Le biblioteche al centro della politica culturale di Una città in comune

Pisa vanta sulla carta un numero di biblioteche superiore alla media di molte città. La presenza di tre atenei garantisce una buona copertura per quanto riguarda gli studi accademici, seppure la carenza di spazi e il mancato turn over del personale comincino a farsi sentire anche in queste strutture. Sarebbe grave, tuttavia, pensare che i bisogni culturali di una comunità si esauriscano con i servizi offerti dalle università: deve infatti essere garantita a tutti, senza esclusione alcuna, pari opportunità di accesso alla conoscenza e agli strumenti culturali necessari per interpretare la realtà, stimolare lo spirito critico e promuovere l’autoapprendimento lungo l’intero corso dell’esistenza, dalla prima infanzia alla vecchiaia. Le istituzioni preposte a svolgere tale compito sono le biblioteche di pubblica lettura: le biblioteche comunali sono presidi di democrazia, migliorano la coesione sociale e i processi di integrazione, stimolano la partecipazione alle attività culturali e ricreative del territorio, con una ricaduta positiva anche su associazioni, cinema, teatri, musei; sono inoltre di supporto alle scuole di ogni ordine e grado.

A Pisa la biblioteca comunale è stata relegata per lunghi decenni in spazi angusti. La sede sulle Piagge inaugurata nel 2013, la SMS Biblio, è purtroppo nata piccola e ha mostrato fin da subito scarso coraggio nella fase progettuale; il fattore spazio e la mancata programmazione di concorsi per assumere personale hanno fatto sì che a Pisa una biblioteca pubblica in grado di reggere il confronto con altre città toscane e italiane – per non parlare delle città europee – non si sia ancora mai vista.
Negli ultimi anni anni la nostra città è andata incontro a un grave depauperamento culturale. La perdita definitiva della Biblioteca Provinciale è una ferita aperta e, a distanza di 11 anni dalla chiusura per gli effetti del sisma in Emilia, attendiamo ancora la ristrutturazione dell’ala del palazzo della Sapienza che ospitava la Biblioteca Universitaria (ricordiamo che, a dispetto del nome, si tratta di una biblioteca statale di pertinenza del Ministero della Cultura): occorre tornare a insistere con il MiC per caldeggiare la riapertura in tempi rapidi della sede storica e, al contempo, cercare di promuovere il progetto di una nuova sede più funzionale in grado di ospitare l’intero patrimonio documentario ora dislocato in vari depositi, anche fuori provincia.

Le proposte per le biblioteche di Una città in comune, lista che sostiene la candidatura a sindaco di Ciccio Auletta, sono molteplici. Le linee di indirizzo generale saranno condivise attraverso un Patto per la lettura, che può diventare un moltiplicatore di scambi e un motore di partecipazione attiva. I Patti per la lettura sono nuovi strumenti di governance (legge 15/2020) di cui i Comuni si fanno promotori coinvolgendo tutti i soggetti che ne condividano le finalità (scuole, associazioni, librerie, case editrici, università, musei, istituti ecc.): i Patti agiscono per allargare la base e consolidare le abitudini di lettura, rivolgendo un’attenzione particolare agli ambiti in cui si registra un basso livello di partecipazione culturale.

Intendiamo garantire personale in misura adeguata alla biblioteca comunale e aumentare il finanziamento ordinario per le politiche culturali. Ci impegniamo inoltre a raggiungere questi obiettivi: ampliare lo scaffale multiculturale con acquisizione di libri in varie lingue per tutte le fasce d’età; incrementare le attività con le scuole di ogni ordine e grado; organizzare biblioteche itineranti e di quartiere per favorire momenti di incontro e socializzazione anche lontano dal centro; attivare progetti specifici con realtà esterne alla biblioteca, quali carcere e ospedale; potenziare il sistema bibliotecario cittadino per un servizio equo, sostenibile, inclusivo.

Elena Franchini, Una città in comune

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