L’Italia ripudia la guerra: no all’invio di armi in Ucraina, sì all’immediato cessate il fuoco e alla diplomazia. Pisa città della pace

La totale condanna dell’aggressione criminale da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina, che sta provocando effetti devastanti sulla popolazione civile, non può portare in alcun modo alla scelta di inviare armi in un contesto in cui sono invece necessari un immediato cessate il fuoco e un ritiro delle forze russe attraverso una serrata azione diplomatica. Occorre fermare una escalation militare, che colpirebbe ancora di più le popolazioni civili ed estendere il conflitto: per questo occorre far tacere le armi, non alimentarle.

La guerra non porta mai a una soluzione dei problemi internazionali e l’eventuale scelta di rispondere alla guerra con la guerra può avere conseguenze drammatiche e imprevedibili, come l’eventualità di un’escalation nucleare, con costi e sofferenze umane inimmaginabili.

Come rilanciato in questi giorni dalle manifestazioni contro la guerra, che si stanno svolgendo in tutto il mondo a partire dalla stessa Russia, occorre che le istituzioni internazionali si prodighino urgentemente e unitariamente per l’immediata cessazione degli scontri con tutti i mezzi della diplomazia internazionale, praticando una neutralità attiva ed evitando qualsiasi coinvolgimento militare, diretto o indiretto, nell’area e nei paesi limitrofi.

Per questo siamo totalmente contrari alla decisione del governo di far entrare, di fatto, il nostro paese in guerra attraverso l’invio di armi all’Ucraina. Il presidente del consiglio Draghi ha ribadito che non è il momento del dialogo. Si tratta di un’affermazione gravissima e in netto contrasto con l’articolo 11 della nostra Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

La scelta del governo non fa che alimentare la guerra e le sofferenze delle popolazioni, rischiando di allargare ulteriormente il conflitto.

Occorre investire decisamente la rotta, rispetto alla corsa agli armamenti anche nucleari di questi anni, al tentativo destabilizzante della NATO di allargarsi a Est e alle violazioni del diritto internazionale da parte dei governi occidentali, che hanno portato la guerra in molti paesi dall’Afghanistan, all’Iraq, alla Libia. L’unica via per costruire la pace è il disarmo generale e ripensare i sistemi di sicurezza internazionale. L’Italia deve dichiarare la propria indisponibilità a ulteriori allargamenti dell’Alleanza atlantica, e uscire dalla NATO, trasformatasi da organizzazione difensiva in strumento di offesa.

In questo scenario, la nostra città sta diventando una delle portaerei della guerra: proprio dall’aeroporto militare di Pisa partiranno i voli carichi di armi destinati all’Ucraina. Come anticipato dal quotidiano Domani, verranno inviati “razzi e missili Spike anticarro, missili Stinger anti aerei, mitragliatrici leggere e pesanti (Mg e Browning), munizioni e mine anticarro. Fonti della Difesa riferiscono che l’esercito sta già organizzando il trasporto del materiale bellico, molti container sono già pronti, partiranno dall’aeroporto di Pisa”.

Paradossale e tragico poi che, dal momento che l’Italia ha venduto per anni armi alla Russia, in spregio alla normativa italiana ed europea, da entrambe le parti saranno usati gli stessi strumenti di morte.

Pisa deve essere città di pace e non piattaforma logistica per la guerra come invece è già avvenuto in questi decenni, dall’Iraq alla Jugoslavia, attraverso Camp Darby e lo stesso aeroporto militare.

Pisa deve essere città dell’accoglienza per ogni profugo ucraino, afgano, siriano, senza distinzioni.

Pisa deve ripudiare la guerra e dichiarare l’indisponibilità ad utilizzare qualsiasi infrastruttura a questo scopo.

E per questo sabato saremo in piazza a Roma alla manifestazione nazionale contro la guerra e per una vera soluzione diplomatica del conflitto, nel pieno spirito della Costituzione.

Una città in comune
Partito della Rifondazione Comunista

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