La Toscana si schieri contro ogni progetto di Autonomia Differenziata

A pochissimo tempo dall’insediamento del nuovo governo Meloni è già pronta la nuova bozza di legge quadro per l’attuazione della cosiddetta autonomia differenziata e già si è svolto, il 17 novembre, il primo incontro tra il Ministro degli Affari Regionali e delle Autonomie, Roberto Calderoli, e la Conferenza delle Regioni, per presentarla e avviare una consultazione che si vuole finalmente risolutiva.

I tempi si accelerano per dirimere una questione che evidentemente è considerata della massima rilevanza, come è dimostrato dalla continuità con cui essa è stata posta tra gli obiettivi di tutti i governi a partire dal 2018, nonché dal collegamento istituito dal Governo Draghi del DDL per l’attuazione dell’autonomia differenziata alla Nadef (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza), collegamento che rende impossibile ricorrere allo strumento referendario per un’eventuale abrogazione del decreto.

A fronte di questa rilevanza, eclatante risulta un altro dato costante associato al tema dell’autonomia differenziata, ovvero la sistematica elusione del dibattito nell’assemblea rappresentativa del Parlamento, l’esclusione addirittura contemplata da tutte le bozze di legge quadro della possibilità che esso potesse avere luogo e, infine, la segretezza in cui sono stati tenuti i documenti che predisponevano i termini di attribuzione alle Regioni di “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, primi fra tutti gli accordi preliminari siglati nel 2018 tra Veneto, Lombardia, Emilia Romagna da una parte e governo Gentiloni dall’altra.

Quando questi sono stati diffusi dal sito dell’associazione “Roars”, ne è emerso il disegno di uno smantellamento non solo dell’unità del Paese dal punto di vista della distribuzione delle risorse – con una marcata accentuazione dello squilibrio a tutto svantaggio del Sud, già penalizzato fino ad oggi dal meccanismo dell’attribuzione di finanziamenti sulla base della spesa storica –, ma anche di quel complesso di norme che tutela diritti sociali e beni comuni.

In quegli atti, infatti, comparivano, tra le altre, la proposta di istituire fondi integrativi in materia di sanità; di regionalizzare i contratti di lavoro nel sistema di istruzione e gli stessi sistemi scolastici; di potenziare il sistema degli Istituti Tecnici Superiori, enti di diritto privato nei quali il personale di provenienza aziendale può arrivare fino al 75% di quello complessivo; di elaborare piani paesaggistici regionali.

Questi elementi permettevano di collocare il progetto di autonomia differenziata in continuità con la serie di politiche di deregolamentazione economica e distruzione delle Stato sociale avviate in Italia a partire dagli anni Ottanta del Novecento.

Non molti mesi fa proprio in Toscana, il 7 giugno, si è tenuto un convegno sull’autonomia differenziata in cui Mariastella Gelmini, la precedente Ministra degli Affari Regionali e delle Autonomie, ha dichiarato che “bisogna cambiare l’impianto regolatorio” e che, senza Regioni, Province, Comuni, è difficile realizzare la serie di riforme necessarie all’impiego delle risorse del PNRR. Ha reso palese, così, come il regionalismo differenziato stia nel quadro di quel processo di deregolamentazione i cui effetti già da anni misuriamo.

In occasione di quel convegno il Presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha assicurato la partecipazione della stessa Regione al processo autonomistico, con la richiesta di gestione diretta di settori quali beni culturali, energia, infrastrutture, pianificazione urbanistica, ambiente e pochi giorni fa, in occasione dell’incontro tra il Ministro Calderoli e la Conferenza delle Regioni, l’ha ribadita, riferendosi a geotermia e beni culturali.

Tuttavia non risulta che Giani abbia avviato alcun dibattito in sede di Consiglio regionale, né si sa se abbia interpellato gli Enti Locali sul tema, come previsto dall’art. 116 Cost.. Neppure è dato sapere se sia già stato esteso o meno qualche atto d’intesa, né tanto meno sono noti gli eventuali contenuti di esso. La sua determinazione pubblicamente espressa, pertanto, non consegue da alcun mandato democraticamente attribuito, il Presidente della Regione agisce come l’uomo solo al comando che si arroga il potere di calare sulla collettività scelte arbitrarie che ne lederebbero gravemente i diritti.

Noi, come cittadine e cittadini che vivono nel territorio della Regione Toscana, denunciamo con forza questo comportamento, chiediamo la massima trasparenza a tutti i livelli e una netta presa di posizione della Regione contro questo progetto di riforma che viola i principi fondamentali della nostra Costituzione.

Le prime realtà firmatarie:
Comitato contro l’autonomia differenziata, Pisa
Assemblea permanente NO KEU
Associazione La Rossa Lari
Attac Chiantivaldelsa
Attac Firenze
Attac Italia
Buongiorno Livorno
Circolo ARCI Il Botteghino Pontedera
Circolo ARCI Ortaccio, Vicopisano
Cobas Lavoro Privato Grosseto
Cobas Scuola Grosseto
Confederazione Cobas Livorno
Confederazione Cobas Pisa
Confederazione Cobas Siena
Forum per il Diritto alla Salute Toscana
Forum Toscano Movimenti per l’Acqua
Gilda insegnanti Pisa
Giuristi Democratici Firenze
Gruppo consiliare Buongiorno Empoli
Gruppo consiliare Follonica a sinistra
Gruppo consiliare LiberaMente a sinistra, Comune di Scarperia e San Piero
Gruppo consiliare Per una Svolta in Comune Casciana Terme Lari
Gruppo consiliare Rifondazione Comunista, Piombino
Gruppo Mugello In Comune di Unione dei Comuni del Mugello
Massa Città in comune
Massimo Torelli, Francesca Cavarocchi, portavoci di Firenze Città Aperta
Per una svolta in Comune, Casciana Terme Lari
PRC Massa Carrara
PRC Pisa
PRC Toscana
Sinistra Anticapitalista Toscana
Sinistra Progetto comune, Firenze
SGB Pisa
Una città in comune, Pisa
Unione Inquilini Pisa

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