Toscana, misure contro le delocalizzazioni. Presentata in Consiglio regionale la proposta di legge di Sì Toscana a Sinistra. Fattori, Sarti, Auletta e Corti: “Prendi i soldi e scappa? Chi riceve finanziamenti e poi delocalizza deve restituire tutto: servono regole chiare per scoraggiare le delocalizzazioni e sostenere la responsabilità sociale dell’impresa”.
E’ stata illustrata oggi in Consigli regionale la proposta di legge “Misure di contrasto alla delocalizzazione produttiva finalizzate al sostegno degli investimenti e dell’occupazione nel territorio regionale” di Sì Toscana a Sinistra. Alla conferenza stampa erano presenti i consiglieri regionali Tommaso Fattori e Paolo Sarti assieme a Francesco Auletta, capogruppo di Una Città in Comune – PRC a Pisa, e ad Andrea Corti, PRC Pisa.
“Di pari passo con le trasformazioni dello scenario economico internazionale e con la precarizzazione del mercato del lavoro, sono cresciuti i fenomeni di delocalizzazione anche nel nostro territorio, ed è un altro aspetto di questa crisi senza fine. Occorre sfatare un mito: le grandi imprese, soprattutto multinazionali, godono spesso di agevolazioni, contributi e finanziamenti pubblici diretti e indiretti che possono essere regionali, statali, europei. Salvo poi delocalizzare non appena si presenta l’occasione di maggiori profitti, spostando le produzioni là dove il lavoro costa meno: un atteggiamento predatorio del tipo “prendi i soldi e scappa”, per riprendere il titolo di un famoso film di Woody Allen”.
“Vicende del nostro territorio costiero come quelle della Carlo Colombo e della Ericsson mettono in luce l’inadeguatezza di un sistema che si fonda sull’esclusiva riduzione del costo del lavoro e su processi di delocalizzazione in un quadro di totale assenza di politiche industriali. Assistiamo alla fuga dalla Toscana di aziende che non vivono particolari crisi produttive, ma che agiscono secondo strategie speculative e socialmente irresponsabili, col solo obiettivo della massimizzazione dei profitti”. “Aziende che delocalizzano spesso dopo aver ricevuto consistenti contributi e finanziamenti pubblici”.
“É giunto il momento di dare un segnale preciso contro l’irresponsabilità sociale delle grandi imprese e mettere alcuni paletti chiari in difesa del numero dei posti di lavoro, della loro qualità e del mantenimento in Toscana degli insediamenti produttivi. Con la nostra proposta di legge regionale, le imprese con stabilimenti insediati in Toscana che beneficiano di finanziamenti regionali, nazionali o comunitari, saranno tenute a restituire quanto hanno ricevuto, qualora decidano di delocalizzare la produzione. Per accedere a fondi e finanziamenti erogati dalla regione, siano anche fondi europei o statali, le imprese saranno vincolate a un patto e a un contratto con la Regione che prevede il mantenimento delle unità produttive e dei livelli occupazionali in Toscana, pena la restituzione di quanto ricevuto in caso di spostamento all’estero delle produzioni”.
“La legge prevede anche la predisposizione di un albo trasparente delle imprese che usufruiscono, direttamente o indirettamente, di contributi pubblici, incentivi, finanziamenti la cui erogazione sia stata delegata alla Regione. Altra innovazione, la nostra legge prevede che le somme recuperate da chi ha delocalizzato violando il patto con la Regione, siano impiegate per sostenere il reimpiego di chi ha perso il lavoro, anche attraverso l’avvio di forme di auto-imprenditorialità collettiva oltre che attraverso sostegni economici e formativi per il ricollocamento in altre attività sul territorio”.
“Ci auguriamo, dopo i voti unanimi del Consiglio regionale sui casi Ericsson e Colombo, che questa proposta di legge, elaborata con il contributo di tanti lavoratori e lavoratrici dei territori, abbia il più ampio consenso. Dobbiamo scoraggiare le delocalizzazioni e le pratiche predatorie e speculative dando sostegno alle aziende socialmente e ambientalmente responsabili, che intendono crescere e restare in Toscana instaurando un rapporto virtuoso con le Istituzioni, con i dipendenti e con le comunità locali”.