Martedì 8 novembre consiglio comunale a tema su emergenza abitativa: urgente lo stop agli sfratti

Sulla base dell’argomento depositato nello scorso settembre dal nostro gruppo consiliare si svolgerà domani, martedì 8 novembre, un consiglio comunale a tema ed aperto agli interventi dei rappresentanti dei sindacati degli inquilini, dei movimenti per il diritto all’abitare, e delle associazioni dei proprietari sulla questione dell’emergenza abitativa nella nostra città e sulla tutela del diritto alla casa e all’infanzia.

Sono oltre 140, infatti, i provvedimenti di sfratto, dovuti a morosità incolpevole a Pisa, e dopo due anni di pandemia, all’aumento esponenziale delle nuove povertà e alla situazione drammatica sul piano occupazionale, si è aggiunto l’aumento spropositato dei costi dell’energia e del gas: la difficoltà a far fronte alle spese di locazione aumenterà, e aumenteranno le situazioni di morosità incolpevole.

Di fronte a tutto ciò non c’è alcuna risposta da parte della amministrazione comunale: sono appena 16 gli alloggi in tutta la città che il Comune ha messo a disposizione per l’emergenza per far fronte alla nuova graduatoria di oltre 100 persone in attesa di un tetto e sono tutti pieni. Per cui oggi il Comune non ha neppure un alloggio a disposizione per l’emergenza. E si rischia il collasso sociale visto che anche lo strumento straordinario della albergazione , che invece è diventato ordinario, è saturo

Nei soli primi 7 mesi del 2022, infatti, sono stati spesi 486 mila euro per l’albergazione, a fronte della spesa complessiva nel 2021 di 560 mila euro, mentre nel 2019 era di 94.000 euro.

Al 30 agosto sono ospitati in alberghi 19 single e 25 famiglie, per un totale di 128 persone di cui 60 minori, che vivono stabilmente in queste strutture che non sono idonee a svolgere una vita regolare e degna.

Non è accettabile che da mesi e mesi decine e decine di minori siano tenuti in spazi piccoli ed inadeguati senza che gli si dia una prospettiva. Per questo a fronte di una simile situazione abbiamo deciso di inviare una segnalazione alle autorità competenti in materia di tutela dell’infanzia

L’albergazione è poi una misura dispendiosa ed antieconomica, ma soprattutto precaria e temporanea, che viola la dignità e il diritto all’abitare, soprattutto se dopo non c’è altra risposta. Il risultato è un insostenibile aumento della spesa: si riversano soldi nelle tasche degli albergatori senza dare risposte dignitose e soddisfacenti alle famiglie senza casa.

Già oggi si è speso oltre un 1 milione di euro in albergazioni mentre ci sono 171 alloggi del patrimonio pubblico sono vuoti e hanno bisogno di manutenzione per poter essere utilizzati (costo medio per appartamento tra i 13 e i 15 mila euro).

Eppure risposte alternative ci sono, ma non c’è la volontà politica da parte della Giunta Conti di mettere in discussione lo strapotere della rendita e della speculazione. Occorre attivare immediatamente un piano straordinario per il superamento delle albergazioni, istituendo, per le situazioni di emergenza, un sistema di “alloggi ponte” da destinare all’accoglienza transitoria di famiglie rimaste improvvisamente senza alloggio. L’obiettivo è e deve rimanere il passaggio da casa a casa, non lasciando indietro nessuno: bisogna attivare subito l’Agenzia Casa, per la ricerca sul mercato di alloggi da destinare alle famiglie in emergenza abitativa in cui il Comune svolga un ruolo di garanzia, occorre intervenire sul mercato privato calmierando i prezzi e tutelando realmente gli inquilini

Occorre dare risposte urgenti a chi rischia di finire in mezzo alla strada e rinnovare al Prefetto di Pisa la richiesta approvata ad aprile anche da tutto il Consiglio comunale su nostra proposta di un blocco temporaneo degli sfratti almeno fino al 28 febbraio. Le case ci sono è ora di darle subito.

Una città in comune

Partito della Rifondazione Comunista

Qui di seguito la traccia dell’argomento da noi depositato

+604,30% di richieste di esecuzione forzata, +553,85% di sfratti eseguiti con la forza pubblica. Sono questi i dati drammatici forniti dal Ministero dell’Interno nello scorso luglio su quello che sta avvenendo nella nostra città sul fronte della emergenza abitativa: una vera e propria “bomba sociale”, a cui le istituzioni a ogni livello non stanno dando risposta.In questi due anni di emergenza sanitaria, che hanno prodotto un aumento delle povertà e delle diseguaglianze, una diminuzione dei redditi e un aumento della precarietà lavorativa, è mancata infatti ancora una volta qualsiasi vera politica nazionale per garantire il diritto all’abitare: nel PNRR solo poche risorse sono state destinate a interventi di riqualificazione del patrimonio ERP esistente, ma è mancato un piano di investimento significativo per aumentare rapidamente la disponibilità di alloggi popolari.

In base ai dati OCSE, l’Italia è il paese europeo nel quale i salari negli ultimi 30 anni sono rimasti fermi o sono addirittura diminuiti, a fronte di un costante aumento degli affitti sul mercato privato e una strutturale incapacità dell’edilizia residenziale pubblica di soddisfare le domande di alloggio a canone sociale delle fasce più deboli della popolazione.

Già nel 2019 i canoni di affitto incidevano, per molte famiglie, per oltre il 40% del reddito percepito. Nel 2020 erano circa 1,5 milioni le famiglie che presentavano un disagio abitativo, di cui 800.000 con disagio acuto e 700.000 con disagio grave, e che tra queste 650.000 famiglie circa erano senza casa nonostante figurassero in una graduatoria utile per un alloggio ERP.

A fronte di questi dati di impoverimento, invece, i prezzi degli affitti sul mercato privato sono sempre più insostenibili, con la conseguenza che il diritto all’abitare diventa impossibile da esercitare per fasce crescenti della popolazione. Basti pensare che, nonostante la crisi economica e sociale determinata dalla pandemia e dalla guerra, nella nostra città il costo medio di un posto letto è aumentato nel 2022 rispetto all’anno precedente del 10%, superando i 350 euro. Sono questi gli effetti della speculazione che la grande proprietà, a Pisa come in altre città, sta mettendo in atto con effetti negativi sia per gli studenti e le studentesse che vengono da fuori a studiare nella nostra città, sia per tutta la comunità in quanto ciò comporta un aumento generalizzato dei prezzi degli affitti.

Le contraddizioni, che da sempre denunciamo nella situazione immobiliare della nostra città, stanno esplodendo. I prezzi aumentano e si impongono affitti, anche con pagamenti al nero, persino in appartamenti sotto il livello normativo di sicurezza e igiene, anche perché diverse migliaia di appartamenti sono tenuti sfitti. Il contesto è ulteriormente aggravato dal persistente definanziamento del diritto allo studio universitario, che obbliga sempre più studenti idonei non beneficiari di posto alloggio a riversarsi nel mercato immobiliare privato, pur di trovare una stanza in cui vivere durante gli studi fuori sede.

Lo sblocco degli sfratti, deciso dal Governo Draghi, ha reso poi insostenibile una situazione già critica, con sempre più famiglie che non riescono a sostenere il pagamento del canone di locazione e, dunque, a far fronte a un eventuale sfratto esecutivo con un doveroso passaggio da casa a casa, come previsto dalla vigente normativa.

Sono oltre 140 a Pisa i provvedimenti di sfratto, dovuti a morosità incolpevole, e dopo due anni di pandemia, all’aumento esponenziale delle nuove povertà e alla situazione drammatica sul piano occupazionale, si è aggiunto l’aumento spropositato dei costi dell’energia e del gas: la difficoltà a far fronte alle spese di locazione aumenterà, e aumenteranno le situazioni di morosità incolpevole.

Ricordiamo che nello scorso aprile questo Consiglio comunale ha approvato una mozione con cui si chiedeva al Prefetto un blocco temporaneo degli sfratti. Ma da parte della Prefettura non è stata intrapresa alcuna azione. Eppure in città le case certamente non mancano. Come detto, sono migliaia gli alloggi privati tenuti in gran parte volutamente sfitti per drogare il mercato. Non è più rinviabile l’apertura di un tavolo di confronto per calmierare i prezzi sul mercato privato e per affrontare la piaga delle case sfitte.

Al contempo sono 171, secondo i dati forniti da Apes in commissione consiliare, gli alloggi pubblici vuoti in attesa di interventi di manutenzione e ristrutturazione con un costo medio di intervento tra i 13 e i 15 mila euro.

Di fronte a tutto ciò, sono ad oggi appena 16 gli alloggi in tutta la città messi a disposizione dal Comune per l’emergenza per far fronte alla nuova graduatoria di oltre 100 persone in attesa di un tetto. E in questo momento il Comune non ha neppure un alloggio pronto da mettere a disposizione per l’emergenza abitativa, nonostante ci siano decine di famiglie in graduatoria che ne hanno diritto. Si rischia il collasso sociale in quanto anche lo strumento dell’albergazione – già in sé inadeguato e dispendioso – è totalmente saturo.

A dirlo sono i dati: uno strumento eccezionale è diventato una risposta ordinaria per le famiglie sfrattate. Nei soli primi 7 mesi del 2022, sono stati spesi 486 mila euro per l’albergazione, a fronte della spesa complessiva nel 2021 di 560 mila euro, mentre nel 2019 era di 94.000 euro. Al 30 agosto sono ospitati in alberghi 19 single e 25 famiglie, per un totale di 128 persone di cui 60 minori, che vivono stabilmente in queste strutture che non sono idonee a svolgere una vita regolare e degna.

Denunciamo con forza che, ad essere negato oggi a Pisa, non è solo il diritto all’abitare ma anche quello all’infanzia.

Non è accettabile che da mesi diverse decine di minori siano tenuti in spazi piccoli, inadeguati, sovraffollati, senza che sia data loro una prospettiva di soluzione reale. A fronte di una simile situazione, abbiamo deciso inviato nello scorso settembre una segnalazione alle autorità competenti in materia di tutela dell’infanzia. Abbiamo interessato il Garante perché riteniamo che questa condizione sia una violazione sistematica di tutte le norme a tutela dei diritti dell’infanzia, a partire dalla Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo che impone di mettere al centro i e le minori ed il loro superiore interesse in tutte le scelte politiche delle istituzioni. Già l’esecuzione dello sfratto costituisce per il minore un trauma lesivo dell’integrità psico-fisica, soprattutto se, come accade nel Comune di Pisa, esso avviene senza un adeguato progetto di supporto dei servizi sociali.

In questi mesi, una volta eseguito lo sfratto, il minore è costretto a recarsi presso la sede della Società della Salute insieme al proprio nucleo familiare senza conoscere la soluzione abitativa che gli verrà riservata e che nel 90% dei casi è l’albergazione in coabitazione, che spesso dura non meno di 12-18 mesi. Da quel momento i bambini e le bambine sono obbligati a vivere in un unico locale assieme alle proprie famiglie (o in coabitazione con altre famiglie) senza disporre delle condizioni adeguate per poter studiare, riposare e trascorrere il proprio tempo libero. Oltre a questo, la condizione di precarietà abitativa non permette alcun radicamento sociale ed è di pregiudizio alla frequentazione della scuola e dei luoghi di socialità. Se si pensa che l’attuale condizione di privazione interviene dopo gli anni di isolamento dei minori per effetto della pandemia, si ha l’idea della gravità del danno causato.

Nelle ultime settimane grazie ai sindacati degli inquilini sono stati segnalati al Servizio Sociale della Società della Salute di Pisa alcuni episodi emblematici che confermano una situazione insostenibile: un nucleo familiare di cinque persone con tre minori costretti a dormire in auto; un nucleo familiare con due minori che vive in una roulotte; madre e figlia sfrattati e costretti a vivere in coabitazione con un uomo. Casi limite che si vanno ad aggiungere a quelli “ordinari” in cui – come già detto – i minori sono costretti a vivere in una camera senza scrivania, utilizzando gli spazi comuni con altre famiglie.

Riteniamo che una condizione abitativa così precaria comporti privazioni gravissime, che incidono in maniera drammatica sulla crescita e sull’equilibrio dei bambini e delle bambine. Se è vero che la povertà educativa è intesa come “l’impossibilità per i minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”, ci si rende conto come una condizione così umiliante sia un fattore di altissimo rischio di esclusione e di marginalizzazione.

Vogliamo ribadire, inoltre, che l’albergazione è una misura dispendiosa e antieconomica, ma soprattutto precaria e temporanea, che viola la dignità e il diritto all’abitare, soprattutto se dopo non c’è altra risposta. Il Comune investe importanti soldi riversandole nelle tasche degli albergatori e non dà risposte dignitose e soddisfacenti alle famiglie senza casa.

Già oggi si è speso oltre un 1 milione di euro in albergazioni mentre ci sono, ribadiamo, 171 alloggi del patrimonio pubblico sono vuoti e hanno bisogno di modesti interventi per poter essere utilizzati.

Per tutte queste ragioni lo scorso settembre abbiamo depositato la richiesta di un consiglio comunale a tema ed aperto sul tema dell’emergenza casa e della tutela del diritto all’abitare e del diritto all’infanzia, al fine di discutere e trovare insieme tutte le iniziative necessarie ed urgenti per dare subito delle risposte. Ed oggi siamo qui per questo.

Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

Condividi questo articolo

Lascia un commento