Lega all’attacco dei fortini rossi. IL Pd rischia anche a Pisa e Siena

venerdì
22 giugno 2018
Testata:
LIBERO
Pagina:
6

CAMPAGNA ELETTORALE Nessuna alleanza gialloverde ai ballottaggi

Domenica si vota in 76 Comuni. La sinistra va unita in Toscana per evitare di perdere altre due città simbolo. Scajola contro il centrodestra a Imperia

SALVATORE DAMA

Vincere, ma non troppo. La linea di Silvio Berlusconi peri ballottaggi di domenica è questa. Il Cavaliere aveva condiviso con i suoi l’intenzione di partecipare alla chiusura della campagna elettorale. Oggi doveva essere a Viterbo per una passeggiata in centro. Poi ci ha ripensato. «Lasciamo fare a Salvini». Che ieri sera era in piazza davanti a una folla obiettivamente impressionante. Il ministro dell’Interno oggi sarà a Pisa, per portare a termine il tentativo di conquista delle “terre rosse” di Toscana. Un’operazione che non è riuscita neanche al Cavaliere dei tempi d’oro.

Ma ora è così. Il presidente di Forza Italia, sotto sotto, spera che quello di domenica notte non sia un successo assoluto del centrodestra, perché si tradurrebbe in un nuovo trionfo della Lega. Silvio lavora sul medio periodo. Sta preparando la sua candidatura alle elezioni europee del 2019, vuole rilanciare Fi affidandone il coordinamento a un fedelissimo (Adriano Galliani) e prova a contenere l’esuberanza dell’alleato, sperando che l’onda lunga leghista prima o poi finisca.

NUOVE MEDAGLIE

Però la scia positiva non sembra doversi arrestare. Con i ballottaggi dei candidati a sindaco, Salvini è pronto ad appuntarsi nuove medaglie al petto. Domenica si vota in 76 Comuni. Ma le sfide politiche si contano sulle dita di una mano. All’ombra della Torre che pende, potrebbe verificarsi un fatto inedito: l’elezione di Michele Conti, candidato leghista appoggiato dal centrodestra unito. Al primo turno è finita 33,4 a 32,2 per lui su Andrea Serfogli, il candidato del Pd. Nelle ultime ore idem, spaventati dall’idea di perdere in casa propria, hanno intensificato la campagna mobilitando tutte le personalità del partito. Da Roma sono arrivati Walter Veltroni, Paolo Gentiloni, Carlo Calenda, il reggente Maurizio Martina. I Cinquestelle? A Pisa non fanno testo. Il loro candidato (Gabriele Amore) ha preso un 10%. E non ha dato indicazioni di voto per il ballottaggio.

Altrettanto a rischio per la sinistra è il voto di Siena. Al primo turno si sono presentati con due candidati – quello ufficiale, l’uscente Bruno Valentini, e quello eretico, Pier Luigi Piccini – contro un centrodestra unito intorno al nome del civico Luigi De Mossi. Ora, di fronte al rischio di una sconfitta, il Pd ha ritrovato l’unità. Però pesano gli scandali legati al Monte dei Paschi. E la partita è assolutamente aperta. Massa è un’altra città di tradizione gauchista che potrebbe essere “violata” dal centrodestra.

Se dovesse riuscire il filotto dei Comuni, l’anno prossimo, quando in Toscana si voterà per le Regionali, il Carroccio potrebbe seriamente mettere a repentaglio un dominio che va avanti da decenni, eleggendo un proprio governatore. Mentre domenica un’altra sfida interessante si gioca ad Imperia dove Claudio Scajola sfida Toti. Berlusconi? Per il momento resta silente di fronte al protagonismo leghista. Salvini continua a ribadire l’unità del centrodestra e restaura l’abitudine delle cene del lunedì, inaugurata ad Arcore ai tempi di Umberto Bossi. Succederà anche la settimana prossima, ha annunciato il vice premier, «valuteremo insieme i risultati dei ballottaggi».

LA TATTICA DEL CAV

Ma fare il comprimario è un ruolo che al Cav non piace. Contemporaneamente però Berlusconi non vuole creare fronti interni. Ritiene che Forza Italia non debba attaccare la Lega di governo (i loro alleati sì), ma neanche cadere nella tentazione di inseguire il Carroccio sui suoi temi. Ieri, nel corso di un vertice alla Camera, è toccato ad Antonio Tajani far leva sull’orgoglio azzurro. «Non dobbiamo diventare replicanti», ha sottolineato il presidente del Parlamento Ue, i toni e lo stile di Salvini non sono i nostri. «Altrimenti tra l’originale e la copia», ha detto Tajani, «gli elettori preferiranno sempre la prima».

Quello che viene indicato come il futuro numero 2 di Forza Italia ha espresso anche perplessità sulla strategia del governo italiano. Andare a Bruxelles per gridare, non aumenta le possibilità di ottenere ascolto da parte dei partner comunitari. Anzi, semmai vale la regola contraria.

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