La rotatoria a Giuseppe Niccolai e la cittadinanza onoraria a Liliana Segre: l’impossibile par condicio della Giunta Conti

La notizia dell’intenzione da parte del Sindaco di Pisa Michele Conti di conferire la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre è un fatto senza dubbio importante, che tuttavia merita una riflessione più generale.

Liliana Segre fu espulsa dalla scuola nel 1938, in seguito all’entrata in vigore delle leggi razziali. Diventata in seguito clandestina, chiese asilo, il cui respingimento determinò la sua deportazione il 30 gennaio 1944, insieme al padre. Lui non sopravvisse, lei è una dei 25 sopravvissuti tra i 776 bambini al di sotto dei 14 anni, che furono deportati ad Auschwitz. La sua vita stessa è dunque un continuo monito contro le discriminazioni, il razzismo e, soprattutto, l’indifferenza che oggi, come allora, rischia di farci perdere di vista l’umanità e il senso del valore delle persone in quanto tali. E dei loro diritti.

Da una parte fa quindi piacere constatare che anche la maggioranza politica di Pisa riconosca in Liliana Segre una figura di riferimento per la sua monumentale opera di testimonianza, per la grandezza e l’attualità del suo messaggio politico, per la generosità e il senso della vita verso cui ha deciso di indirizzare il proprio percorso di dolore. La proposta di istituire una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza, votata pochi giorni fa in Senato, è in assoluta coerenza con il suo lungo percorso biografico.

Dall’altra però colpisce che la stessa Giunta stia portando avanti l’intitolazione di una rotatoria della città – la stessa città di cui sarà a breve cittadina onoraria Liliana Segre – a una persona che ha sempre dichiarato coerenza con la propria adesione al fascismo delle leggi razziali e della Repubblica Sociale Italiana: Giuseppe Niccolai ha scelto in gioventù di andare volontario a combattere a fianco degli alleati nazisti e ha continuato a rivendicare per tutta la vita la scelta di stare con gli aguzzini di Salò, ossia con quel potere collaborazionista che ha arrestato Liliana Segre e la sua famiglia e l’ha consegnata in mano al sistema di sterminio nazista, insieme a migliaia di ebrei e dissidenti.

Non è dunque possibile stare in silenzio di fronte a questa contraddizione intollerabile. Non possiamo far passare un’immagine del fascismo quale esso non fu: il fascismo è stato un regime dittatoriale, intollerante, violento, razzista, antisemita. I politici come Niccolai, che non hanno mai preso le distanze dalla propria adesione al fascismo, hanno avuto nell’Italia democratica la possibilità di utilizzare tutti gli spazi per esercitare la propria libertà di pensiero e di azione politica: possono oggi essere ricordati e studiati per quello che hanno fatto, ma non possono ricevere l’onoreficenza di un luogo della città che porti il loro nome. Una città che assegna la cittadinanza onoraria a Liliana Segre è una città che deve dichiararsi antifascista, in ossequio alla nostra Costituzione che all’art. 3 riconosce e tutela i diritti di tutte e tutti. Non si può allo stesso tempo essere contro e a favore di un sistema di oppressione e sterminio: il Sindaco Conti deve fare una scelta. Il fascismo non è un’opinione.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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