La Toscana alla prova del ciclone leghista

domenica
24 giugno 2018
Testata:
TIRRENO
Pagina:
6

IL GIORNO DEI BALLOTTAGGI

L’ex regione rossa sarà il termometro dei Paese con sei sfide al cardiopalma Ci sarà l’effetto Salvini? Intanto a Pisa il Pd si gioca tutto (e pure la Ceccardi)

di Mario Neri

LIVORNO

«A Pisa e Siena sono preoccupati, sanno che perderanno poltrone. In Toscana rischia di saltare un sistema di potere». A dispetto delle apparenze, la baldanza vichinga con cui Matteo Salvini venerdì ha attraversato la Toscana ha una natura bifronte. Certo, se l’esuberanza leghista si trasformasse in vero espansionismo nella città della Torre o in quella del Palio, fino a spezzare il «groviglio armonioso» dell’ultima regione-fortino della sinistra nel Paese, il sovranismo vorace del ministro dell’Interno sancirebbe il definitivo strapotere della Lega anche nell’alleanza di governo con i 5 Stelle, e la fine di una consuetudine istituzionale che ha permeato le amministrazioni locali fino ad identificarle col partito.

Ma i risultati dei ballottaggi di oggi in Toscana (si vota dalle 7 alle 23) hanno un doppio fondo simbolico. La febbre toscana farà da termometro del Paese: per il Pd e per le ambizioni del capo del Carroccio. Se dopo il 4 marzo i dem perdessero anche Pisa, cadrebbe l’ultima colonna del tempio. Susanna Ceccardi non solo potrebbe lanciarsi in una scalata verso le Regionali 2020; la sindaca preferita di Sal vini diventerebbe l’artefice di uno spartiacque storico, la ruspista si farebbe ruspa demolitrice di una cultura politica. E le ripercussioni non si limiterebbero solo alla regione. I 5 Stelle hanno dichiarato “neutralità”, anche se alcune analisi hanno già fotografato l’elettorato: il 50% finito nell’astensione, un quarto assorbito dalla Lega. Certo, se franasse la Massa del sindaco uscente Alessandro Volpi – al primo turno davanti di 4 punti (33,9% a 28,2%) al leghista Francesco Persiani – si sbriciolerebbe la “rossa” apuania dopo la presa grillina di Carrara. Qui, a sfavore dei dem pesa la scelta di Sergio Menchini. L’avvocato che avrebbero voluto i renziani, e a cui i renziani hanno dovuto rinunciare per non spaccare il centrosinistra, ha orientato il suo 13% verso l’onda verde. Ma non è un caso che al fianco di Andrea Serfogli a Pisa il Nazareno abbia inviato Paolo Gentiloni e Walter Veltroni. Il candidato di una coalizione ormai larghissima, un fronte popolare «ulivista» che va dal leader di Mdp Paolo Fontanelle alle civiche similforziste di Antonio Veronese, è diventato il totem della sopravvivenza stessa del Pd. Con il 32% si è piazzato un punto dietro Michele Conti, il pacato leghista ora icona dei peggiori spettri dem. L’esito della sfida sarà forse ancora più significativo di quello legato alla corsa che Bruno Valentini a Siena affronta con l’azzurro Luigi De Mossi. Là l’ombra del groviglio armonioso fra istituzioni e politica, dopo il quasi crac di Mps, ha già incrinato il «sistema». Siena serve a misurare quel radicamento, a capire se la tela è smagliata o dissolta. D potrebbe essere decisivo l’accordo con l’ex sindaco Pierluigi Piccini, portatore di un 21% e interprete del sentimento antisistema. Ma sotto la Torre – seppure smacchiati dal renzismo – la sinistra e il Pd conservano un’aura originaria, genetica. Per questo una tenuta eleggerebbe la città perfino a laboratorio di una (eventuale) rinascita. «Torna, torna», ha gridato la folla giovedì a Veltroni, riscuotendolo dal suo “esilio politico”. La storia dei ballottaggi ha sancito una regola: la voglia di spallata. Sono cadute Livorno, Grosseto, Arezzo, Pistoia. Eppure i rischi maggiori, forse, li corrono le truppe di Sal vini. Anzi, per la precisione la leonessa di Cascina. Su Pisa Ceccardi si è giocata molto. E la febbre toscana ci dirà se la baldanza della Lega è sospinta anche dal peso specifico della sindaca sul territorio (è stata lei a dettare molte delle scelte sulle candidature) o se a far crescere la marea è soprattutto il turboleghismo del leader. «Susanna è uno dei sindaci più bravi – ha detto Sal vini – ma per la candidatura alle Regionali vediamo, nomi ce ne sono». Matteo Le Pen è così, lascia le navi a galleggiare fra le onde.

Lo ha detto all’incontro organizzato dall’Azione Cattolica di Massa Carrara e Lunigiana. Ha parlato nella sala di rappresentanza di palazzo civico. Interpellato sul tema dell’immigrazione, e rispondendo alle domande raccolte fra tutti i sacerdoti della provincia apuana, il sindaco grillino di Carrara, Francesco De Pasquale è stato chiaro. ((Carrara ha nel Dna la cifra dell’accoglienza. Oggi il fatto che arrivino da noi immigrati non significa che siano criminali, anzi, magari ci auguriamo di avere grandi scultori». <cll Movimento 5 stelle rappresenta in parlamento una forza cospicua, forma il governo, ahimè, assieme a un’altra forza politica, ma del resto la legge elettorale è stata fatta apposta per impedire al Movimento di essere autonomo nel governo del paese».

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