Lo spreco alimentare ci costa 900 milioni

sabato
23 giugno 2018
Testata:
QN
Pagina:
21
Lo spreco alimentare ci costa 900 milioni

Firenze, sconti fiscali e tariffe rifiuti ridotte per chi favorisce il recupero

FIRENZE

CI SONO i cartoni del latte comprati in eccesso e lasciati scadere nel frigo di casa. Oppure interi pancali di biscotti buttati direttamente dalla grande distribuzione, magari solo perché le scatole si sono rovinate cadendo. E ancora, frutta e verdura lasciate marcire per piccoli difetti estetici che le rendono meno gradevoli sugli scaffali. Sono i tanti volti dello spreco che, anche in Toscana, trasforma in rifiuti prodotti che in origine erano buoni o, in alcuni casi, che lo sarebbero ancora.

ED ECCO che, in settimane in cui l’economia circolare è diventata di gran moda, insieme al no alla costruzione di nuovi inceneritori, la Regione ha lanciato un’iniziativa per cercare di recuperare questa merce, incentivando chi trova nuovi modi per utilizzarla. Ma quanto si spreca? In Toscana, secondo elaborazioni di Federdistribuzione, si possono stimare, solo per i generi alimentari, circa 388 mila tonnellate buttate «invano» ogni anno. La «colpa» è per il 45% delle famiglie, ma la responsabilità maggiore va agli operatori economici: quelli dell’agricoltura per il 34%, quelli della grande distribuzione per il 14%, i ristoratori per il 5% e gli operatori dell’industria per un altro 2%.

CONSIDERANDO tutta la filiera, secondo lo studio presentato ieri in Regione, lo spreco generato in Toscana può essere stimato in 895 milioni di euro ogni anno. In pratica mille euro per ogni famiglia di quattro persone, per un quantitativo buttato di 400 chili l’anno per ciascuna. Come rimediare? Qualche progetto esiste già, dai supermercati che danno in beneficenza la merce difettosa ma comunque buona, ai mercatini organizzati da alcuni Comuni con le «donazioni» di negozi e centri della grande distribuzione.

IERI PERÒ è stato lanciato un progetto che vorrebbe essere più ampio e strutturato. Si chiama «Life Food Waste Stand Up» e punta a contrastare lo spreco aumentando le donazioni alimentari a enti di carità e persone bisognose. Coordinato da Federalimentare in partenariato con Federdistribuzione, Fondazione Banco Alimentare Onlus e Unione Nazionale Consumatori, è co-finanziato dalla Commissione Europea ed è stato presentato dagli assessori regionali Federica Fratoni, Stefano Ciuoffo e Stefania Saccardi, con deleghe rispettivamente all’ambiente, al turismo e alla salute, oltre che dall’onorevole Maria Chiara Gadda.

PREVEDE un accordo con la Regione stessa e con Anci (l’associazione dei Comuni) per incentivare il recupero nel modo più semplice: le aziende che sostengono progetti di questo tipo avranno sconti fiscali e agevolazioni sulla tariffa per i rifiuti, visto che contribuiscono a non produrli. Il prossimo passo sarà definire, nei territori che aderiscono, quali e quante saranno concretamente le forme di sostegno.

Lisa Ciardi

L’OBIETTIVO

Far crescere La solidarietà verso chi ha bisogno

Nuclei familiari

Il 5% è senza soldi per comprare cibo

In Italia il dato più recente sulla spesa per consumi alimentari delle famiglie (Istat 2016) segnala una criticità diffusa: 6,5 famiglie su 100 dichiarano di non avere soldi in alcuni periodi dell’anno per l’acquisto del cibo. Nel Centro Italia le famiglie in difficoltà per la spesa alimentare scendono al 5%, sotto la media nazionale. Questo dato, tuttavia, risulta in calo dopo il picco nel pieno della crisi economica, quando il 9% delle famiglie in Italia e il 7,5% delle famiglie del Centro Italia non riuscivano a coprire la spesa per consumi alimentari per tutto l’arco dell’anno.

Le donazioni sono aumentate del 6,4%

In Italia, secondo i dati del Politecnico di Milano, ogni anno vengono prodotte circa 5,6 milioni di tonnellate di eccedenze alimentari (di queste, solo l’8,6% è recuperato) mentre il resto diventa spreco: 12,6 miliardi di euro. Tra il 2012 e il 2015 l’Italia ha intrapreso un percorso virtuoso, lo spreco e diminuito del -7,9% e le donazioni sono aumentate del +6,4%, ma molto può essere ancora fatto.

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