LE “CAPRIOLE RETORICHE” DEI 5 STELLE PISANI

Valeria Antoni, candidata del M5S, difende le posizioni di Grillo contro la cittadinanza ai bambini nati in Italia: lo fa con una capriola retorica degna della peggior politica

Salvare capra e cavoli. Sembra questo l’obiettivo delle dichiarazioni di Valeria Antoni sul cosiddetto “ius soli”, cioè sul riconoscimento della cittadinanza ai bambini che, pur figli di genitori stranieri, sono nati e cresciuti in Italia. Salvare “capra” e “cavoli”: cioè tenere insieme l’impegno personale di Valeria Antoni, nota per le sue attività di volontariato con i ragazzi stranieri, e le inaccettabili posizioni di Beppe Grillo in materia di cittadinanza.
«Chi si riempie la bocca di ius soli», scrive la candidata del M5S, «perché poi fa i rimpatri obbligatori anche di bambini nati in Italia? Come fai a tagliare i pulmini ai bambini in età scolare ma poi parlare di multiculturalismo?».

Il riferimento è alle scelte dell’Amministrazione uscente, la cui ipocrisia è ben nota. Accanto a dichiarazioni di facciata sull’«accoglienza», la Giunta Filippeschi ha promosso politiche repressive, che hanno colpito proprio i bambini: si è ostacolata la scolarizzazione dei minori rom (con il taglio agli scuolabus nei campi), si sono promossi sgomberi ciechi e indiscriminati, si sono tagliate risorse alle politiche di sostegno scolastico e sociale.
Valeria Antoni si chiede se tutto questo non sia frutto di ipocrisia e di “buonismo”. Noi però giriamo la stessa domanda al Movimento 5 Stelle pisano: non è ipocrita denunciare le doppiezze altrui, per poi legittimare la negazione di un diritto? Il fatto che lo “ius soli” sia stato usato in modo strumentale e retorico, è una buona ragione per rigettare il principio in sé?

Sarà bene allora chiarire di cosa stiamo parlando. Oggi, la normativa sulla cittadinanza si basa prevalentemente sul principio del “sangue”: è italiano chi nasce da genitori italiani. Con questa legge, vi sono più di 700mila bambini nati in Italia, che vivono nel nostro paese e studiano nelle “nostre” scuole, ma che non sono riconosciuti cittadini: sono i figli degli immigrati, stranieri per il fatto di avere genitori stranieri. Secondo una stima dell’ANCI, tra quindici anni i nati in Italia saranno un milione e mezzo: un vero e proprio esercito.
Negare la cittadinanza a queste persone significa privarle dei diritti fondamentali. Un ragazzo nato e cresciuto qui si vede costretto a rinnovare ogni due anni il permesso di soggiorno, e se perde il permesso può essere espulso: rinviato ad un paese che non è il suo, in cui non ha mai vissuto e di cui spesso non parla neanche la lingua. Non solo: uno “straniero”, anche se nato in Italia, non può votare né accedere ad alcune professioni. A chi giova questa politica?

Qui si misura tutta la distanza del M5S da un’autentica cultura del diritto e dei diritti. Per parte nostra, siamo per quel principio che abbiamo chiamato “ius vivendi”, cioè per il riconoscimento dei diritti di chi vive in Italia, indipendentemente dallo status giuridico.
Nel frattempo, sosteniamo con convinzione quella che ci pare una riforma ragionevole, adeguata ai tempi che cambiano, sostenuta non a caso da una campagna – «L’Italia sono anch’io» – promossa da un ventaglio molto ampio di soggetti. Lo “ius soli” è il primo passo per non creare cittadini di serie B, e per evitare che attorno a noi crescano esclusioni sociali e rancori.

Sergio Bontempelli – Candidato per “una città in comune”
Ciccio Auletta – Candidato Sindaco per “una città in comune” e Rifondazione Comunista

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