Lettera al Prefetto e mozione in consiglio comunale: rinnovare il blocco degli sfratti e garantire il diritto all’abitare nella crisi pandemica

Le nostre iniziative su sfratti ed emergenza abitativa.

Abbiamo presentato una mozione in Consiglio comunale dal titolo “Rinnovare il blocco degli sfratti e garantire il diritto all’abitare nella persistente crisi pandemica” e abbiamo scritto una lettera al Prefetto per chiedere il rinnovo del blocco degli sfratti per morosità incolpevole. Di seguito il testo della lettera.

All’attenzione del
Prefetto di Pisa
Maria Luisa D’Alessandro

Rinnovare il blocco degli sfratti e garantire il diritto all’abitare nella persistente crisi pandemica

Con la presente il gruppo consiliare “Diritti in Comune” avanza al governo italiano, per suo tramite, la richiesta di un rinnovo del blocco degli sfratti per morosità incolpevole, introdotto dal decreto-legge “Cura Italia” e successivamente rinnovato dai decreti Rilancio e Milleproroghe, fino al 31 dicembre 2021. Come Lei sa, dal 3 gennaio del nuovo anno sono riprese le esecuzioni di sfratti con le forze dell’ordine anche per le morosità incolpevoli.

La richiesta di un rinnovo del blocco degli sfratti risponde a un forte bisogno sociale, reso più acuto dalla crisi sanitaria in corso di peggioramento, a causa della diffusione della nuova variante del Covid-19. La crisi economico-sociale causata dallo scoppio della pandemia, caratterizzata da un drastico abbassamento del PIL e dalla perdita di migliaia di posti di lavoro, richiede tempi lunghi per essere superata e l’attuale forte ripresa dei contagi rischia di peggiorare ulteriormente la situazione.

La perdita di posti di lavoro per l’emergenza Covid-19 non è stata compensata dalle recenti nuove assunzioni, la maggioranza delle quali è avvenuta con contratti a tempo o contratti atipici che, per definizione, non garantiscono continuità e sicurezza di reddito.

A ciò si aggiunge il drammatico caro bollette, arginato dal governo solo in parte e senza misure strutturali, che unito al rischio di inflazione ha messo e metterà molte famiglie in serie difficoltà economiche.

È evidente che una simile situazione avrà come effetto, per migliaia di famiglie, l’impossibilità di sostenere il pagamento del canone di locazione e, dunque, di far fronte a un eventuale sfratto esecutivo con un passaggio da casa a casa. I nuovi sfratti si aggiungerebbero ai più di 100.000 che già pesano su nuclei familiari e su singoli.

La crisi pandemica interviene in un contesto, come quello italiano, già segnato da forti criticità per quanto riguarda la garanzia del diritto all’abitare. In base ai dati OCSE, l’Italia è infatti il paese europeo nel quale i salari negli ultimi 30 anni sono rimasti fermi o sono addirittura diminuiti, a fronte di un costante aumento degli affitti sul mercato privato e una strutturale incapacità dell’edilizia residenziale pubblica di soddisfare le domande di alloggio a canone sociale delle fasce più deboli della popolazione.

Già nel 2019 i canoni di affitto incidevano, per molte famiglie, per oltre il 40% del reddito percepito. Nel 2020 erano circa 1,5 milioni le famiglie che presentavano un disagio abitativo, di cui 800.000 con disagio acuto e 700.000 con disagio grave, e che tra queste 650.000 famiglie circa erano senza casa nonostante figurassero in una graduatoria utile per un alloggio ERP.

Nel richiedere il rinnovo del blocco degli sfratti, almeno fino al 31 luglio 2022, ricordiamo che con deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, lo stato di emergenza è stato ulteriormente prorogato fino al 31 marzo 2022.

Ricordiamo anche che la Corte Costituzionale è intervenuta recentemente, con la sentenza 11 novembre 2021, n. 213, per confermare la legittimità del provvedimento governativo di sospensione degli sfratti per morosità incolpevole, interpretandola come misura di solidarietà sociale giustificata dallo stato di emergenza determinato dalla pandemia e, pur sottolineando il carattere temporaneo di questa misura, ha ribadito la facoltà del legislatore di intervenire a difesa del diritto all’alloggio ove l’evolversi dell’emergenza epidemiologica lo richiedesse.

Siamo consapevoli che il blocco degli sfratti non è una misura strutturale, ma di emergenza e temporanea: in Italia servono, invece, politiche di lungo periodo per dare risposte concrete all’emergenza abitativa e garantire in modo efficace il diritto all’abitare. Su questo terreno, l’azione del governo è ancora carente.

All’interno del Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (PINQuA) avviato ai sensi dell’articolo 1, comma 437 e seguenti della Legge 160/2019 e regolato dal decreto-legge 395 del 16 settembre 2020, con l’obiettivo di “ridurre il disagio abitativo e insediativo, con particolare riferimento alle periferie”, sono risultate 271 le richieste ammesse al finanziamento, di cui 263 proposte e 8 progetti pilota, ma soltanto i progetti pilota e 178 proposte risultano a oggi finanziate;

A esclusione di tale Programma, da quando è esplosa la pandemia, i governi nazionali non hanno messo in campo nessuna strategia strutturale per rispondere al diritto all’abitare delle fasce deboli della popolazione, né finanziando la manutenzione ordinaria e straordinaria degli oltre 60.000 appartamenti di edilizia popolare vuoti da anni, né adottando un piano straordinario per la realizzazione di alloggi popolari a consumo di suolo zero con il recupero del patrimonio immobiliare vuoto e/o abbandonato, né avviando un negoziato con le organizzazioni dei proprietari per concordare canoni calmierati, adeguati alle effettive capacità di spesa delle famiglie.

Anche gli enti locali possono e devono svolgere un ruolo importante per garantire il diritto all’abitare, a condizione di ricevere adeguati finanziamenti dal governo nazionale.

I Comuni possono contribuire in maniera positiva alla soluzione dell’emergenza casa con la messa a disposizione di tutto il proprio patrimonio immobiliare dismesso e con l’uso del patrimonio pubblico dismesso a qualunque titolo; e possono promuovere accordi con le associazioni dei proprietari per incentivare la stipula di canoni concordati, sostenibili rispetto al reale livello delle retribuzioni.

Le Regioni possono procedere a un significativo rifinanziamento dei fondi di contributo agli affitti, per far fronte al progressivo e significativo aumento delle richieste, evitando così una crescita esplosiva delle morosità incolpevoli. Possono promuovere la semplificazione delle diverse procedure previste per il sostegno all’affitto e per il contrasto alla morosità incolpevole, sia sul fronte dell’accesso alle procedure – che tenga conto del divario digitale nella popolazione e non preveda nessuna forma di discriminazione diretta o indiretta – che su quello dei tempi di erogazione dei contributi.

Le Regioni, come i Comuni, possono individuare immobili pubblici inutilizzati, compatibili con finalità residenziali, per poter agire sul bisogno della casa senza ipotizzare ulteriori consumi di suolo e riutilizzando in tempi rapidi il patrimonio dismesso, evitando la sua alienazione a privati.

La ringraziamo per l’attenzione e Le chiediamo di farsi promotrice di un’azione di sensibilizzazione verso il governo nazionale, affinché intervenga rapidamente con un rinnovo del blocco degli sfratti per morosità incolpevole, promuova con le organizzazioni dei proprietari un adeguamento dei canoni di locazione al livello dei salari reali, e ampli, nell’ambito di una pianificazione di lungo periodo, le linee di finanziamento per garantire il diritto all’abitare, in termini di estensione del patrimonio ERP e di sostegno ai canoni di locazione.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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