Ma i Comuni Pd dicono no ai profughi

domenica
6 maggio 2018
Testata:
LIBERO
Pagina:
5

L’ISLAMICO Arturo Cerulli, primo cittadino progressista di Monte Argentario, musulmano convertito 27 anni fa: «Qui non li voglio, rovinerebbero il turismo»

Metà delle rivolte contro l’arrivo di richiedenti asilo ha riguardato sindaci dem: c’è chi ha bloccato le strade, chi ha fatto lo sciopero della fame e anche chi ha marciato insieme ad esponenti di Lega e CasaPound

::: SIMONA PLETTO

Ci sono sindaci di centrosinistra che, pur di manifestare contro l’arrivo dei richiedenti asilo, hanno minacciato lo sciopero della fame, la chiusura di una strada e c’è anche chi tra loro in strada ci è sceso per manifestare al fianco degli esponenti di Casapound e Lega. Poi ci sono i tanti sindaci di centrodestra, pronti ogni volta a manifestare in piazza a sostegno delle proteste dei cittadini pressati, incattiviti, disorientati. Sindaci pronti ad affrontare snervanti giochi di forza con le Prefetture. Il “niet” all’accoglienza è ormai trasversale, politicamente e geograficamente parlando.

Sono tanti i primi cittadini che, indipendentemente dalla bandiera politica, continuano a impilare sacchi di sabbia nelle loro dighe. Negli ultimi due anni, su una quarantina di rivolte nei diversi comuni italiani, al Nord come al Sud, quasi la metà ha riguardato sindaci dem. Non solo: i comuni ospitanti sono uno su tre: secondo Antonio Decaro, presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci), su ottomila enti, quelli che offrono accoglienza sono 2.800. E anche la distribuzione non è equa: ci sono realtà con tremila abitanti e mille persone stipate in una caserma, come Cona, in Veneto, e altre in cui nessun richiedente ha mai messo piede come Ischia, Cortina, Milano Marittima o Monte Argentario. Da tempo poi l’Anci ha messo in piedi veri e propri corsi di formazione per gli amministratori dei piccoli comuni impegnati in prima linea. Un insuccesso: su ottomila sono 450 quelli che partecipano attivamente ai programmi di accoglienza. E chi non ha aderito, non vuole che il Viminale gli imponga alcunché.

Il rifiuto all’immigrazione cambia nella forma a seconda della corrente politica dei promotori in fascia tricolore, ma non nella sostanza. Suonano come dischi rotti le ragioni dei dinieghi esposte dai sindaci Pd: «Abbiamo già dato, tutto esaurito, non è una questione di razzismo, è che non abbiamo strutture, soldi…». Più decisi e espliciti i tanti primi cittadini leghisti che, uniti nello slogan “Prima gli italiani”, continuano da sempre a bocciare la gestione dei migranti trasformata da tempo in incontrollata invasione.

Poi ci sono i casi estremi, come quello di Arturo Cerulli, sindaco Pd di Monte Argentario, musulmano convertito 27 anni fa per amore della moglie. Questo primo cittadino, che strizza l’occhio all’Islam, ha alzato subito le barricate contro i profughi: «Qui non li voglio. Perché? Perché rovinerebbero il turismo. Nemmeno iprogressisti di sinistra che trascorrono le vacanze qui gradirebbero la presenza dei migranti». Nella rossa Toscana sono 146 i Comuni che hanno detto no all’accoglienza. Poi c’è il caso singolare di Codigoro (Ferrara): a scagliarsi contro il business dell’immigrazione è un’insospettabile sindaco Pd di nome Alice Zanardi. Esasperata per l’invasione dei richiedenti asilo, ha messo nero su bianco una bizzarra condizione frena-arrivi: «Più tasse a chi ospita migranti». E ha minacciato una sfilza di controlli alla ricerca di chi è mosso «più dai rimborsi pubblici che da spirito umanitario». Poi ci sono le tante lettere inviate alle prefetture, come quella resa pubblica dal sindaco di Pastrengo (Veneto), Gianni Testi, che boccia senza mezzi termini lo Sprar, cioè il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. <dl continuo flusso scoordinato di persone identificate come richiedenti asilo – spiega il primo cittadino candidato con una lista civica opposta al centrodestra – non può essere scaricato sugli enti locali».

Aggravio di costi, sicurezza minata, accoglienza imposta, scarsa comunicazione tra prefetture e amministratori: sono tante le ragioni esposte dal basso verso l’alto nelle diverse proteste dei primi cittadini. Fino ad arrivare a mettere in atto proteste eclatanti come lo sciopero della fame minacciato da Giovanni Corbo, sindaco Pd di Besnate (Varese): «Fino a quando il prefetto non porterà a 15 i 32 attuali richiedenti asilo farò lo sciopero della fame».

Esasperato come i suoi concittadini è Raffaele Scarinzi, altro sindaco del Pd che, per stoppare gli arrivi, emette un’ordinanza che impone un blocco fisico (con cumulo di terra) all’unica strada di accesso, poi raggiunge un’intesa con la Prefettura sul numero dei profughi da accogliere, il blocco viene rimosso, e alla fine giunge dall’alto anche la decisione di chiudere la struttura privata. È accaduto nel Sannio, a Vitulano.

Ha sollevato scalpore il anche il collega Alessandro Luciani, del Pd, di Ascoli Piceno, in marcia con Casapound e Lega per schierarsi dalla parte dei cittadini allarmati dal paventato arrivo di una quarantina di richiedenti asilo.

E chiudiamo con Luigi Bellumori, sindaco Pd di Capalbio, che mette sul piatto la questione soldi. «Sono del Pd, diamine. Bisogna accogliere, per carità. Ma per un cittadino di Capalbio ho 31,28 euro l’anno da destinare allo stato sociale. A un poveraccio sfrattato non posso pagargli una stanza. E per queste persone, dallo status da accertare, se ne spenderanno 33,50 al giorno. Il problema poi è la concentrazione nell’area più residenziale della perla della Maremma che, come Capri e Portofino, attrae turismo culturale. In 19mila ettari bisognava metterli proprio là?». E il partito dello stop all’immigrazione s’ingrossa, risoluto, trasversale.

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