L’arte dell’acqua e l’autoritarismo vuoto della Lega: a scuola non si deve discutere e l’arte non deve far riflettere

Dopo la sospensione dell’insegnante dell’istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, colpevole di non aver censurato il lavoro dei suoi ragazzi che hanno paragonato le Leggi razziali al Decreto sicurezza, adesso è la volta degli studenti della nostra città. Le classi IVB e VB del Liceo Russoli di Pisa hanno realizzato una serie di opere col tema L’arte dell’acqua, in mostra allo Studio Gennai fino al 31 maggio: zattere nelle bottiglie, barchette di carta che affondano, installazioni con palloncini e coperte scaldanti; tra queste l’immagine simbolo dell’esposizione, frutto di un corso di potenziamento sull’arte contemporanea. Si tratta di un fotomosaico di 160×160 cm, composto da 400 immagini (ciascuna diversa dall’altra) di salvataggi e morti in mare, che insieme vanno a comporre il ritratto del Ministro dell’Interno. Tecnica: migranti su tela.

Apriti cielo. “Scandaloso falso ideologico”, tuona la sindaca leghista di Cascina Susanna Ceccardi, candidata al Parlamento Europeo, che sostiene che i morti in mare sono diminuiti da quando il suo capo è (nominalmente, perché non ci sta mai) al Viminale. Aggiunge che “a scuola e sui giornali si dovrebbe promuovere la corretta informazione” e lamenta che a portare avanti “questa squallida provocazione” sia stato proprio il Liceo Russoli, che ha una sede distaccata anche a Cascina. Una minaccia per futuri finanziamenti e patrocini.

La leghista infuriata si affretta a precisare: “nessuna censura all’arte, ma quando l’arte diventa falso ideologico è giusto diffondere sotto forma d’arte bugie e infamie?”. La verità è la mia e tu ti devi uniformare: i morti nel Mediterraneo non ci sono più, la povertà è cancellata, tutti i problemi vengono dagli stranieri, etc. Uno slogan dietro l’altro. Inutile scomodare qui i classici sul tema arte e potere. Vale però la pena ricordare il caso recente che ha visto la celebratissima Marina Abramović al centro di una polemica, dopo che era stata chiamata a disegnare il manifesto per la Barcolana, regata velica di Trieste. L’artista impugna una bandiera bianca con la scritta «We’re all in the same boat» (siamo tutti sulla stesa barca) e tanto bastò a far perdere le staffe al vicesindaco triestino, che tuonò contro quel «manifesto che fa inorridire, diffuso proprio mentre il ministro degli Interni Matteo Salvini è impegnato a ripulire il Mediterraneo». Si badi bene: ripulire.

Tutti noi sappiamo che l’arte produce molteplici significati e diverse direzioni, dando libertà a tutte le interpretazioni, comprese quelle politiche. Concetto riassunto al meglio da una delle studentesse pisane: “è arte, e l’obiettivo è far riflettere, cercar di creare più dubbi possibili all’inconscio”. Chi ragiona per slogan questo non lo può capire, accecato com’è dall’ideologia, vale a dire la negazione dello sguardo limpido dell’artista sulla società. La negazione dello spirito critico.

I due casi di Palermo e Pisa ci riportano dunque ai fondamentali, la libertà d’espressione e la libertà d’insegnamento, e il denominatore comune è ancora una volta la scuola. La scuola come luogo di discussione, formazione dello spirito critico e di cittadinanza è il vero obiettivo di questo potere vuoto e autoritario, sempre più illiberale e antidemocratico. I ragazzi tuttavia sembrano accorgersene. Per questo invitiamo tutti ad andare a visitare le loro opere, prima della fine del mese, in via San Bernardo 6.

 

Una Città in Comune

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