Medici in rivolta “Così la sanità sarà privatizzata”

martedì
17 aprile 2018
Testata:
REPUBBLICA FIRENZE
Pagina:
I-VII

Nel mirino l’idea della Regione di acquistare visite specialistiche fuori convenzione

Sindacati dei medici all’attacco della Regione per la delibera della Asl Firenze Centro che cerca centri privati disposti a fare visite ed esami per abbattere le attese. «La via toscana alla privatizzazione della sanità è oramai esplicita – scrive l’intersindacale medica, che riunisce tutte le sigle dei camici bianchi – Blocco non dichiarato del turnover, tagli al personale camuffati da razionalizzazioni organizzative, riduzioni degli acquisti di beni e servizi in particolare nel campo della farmaceutica e delle tecnologie, blocco dei contratti di lavoro, rappresentano una miscela esplosiva per determinare limitazione dell’accesso alle cure da parte dei cittadini, diminuzione e demotivazione del personale aprendo la strada alla sanità privata». In assessorato si sta preparando una delibera per affrontare il problema delle liste di attesa, che stanno aumentando in molte zone della Regione.

Un nuovo fronte di battaglia dei sindacati contro la Regione. La delibera con la quale l’azienda sanitaria Firenze Centro ha fatto un “avviso di manifestazione di interesse” ai privati per acquistare fuori dalla convenzione 36mila visite specialistiche di quattro tipi e 36mila ecografie addominali scatena le polemiche.

L’intersindacale medica, cioè tutte le sigle dei camici bianchi, ieri ha parlato senza mezzi termini di privatizzazione del sistema sanitario toscano e chiesto il ritiro della delibera. Già si erano mosse nei giorni scorsi la Uil e la Cgil, con le quali però la stessa Asl aveva fatto una riunione per annunciare le misure (e i rappresentati dei confederati avevano firmato di accettare, con alcuni distinguo, lo schema proposto). Ma l’atto approvato dall’azienda di Paolo Morello avrebbe provocato malumori anche in presidenza. Il governatore Rossi incontrerà l’assessora Stefania Saccardi per parlare della delibera e delineare una strategia sulle liste di attesa che in certe zone della Regione si stanno allungando. Il problema verrà affrontato con un atto regionale, che dovrebbe rendere omogenea la risposta delle aziende e dare indicazioni sulle strategie da adottare. Fin’ora su questo tema sono state fatte solo 2 delibere: una per i controlli dei malati oncologici e l’altra con indirizzi per garantire alcune prestazioni a livello di zona. Se la polemica si farà più forte, non è escluso che la Asl riununci ad accettare l’offerta dei privati. Proprio un ritiro non sarebbe, piuttosto una marcia indietro silenziosa.

I sindacati medici, comunque vanno all’attacco. Del resto la situazione era già tesa per i tagli agli organici resi necessari per rispettare i parametri di legge. Quelle riduzione di recente sono state molto ridimensionate, quasi azzerate, ma resta comunque pressoché impossibile nella situazione attuale fare le assunzioni che servirebbero per fronteggiare le liste di attesa. Ma anche l’idea dell’assessorato di fare un’azienda unica del 118 non piace ai sindacati, perché temono che sia dato troppo potere al volontariato. Tutte queste cose insieme alzano la tensione, mentre l’opposizione in consiglio, soprattutto i Cinquestelle, ne approfitta e si lancia in difesa del servizio pubblico.

«La via toscana alla privatizzazione della sanità è oramai esplicita – scrive l’intersindacale medica Blocco non dichiarato del turnover, tagli al personale camuffati da razionalizzazioni organizzative, riduzioni degli acquisti di beni e servizi in particolare nel campo della farmaceutica e delle tecnologie, blocco dei contratti di lavoro, rappresentano una miscela esplosiva per determinare limitazione dell’accesso alle cure da parte dei cittadini, diminuzione e demotivazione del personale aprendo la strada alla sanità privata». Secondo le sigle Anaao, Cimo, Aaroi e altre «si spinge il sistema sanitario regionale verso una privatizzazione sempre più marcata, mettendo in secondo piano la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni e la presa in carico del paziente». Si teme che venga impoverito il sistema pubblico. «Che visite riceveranno i cittadini a fronte del rimborso di 20 curo a prestazione di cui si legge sulla stampa? Chi ne garantisce la qualità? Siamo sicuri che non si prospetti un danno all’erario tale da interessare Corte dei Conti? Si tratta dell’atto isolato di una direzione aziendale? E se fosse così, questo non metterebbe in discussione il mandato fiduciario dato da una politica regionale che ha fatto della prevalenza pubblica del servizio sanitario il suo marchio di fabbrica?». Domande che aspettano risposte.

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