Lettera dal Centro di Accoglienza di Via Pietrasantina

Alla cortese attenzione del Sindaco, degli Assessori e dei Consiglieri comunali,

vi scriviamo per porvi a conoscenza della preoccupante situazione in cui verte il Centro di Accoglienza di Via Pietrasantina negli ultimi giorni.

Mercoledì scorso, dopo la richiesta presentata dalla Croce Rossa, è stata interrotta la fornitura di energia elettrica. I migranti ospiti della struttura si trovano da sette giorni senza elettricità, acqua calda e gas. Per cucinare sono obbligati a raccogliere legna e ad accendere un fuoco dinanzi alla struttura, che utilizzano anche per riscaldare l’acqua per lavarsi.

Purtroppo la Croce Rossa ha interrotto il servizio senza previa comunicazione nonostante avessimo manifestato sia in un primo tempo al Centro Nord Sud che successivamente all’assessore alle politiche sociali e alla commissione sociale la nostra disponibilità a pagare autonomamente i servizi di fornitura di luce ed acqua.

Gli ospiti della struttura, tutti titolari di protezione internazionale, giunti in Italia due anni fa dalla Libia attraverso le stesse modalità che sono costate la vita ad oltre 250 migranti pochi giorni fa vicino alle coste di Lampedusa, sono da una settimana costretti a una situazione di totale invivibilità e mancanza di dignità umana.

Gli accordi presi lo scorso marzo nel corso di un tavolo istituzionale svoltosi proprio in Comune alla presenza di tutti i soggetti competenti (Comune, Provincia, Croce Rossa e Centro Nord Sud) prevedevano l’attivazione di tirocini formativi “giovani sì” e la possibilità di rimanere dentro la struttura con le utenze pagate fino a migliore sistemazione d’alloggio.

Grazie alla proficua collaborazione creata in questi mesi con il Centro Nord Sud tutti i migranti ospiti stanno svolgendo dei tirocini formativi e chi ha visto scadere il proprio periodo di formazione ha ricevuto ed accettato le proposte di rinnovo. La Croce Rossa, nonostante le clamorose lacune di cui si è resa responsabile durante i due anni di gestione del centro di accoglienza, ci ha permesso sino ad oggi di rimanere dentro la struttura. Mentre il Comune, che si era preso l’impegno di individuare una soluzione abitativa dignitosa e sostenibile rispetto alle possibilità economiche dei ragazzi (il tirocinio “giovani sì” prevede un contributo economico mensile di 500 euro), fino ad oggi non ha fatto nulla mancando completamente all’impegno preso.

Tanti individui, soggetti e associazioni negli ultimi mesi hanno dedicato tempo ed energie alla costruzione di un percorso di integrazione sociale e professionale volto ad offrire a questo gruppo di migranti vittime di guerra opportunità di vita dignitosa, permettendo loro di sfuggire alla trappola della mancanza di possibilità che porta inevitabilmente a incespicare nelle reti dell’economia informale e illegale, con i costi sociali connessi.

Siamo partiti il 28 febbraio da una situazione estremamente compromessa, senza alcuna disponibilità economica, senza lavoro, e senza letti. Per mangiare si doveva sperare in qualche buonanima che venisse a portarci del cibo. In questi mesi sono stati fatti grandi passi avanti ed ora, per completare un percorso di accoglienza, di integrazione ma soprattutto di riconquista dell’autonomia da parte di ragazzi che hanno vissuto esperienze e traumi che neanche possiamo immaginare, manca veramente poco.

Ricordando che lo scorso giovedì è stato interrotto il consiglio comunale ed è stata issata la bandiera a lutto nel rispetto della tragicità delle notizie che giungevano di ora in ora da Lampedusa, sembra assurdo che il Comune giochi un ruolo di totale immobilità e di grave corresponsabilità in questa vicenda, traduzione locale degli eventi e delle problematiche che hanno scosso la coscienza di tutti in questi ultimi giorni.

Richiediamo pertanto che il Comune si prodighi sin da subito nell’immediata riattivazione del servizio di energia elettrica, ribadendo la nostra disponibilità a pagare le utenze, e si faccia responsabilmente e pubblicamente garante degli impegni presi lo scorso marzo.

Lanza Del Vasto maestro di nonviolenza che ha portato a termine i suoi studi universitari proprio qui a Pisa, sosteneva che il ruolo dell’operatore di pace fosse quello dello “spaccatore d’asfalto”, colui che è in grado di abbattere muri divisori e barriere relazionali e seminare ciò che crescerà, verrà curato e darà frutto.

Con le nostre mani abbiamo scavato a lungo in questi mesi verso una direzione comune e positiva per tutti. Voi avete nelle vostre mani un martello pneumatico che noi sogniamo di avere. Usatelo con noi, e non contro di noi.

In attesa di una vostra risposta, vi auguriamo buon lavoro.

 

Centro di Accoglienza Autogestito di via Pietrasantina

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