Lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura: fase 2 , interventi zero

 

Le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo e della cultura ammontano a circa 1,5 milioni di persone, ossia il 6,1% del totale degli occupati in Italia, disseminati in una galassia di lavoro intermittente tra PA, imprese, cooperative, associazioni culturali e no profit.

 

Il mondo dello spettacolo dal vivo e della cultura è stato il primo a fermarsi dopo il lockdown e sarà senza dubbio l’ultimo a ripartire, con conseguenze sociali devastanti sotto più punti di vista:

 

– in termini di reddito, poiché le profonde difformità di inquadramento contrattuale ormai consolidate in quest’ambito ed il frequente ricorso a rapporti lavorativi regolati da contratti di intermittenza e precarietà hanno prodotto moltissime esclusioni dagli ammortizzatori sociali del Cura Italia;

 

– in termini di perdita di professionalità e competenze, visto che in molt* proveranno a impiegarsi in altri settori, accetteranno altri lavori magari ancora una volta sottopagati e insicuri, pur di campare;

 

– in termini di impatto sociale, perché senza un piano di aiuti concreti alle maestranze inoccupate e alla ripartenza dei centri nevralgici della produzione culturale, i nostri territori diventeranno ben presto città-zombie, spettrali, prive di attrattive, popolate da persone costrette sì a stare a casa, perché non esisterà alternativa.

 

La risposta istituzionale a questa vera e propria ecatombe di professionist* non assume ancora alcun contorno delineato, né sul piano nazionale, al netto delle timide e inadeguate proposte del ministro Franceschini per l’edificazione di una “Netflix della cultura” – ancora una volta un’idea di fruizione individuale, relegata allo spazio domestico, con risicati spazi di confronto e elaborazione dal basso – né tanto meno sul piano locale.

 

Pisa, più volte candidata a Città della Cultura, ancora una volta dimostra la sua inadeguatezza a vincere il fantomatico titolo, vista la totale latitanza e disinteresse da parte della giunta Conti su questi temi.

 

L’assessore alla cultura Magnani esclude tutto il mondo poc’anzi citato dal suo panorama di intervento istituzionale, decine e decine di lavoratrici e lavoratori dei club e dei circoli, di operatrici e operatori culturali sono, i più fortunati, in cassa integrazione, o beneficiari dei 600 euro o semplicemente a casa, senza un futuro certo.

 

Mentre il rapporto “Io sono Cultura 2019” descrive Pisa come realtà cittadina “a trazione culturale”, nel piano Riapri Pisa della giunta Conti manca qualsiasi riferimento ed intervento sul come attraversare il post-Covid senza far collassare un settore portante dell’economia e della vita pubblica della nostra città.

 

È necessario invece che l’amministrazione comunale si assuma la responsabilità nei confronti di questo importante comparto, con dei provvedimenti che possono essere messi in atto fin da subito:

 

– la promozione di una mappatura che quantifichi la quantità e la qualità di lavoro impiegato nel settore, per individuare i casi di maggiore sofferenza tra le lavoratrici e i lavoratori e accompagnarli dentro e oltre l’emergenza, garantendo l’accesso ai servizi essenziali;

 

– chiedere al Governo e prevedere, per quanto di propria competenza, regole chiare e un sostegno concreto alla riapertura, per agevolare l’applicazione delle nuove norme di sicurezza e la sanificazione degli spazi, a beneficio delle lavoratrici e i lavoratori e del pubblico che gradualmente torneranno a viverli;

 

– politiche fiscali e agevolazioni per questo comparto a livello locale;

 

– la convocazione di veri e propri Stati Generali della Promozione Culturale che intercettino gli attori del processo di animazione culturale in città – a partire dalle lavoratrici e dai lavoratori – e ridisegnino una ripartenza all’insegna della preservazione e valorizzazione delle professionalità presenti sul territorio, sia in ambito imprenditoriale che in ambito associativo, sostenendo chi, dal basso, propone un’idea di città aperta, plurale, viva.

 

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

 

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