«Le caserme? Dentro Camp Darby» Ma il fronte contrario è già compatto

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«Le caserme? Dentro Camp Darby» Ma il fronte contrario è già compatto

CI POTREBBERO essere le caserme nel dopo-Camp Darby. A pochi giorni dall’annuncio ufficiale del ridimensionamento della base americana (che verrà di fatto dimezzata) è il riutilizzo degli spazi che il governo Usa restituirà al Ministero della Difesa a scatenare appetiti e prese di posizione. Edifici che si trovano proprio nella parte nord, quella `pisana’, dell’insediamento militare. E che potrebbero andare ad accogliere nuove funzioni. In primis le caserme cittadine delle quali da almeno tre legislature si progetta il trasloco. In ballo c’è la maxi-permuta che prevede la costruzione di una nuova caserma a Ospedaletto con passaggio al Comune delle proprietà delle tre strutture attualmente rimaste in città: Bechi Luserna sull’Aurelia, Artale di via Roma ed ex distretto militare Curtatone e Montanara. Il cosiddetto «Progetto Caserme» per il quale proprio il mese di gennaio dopo il summit in Prefettura di metà dicembre – dovrebbe essere decisivo.
«L’AREA è di estremo pregio ed importanza – afferma l’assessore all’urbanistica Ylenia Zambito e faremo tutto quello che è nelle nostre forze perché possa essere valutata la possibilità di destinare gli spazi dismessi, che sono comunque ridotti rispetto al complesso della base, alle caserme cittadine. C’è un accordo di programma che non è ancora andato in porto e su quello punteremo, anche se – va detto – rientrando le aree nella dotazione del Demanio le decisioni potrebbero essere diverse». Intanto si attende la convocazione della riunione annunciata per gennaio proprio sul progetto-caserme, confronto rispetto al quale «stiamo ancora attendendo da parte dell’Agenzia delle Entrate le stime aggiornate sugli immobili, in modo da definire l’eventuale permuta». E il dibattito si infiamma. «La destinazione delle strutture – afferma Fabiano Corsini (animatore del comitato «Salviamo il paesaggio» e del «Gruppo di San Rossore») – dovrà essere conforme alle finalità generali del parco. Concetto che non vuol dire `non si fa nulla’, ma vuol dire dare più valore alla proposta complessiva, in campo ambientale e in campo turistico. Serve un progetto che ridia dignità a tutta la zona, fino alla Cornacchiaia. Sono fermamente convinto che il Parco debba essere frequentato, anche se non da 30mila scout per volta». Del partito del sì fa invece parte l’ex assessore comunale alle attività produttive Giuseppe Forte: «Nel caso in cui vengano restituite anche le strutture, oltre che le aree a verde, e se queste risulteranno utilizzabili, allora è percorribile l’ipotesi di spostare a Camp Darby funzioni militari senza la necessità di costruire altro. Le caserme attuali, a quel punto, potrebbero essere valorizzate cambiandone la destinazione d’uso». Contrario alla delocalizzazione delle caserme è invece Andrea Maggini (Confesercenti): «Portare le caserme fuori significa condannare indotto e operatori, come è successo a Porta a Lucca con la Smipar.
Pisa e i pisani non hanno ancora imparato a fare un’analisi seria dei flussi turistici». «Spostando nella base le caserme – dice Maurizio Nerini, consigliere comunale di Noi Adesso Pisa – verrebbero risolti tutti i problemi legati alla restrittiva legge regionale sul consumo del territorio. E tornerebbe di attualità l’auspicabile raddoppio della Pisorno, fattibile utilizzando la strada che corre parallela all’interno della base». Punta sullo stesso concetto Federico Pieragnoli, direttore Confcommercio: «Si riapre la questione della viabilità da e verso il litorale. L’occasione di un raddoppio della Pisorno sarebbe un toccasana per il congestionato traffico estivo, liberando turisti e villeggianti dall’incubo delle code infinite. Nella valutazione sulla possibile destinazione della nuova area, il Comune è chiamato a giocare un ruolo decisivo per realizzare una viabilità all’altezza della vocazione turistico-ricettiva della costa pisana».

Francesca Bianchi

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