione della produzione ma il mantenimento di tutti gli attuali livelli produttivi insieme a tutti i posti di lavoro. Il rischio è la deindustrializzazione del territorio.

Una città in comune

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