Le condizioni di lavoro nel mondo dello spettacolo: un inchiesta dei Cobas

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Le condizioni di lavoro nel mondo dello spettacolo: un inchiesta dei Cobas

“PREMESSA Non è scontata la nascita di un coordinamento dei lavoratori e delle lavoratrici dello spettacolo, anzi il terreno è impervio e al di là di una serata all’insegna della solidarietà non si riesce a costruire un percorso stabile , duraturo e partecipato. La stragrande maggioranza degli operatori non è sindacalizzato\politicizzato, anzi si vede nel sindacato lo strumento per tutelare pochi con regolare contratto a discapito delle innumerevoli figure instabili che proprio per la loro condizione sono ricattabili dalle direzioni artistiche e amministrative, dagli assessorati e da quanti hanno il potere di decidere la morte o la sopravvivenza di una compagnia artistica elargendo o negando finanziamenti, negando o mettendo a disposizioni locali L’OBIETTIVO DELLA INCHIESTA Alla luce di queste difficoltà proviamo a costruire un ragionamento volutamente schematico per partire con una discussione e un agire comune ma anche per fotografare un mondo che coinvolge nella provincia di pisa non meno di 400 persone che vanno dai 20 ai 60 anni, per lo piu’ precari\e. Fino al 2012 i lavoratori dello sport e dello spettacolo godevano di un proprio ente previdenziale, l’Enpals, un ente in attivo sciolto con gli utili destinati a far cassa nella previdenza generale, con la fine dell’Enpals vengono meno anche le condizioni di miglior favore che tuttavia escludevano innumerevoli figure precarie operanti nel settore Alcune regioni hanno costruito osservatori ad hoc per la tutela dello spettacolo anche se la stragrande maggioranza delle stesse ha continuato alla insegna della cronica disattenzione, osservatori che hanno inciso poco o nulla nella politica culturale degli enti locali improntata a logiche di tagli e di pareggio dei bilanci Nei teatri continuano ad esistere figure professionali con contratti a tempo indeterminato e altre pagate a giornata, intermittenti e all’insegna della precarietà, figure spesso non comunicanti e abilmente messe in contrapposizione da figure dirigenziali nei teatri che giocano sulla contrapposizione precari\personale di ruolo per costruire una precarizzazione tour cort del rapporto di lavoro all’insegna della ricattabilità , dei bassi salari, di figure facilmente intercambiabili lasciando nelle mani di ristrette elites (legati mani e piedi alle autonomie locali) la gestione e la direzione delle attività teatrali La riduzione dei fondi da parte di Regioni e Comuni, la scomparsa delle Province e la Legge Franceschini ridisegnano gli assetti dei teatri e le stesse politiche di sovvenzionamento, da qui ai prossimi due anni numerosi saranno le compagnie o i teatri destinati a chiudere i battenti con una perdita culturale rilevante. Interrogare questi rapporti di lavoro e i cambiamenti legislativi è imprescindibile per noi tutti\e, per dotare la azione sindacale e culturale di strumenti rinnovati e di un agire che non sia ancorato a vecchi stereotipi senza sposare le politiche di precarizzazione della vita e del lavoro costruite ad arte dietro allo scontro inter generazionale tra vecchi assunti garantiti e nuovi precari, scontro che poi non è tra generazioni ma tra livelli contrattuali differenti , tra chi è stato assunto 20 anni fa quando il contratto di riferimento non era il part time a tempo determinato o il lavoro intermittente assoggettato al quale troviamo numerosi quarantenni e cinquantenni Il teatro è innanzitutto legato al territorio come luogo della produzione e per territorio intendiamo un ambito non circoscritto ad una provincia pensando a spettacoli itineranti che attraversano regioni, scuole… Da qui la necessità di una indagine conoscitiva del lavoro nello spettacolo per cogliere le molteplicità di figure e di istanze, di contratti , di professionalità che si muovono nel variegato e complesso mondo dello spettacolo Una indagine conoscitiva che ha come obiettivo la fotografia di un mondo nel quale di tutele ce ne sono ben poche infatti il 70% degli operatori se si ammalano non hanno alcuna tutela, il 50% e passa degli operatori ha un reddito annuo che non va oltre i 10 mila euro, contratti a progetto, soci di cooperative spesso fittizie, lavoratori autonomi con risicati introiti da non permettere spesso il pagamento dei contributi previdenziali sono fenomeni sempre piu’ diffusi. Le figure stabili sono amministrativi, alcuni tecnici assunti oltre 10 anni fa, figure che hanno dovuto rinunciare a numerose voci contrattuali accessorie in virtu’ di crisi aziendali che hanno costretto a riduzioni stipendiali in solidarietà con altri colleghi. Ampio ricorso del lavoro gratuito sotto forma di stages, tirocini. Precarietà del lavoro significa precarietà della vita, impossibiltà di progettare un futuro, elevato il numero di chi vive in famiglia o divide un appartamento con amici\che nelle stesse condizioni. All’elevato livello di istruzione (oltre la metà sono laureati) corrisponde la precarietà del rapporto di lavoro e un potere di acquisto da fame. La retribuzione negli ultimi 5\6 anni è diminuita soprattutto per le figure precarie, da quasi 10 anni non si rinnovano i contratti per il personale di ruolo o a con contratto a tempo determinato. Gli ammortizzatori sociali sono quasi inesistenti, collaboratori occasionali, partite iva la fanno da padrone, i tempi di vita e di lavoro si intrecciano e si confondono, la mobilità è fortemente richiesta anzi una condizione obbligata per lavorare con costi a carico del lavoratore crescenti e non retribuiti. Disagio, assenza di prospettiva, indebitamento e precarietà sono ormai dominanti tra gli operatori dei teatri, la mortalità lavorativa nei teatri è elevata come dimostrano i numerosi casi di chi dopo anni di attività ha ripiegato su altri lavori (anch’essi precari). Prendere atto di questa situazione per costruire una rete, un coordinamento, un agire comune è diventata una risposta necessaria per conquistare nuove tutele e difenderci da una precarietà lavorativa ed esistenziale devastante Ma occorre interrogare la Regione e gli enti locali:vogliamo prendere atto che questo mondo culturale ha bisogno di un oculato sostegno che stride fortemente con i contributi alle associazioni e alle attività culturali dimezzati in gran parte dei comuni della provincia di Pisa?” Confederazione Cobas Pisa

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