Le proposte di Una città in comune per sostenere il mercato del lavoro a Pisa

La situazione del mercato del lavoro a Pisa è drammatica. I dati purtroppo parlano chiaro. Dal 2005 a oggi il numero degli iscritti agli elenchi anagrafici dei Centri per l’Impiego della Provincia di Pisa che dichiarano una immediata disponibilità al lavoro (disoccupati e inoccupati) è più che raddoppiato, passando da 25.000 a più di 57.000, con un incremento tra la fine del 2012 e la fine del 2013 di circa 4.000 unità. Nei primi nove mesi del 2013 i disoccupati iscritti compresi tra i 15 e i 34 anni sono passati da 14.609 a 17.971, arrivando a una disoccupazione giovanile pari al 31,18% del totale. Tra la fine del 2012 e la fine del 2013 si è registrato inoltre un calo delle assunzioni di 6.593 lavoratori, e, nello stesso periodo, i lavoratori licenziati da aziende con più di 15 dipendenti iscritti nelle liste di mobilità (L 223/91) sono aumentati di 265 unità. Alla fine di settembre 2013 il numero dei lavoratori coinvolti nella Cassa Integrazione in Deroga in Provincia di Pisa ammontava a 3.279, di cui ben 1.156 iscritti al Centro per l’Impiego di Pisa.

Le risorse pubbliche disponibili per affrontare questi fenomeni sono sempre meno, e gli enti locali fra tagli e blocchi delle spese e delle assunzioni hanno scarso margine di intervento. Pertanto la lista civica Una città in comune ha presentato un ordine del giorno in consiglio comunale in cui avanza alcune proposte per cercare di attenuare gli effetti sociali devastanti di tale situazione. Prima di tutto Una città in comune chiede alla Giunta comunale di favorire i percorsi di auto-imprenditorialità collettiva per salvaguardare gli insediamenti produttivi e il livello di occupazione, e sostenere le esperienze di trasmissione di impresa alle lavoratrici e ai lavoratori riuniti in cooperativa. Incrementando per quanto di competenza del Comune le forme di controllo e di contrasto verso tutte le forme di sfruttamento e lavoro irregolare presenti sul territorio comunale. Inoltre la lista civica chiede di istituire un fondo ad hoc finalizzato alla copertura degli interessi passivi sulle anticipazioni per la cassa integrazione in deroga a favore degli istituti bancari che si rendono disponibili, in modo da garantire ai lavoratori e alle lavoratrici la continuità nella riscossione degli ammortizzatori sociali. Una città in comune chiede anche alla giunta comunale di aggiornare periodicamente la commissione competente rispetto alle dinamiche occupazionali e salariali nei principali settori economici e lavorativi del territorio comunale, in modo da costruire un osservatorio comunale permanente sul lavoro, in collaborazione con tutti i sindacati, e di applicare la clausola “parità di salario a parità di mansione”, secondo la legislazione vigente, a tutti i presenti e futuri contratti esternalizzati del Comune di Pisa come di tutte le Società partecipate, e quindi il contratto di lavoro in vigore presso l’ente appaltante.

Una città in comune chiede poi alla commissione competente di elaborare e portare in Consiglio comunale nei prossimi due mesi una proposta di regolamento per l’utilizzo temporaneo di proprietà comunali ad oggi non utilizzate e inserite da almeno 18 mesi nel piano delle alienazioni, prevedendo forme diverse di utilizzo (dal comodato d’uso all’affitto a canone agevolato, e comunque fuori dai canoni di mercato), da destinare alla promozione del lavoro giovanile, alle nuove professionalità del settore creativo e a sostegno del lavoro autonomo, in modo da sperimentare anche a Pisa nuove forme di organizzazione del lavoro che valorizzino il capitale sociale, relazionale, le competenze dei giovani e che producano auto-reddito, produttività e innovazione.

Infine Una città in comune propone di elaborare una proposta di regolamento da sottoporre al consiglio comunale entro il mese di giugno in merito ad un sistema di agevolazioni, per ciò che concerne le tariffe comunali, rivolto ai lavoratori e alle lavoratrici colpiti dalla crisi, disoccupati, cassaintegrati, in mobilità, nonché a tutte e tutti i lavoratori atipici (co.co.pro., Partite Iva, occasionali, ecc.) e in somministrazione (ex interinali) con redditi bassi, prendendo come punto di riferimento le soglie di povertà indicate dall’Istat.

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