Le biblioteche statali e la mania di Franceschini per i social media

Il ministro della cultura Franceschini deve aver pensato che il modo migliore per affrontare la gravissima carenza di personale e di investimenti che sta riducendo allo stremo tutte le biblioteche statali di sua competenza fosse andare a caccia di follower: a partire dal 7 ottobre 2021, infatti, il MiC sta pubblicando su YouTube, con cadenza settimanale, una serie di brevi filmati prodotti dall’agenzia di stampa DIRE (chissà a quale prezzo per i contribuenti) con lo scopo di far conoscere al pubblico “l’inestimabile patrimonio archivistico e librario delle Biblioteche dello Stato”.

Il progetto prevede uno spot per ciascuna delle 46 biblioteche pubbliche statali: i mini video, caricati su un apposito canale YouTube, fanno mostra di sé nella vetrina virtuale del ministero e le singole biblioteche, inanellate in bella sequenza, vengono esibite come i gioielli buoni di famiglia alle cene di alta società.

A chiunque frequenti, anche solo saltuariamente, il mondo delle biblioteche statali risulterà evidente che si tratta di un’operazione di pura facciata: si tenta di mascherare la nuda verità, ovvero la disastrosa situazione in cui versano tutte le istituzioni preposte alla tutela e alla conservazione del patrimonio documentario nazionale. Da decenni si è smesso di investire in personale qualificato, il mancato turnover fiacca le energie dei dipendenti superstiti e rischia di mettere in ginocchio i servizi rivolti al pubblico – per non parlare della cronica mancanza di spazio che rende impossibile la gestione di collezioni librarie in continua crescita.

La nuda verità, per fare un esempio concreto, è che il 20 giugno scorso il personale della Biblioteca Statale Isontina, a Gorizia, ha manifestato pubblicamente contro la grave mancanza di organico. Stiamo parlando della città che nel 2025 sarà, assieme a Nova Gorica, capitale europea della cultura: neppure un riconoscimento così prestigioso ha spinto le istituzioni a salvaguardare il futuro della biblioteca e del suo patrimonio.

Vi farà però piacere sapere che un fantastico spot dedicato all’Isontina vi aspetta su YouTube (è il numero 37 dell’elenco): l’ipocrisia di questo ministero non ha davvero limiti.

I video della serie “Biblioteche d’Italia” suscitano un misto di incredulità e di rabbia. Non pensavamo che il ministro Franceschini avrebbe trovato il coraggio di dedicare uno spot anche alla Biblioteca universitaria di PIsa, la più negletta e dimenticata tra tutte le biblioteche statali, priva di una sede degna di questo nome da ormai dieci anni, con un patrimonio disperso tra più sedi provvisorie senza che si profili alcuna soluzione concreta all’orizzonte. Eppure qualche giorno fa la videopillola n. 38 è puntualmente arrivata: una clip di sette minuti che lascia basiti per le omissioni e per la totale mancanza di progettualità che rivela.

Si parla, per la BUP, di progetti di digitalizzazioni ma non di soluzioni per una nuova sede. A questo proposito, è notizia fresca lo stanziamento di ben 500 milioni di euro del PNRR (!) per finanziare l’ennesimo progetto nazionale di Digital Library gestito dal Ministero: in base alle precedenti esperienze abbiamo buoni motivi per immaginare che il tutto si risolverà con l’ennesimo pauroso dispendio di soldi pubblici, come dimostra l’ultima recente creazione di Franceschini, la “Netflix della cultura”, andata rovinosamente in rosso.

Occorre essere seri: le biblioteche statali potranno salvarsi solo grazie a una opportuna riorganizzazione dei servizi e degli organici. Alle biblioteche statali non occorre pubblicità, alle biblioteche servono sedi adeguate e personale qualificato: tutto il resto è marketing o fuffa che dir si voglia.

Una città in comune

Condividi questo articolo

Lascia un commento