La Provincia fa causa alla Boccadarno Spa

TIRRENO PISA Pagina: I

La Provincia fa causa alla Boccadarno Spa

Anche il Comune citato in giudizio insieme alla società dall’ente di piazza Vittorio L’azione legale dopo il mancato saldo di 3 milioni per i terreni occupati dai privati

Filippeschi contro Filippeschi. Quando la politica diventa un frullatore di ruoli e responsabilità può capitare che il sindaco di Pisa, nel frattempo eletto anche al vertice della Provincia, si ritrovi citato in giudizio dallo stesso ente di cui è a capo da metà ottobre.
É una questione di soldi quella che mette in moto avvocati e carte bollate. E fa incrociare i guantoni a due enti pubblici e a un privato. Al centro del contenzioso c’è la vicenda del porto di Marina. A spanne siamo nell’ordine di 3 milioni di euro che la Provincia pretende dalla Boccadarno Porto di Pisa Spa per l’occupazione di strade e terreni inclusi nell’operazione che dopo i posti barca prevede la realizzazione del nucleo residenziale. Ma nell’azione legale partita dall’ufficio patrimonio del palazzo di piazza Vittorio Emanuele hanno voluto chiamare in causa anche il Comune. In un esercizio di estensione di cariche e azioni Marco Filippeschi, presidente della Provincia, guida un ente che ha citato davanti al Tribunale civile di Pisa, il Comune, guidato sempre da Filippeschi, ma stavolta con la fascia di sindaco. Due parti in commedia dove il sindaco-presidente non ha ruoli attivi nella causa in questione, visto che gli atti partono dagli uffici. Restano, però, quelli istituzionali.
Stadi fatto che il 5 dicembre scorso Palazzo Gambacorti ha ricevuto un atto «con il quale la Provincia cita in giudizio la Boccadarno Porto di Pisa Spa e il Comune avan ti al Tribunale di Pisa al fine di ottenere l’accertamento dell’esatta identificazione ed estensione, nonché della destinazione urbanistica, delle aree di proprietà della Provincia di Pisa interessate e occupate dalla Boccadarno Porto di Pisa Spa per la realizzazione del porto turistico di Marina di Pisa e delle altre opere previste nel piano di recupero». Il contenzioso nasce dal mancato perfezionamento dei contratti di acquisto da parte di Boccadarno di aree comprese nell’operazione del porto di Marina, è la tesi della Provincia che tira in ballo anche il Comune obbligandolo a pagarle quelli che i privati non vogliono saldare.
Filippeschi, nella versione di presidente della Provincia, attraverso la citazione chiedere «la determinazione delle indennità di occupazione di dette aree e la condanna della Boccadarno alla corresponsione alla Provincia di dette indennità oltre interessi e rivalutazione monetaria nonché l’accertamento dell’avvenuta conclusione, tra la Boccadarno Porto di Pisa Spa e la Provincia di Pisa, di un contratto preliminare e del conseguente obbligo della Boccadarno di acquistare le aree di proprietà della Provincia di Pisa interessate dai lavori di realizzazione del porto o, in assenza di obbligo di acquisto, accertare la sussistenza della responsabilità precontrattuale della Boccadarno con conseguente condanna al risarcimento dei danni».
C’è, infine, ancora il Filippeschi presidente che chiede al Tribunale di «accertare, nel contraddittorio con il Comune di Pisa, se sia disposto ad acquisire le aree di proprietà della Provincia di Pisa oggetto del contenzioso». Tradotto: la Provincia presieduta da Filippeschi chiede che, se non paga Boccadarno, sia il Comune del sindaco Filippeschi a saldare il conto.
Palazzo Gambacorti, intanto, ha nominato un legale ritenendo «le pretese della Provincia di Pisa prive di fondamento».
Sono 117 sui 354 disponibili i posti barca tra venduti e opzionati. Alla fine di agosto, ultimo dato disponibile, i posti barca venduti erano stati 55,15 avevano firmato un contratto preliminare, 34 erano i posti opzionati e 12 richiesti da un’operatore internazionale: in tutto 117 che equivale a 113 dei totale dei posti barca in un porto inaugurato nel giugno 2013. in un quadro di crisi internazionale e della cantieristica in particolare, il bilancio viene ritenuto accettabile dalla società di gestione, la Porto di Pisa Sr].
E dopo la costruzione del porto, doveva scattare la fase 2: quella immobiliare che prevede la costruzione di villette e negozi alle spalle del molo est. La crisi ha rallentato il progetto e in quell’area restano ruderi e teloni pubblicitari.

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