“L’Italia fa strada alla guerra”

Non è una novità che il l’Italia sia uno tra i maggiori paesi di esportazione di armi o attrezzature belliche, la relazione sull’export italiano di armamenti del 2018 conferma che gran parte della produzione di armi italiane finita in regioni calde del mondo. Nel 2018, infatti, le aziende del settore armiere hanno lavorato a pieno ritmo fornendo sistemi militari a più di 90 paesi,la maggior parte dei quali può essere considerata paese a rischio.

L’export di armamenti è ciò che produce morte in molti dei conflitti tutt’ora attivi in medio-oriente, tra i quali annoveriamo anche la recente offensiva militare della Turchia di Erdogan nel Nord della Siria contro il popolo curdo del Rojava. Un popolo che dopo anni di conflitti contro lo stato islamico, si era da questo liberato, con un conseguente beneficio anche per i paesi europei, ma che rappresenta anche un esempio per tutti i sistemi amministrativi, di un modello inclusivo e di democrazia diretta che è stato capace di dotarsi di strumenti efficaci, fondamentali e rivoluzionari, come la Carta del Contratto Sociale del Rojava del 2014.

L’invasione Turca, l’offensiva militare messa in atto, da uno degli eserciti più grandi al mondo, prosegue incessantemente nonostante il cessate il fuoco, lasciando dietro di sé morte e macerie, violando le norme internazionali e i diritti umani, bombardando ospedali, cliniche e mezzi di soccorso, causando anche una vera e propria crisi umanitaria.

L’Italia nel 2018 ha realizzato un export nel settore della difesa per un valore complessivo di 4,6 miliardi di euro. Dopo il Qatar (1,23 miliardi di euro) e il Pakistan (682,9 milioni di euro), la Turchia è il terzo paese verso cui sono dirette armi, munizioni, bombe, siluri e attrezzature di controllo per un totale, nel 2018, di 362,3 milioni di euro (il 36% in più rispetto al 2017), raggiungendo in 5 anni un guadagno che si aggira intorno 943 milioni, il che dimostra chiaramente che la Turchia si stava preparando per l’invasione.

Tra le imprese italiane che hanno alimentato il business della guerra troviamo Fincantieri, che nel 2017 ha venduto un progetto di nave da guerra alla Turchia con annesse varie componenti navali, il Gruppo Magnaghi, e la Leonardo (ex Finmeccanica). Quest’ultima intrattiene da più di 40 anni rapporti con la Turchia fornendole armi, sistemi radar e sistemi di controllo di traffico aereo e marittimo e nel 2018 ha avuto più del 50% (62 su 122 totali) delle autorizzazioni per le esportazioni di armi concesse dal governo.

La nostra città, ormai assuefatta dalla presenza della base americana di Camp Darby e dai frequenti spostamenti di armi che avvengono sul territorio, ha inaugurato, nel Febbraio 2019, in presenza di amministratori locali, regionali e autorità militari, il nuovo stabilimento Sistemi Dinamici (già presente sul territorio dal 2006) del Gruppo Leonardo Spa. Nello stabilimento di Ospedaletto viene prodotto AWHERO un elicottero a pilotaggio remoto ideato per la sorveglianza marittima e dei confini e il monitoraggio di obiettivi sensibili, progetto a cui la Regione Toscana ha contribuito con 800.000 euro di fondi europei per l’innovazione.

Questo elicottero, venduto ai più come supporto in azioni di protezione civile e di monitoraggio ambientale, in realtà vede il suo primo impiego in una missione navale finanziata dall’Agenzia Europea per la Difesa, la OCEAN2020, per valutare sistemi di gestione del combattimento in ambiente navale.

Nonostante la nostra Costituzione imponga il “ripudio della guerra, come strumento di offesa ai popoli”, l’Italia rimane il paese in cui sorgono molte basi americane, che viene usato per il trasporto di armi in medio-oriente data la sua collocazione geografica, e che fa del business della guerra una delle sue prime entrate, armando conflitti che anche oggi producono morti, destabilizzano intere aree del mondo, generano milioni di profughi dei quali però non ci si vuole fare carico.

A tale proposito proprio la Turchia sta ripetutamente minacciando l’Unione Europea per scongiurare un suo intervento in Siria del Nord, proprio sulla base dei 3,6 milioni di profughi presenti sul suo territorio in virtù di quel processo di esternalizzazione delle frontiere necessario per difendere la fortezza Europa.

Quello che per noi rimane sconcertante è la strenua difesa dei confini contro le persone e mai contro le armi che si continuano ad esportare.

Pisa, 9 Dicembre 2019

Progetto Rebeldìa,
Un ponte per… ,
Sinistra per… ,
Diritti in Comune (Una Città in Comune, Rifondazione Comunista Pisa, Possibile Pisa)


Dati da: Relazione al Senato sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito di materiali d’armamento-2 Aprile 2019.


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