Morire nella solitudine: con la pandemia serve potenziare i servizi

Nelle ultime settimane abbiano appreso dalla stampa locale che due persone a distanza di pochi giorni l’una dall’altra sono state trovate, purtroppo, decedute nei loro rispettivi alloggi al Cep.

Questo ha creato molto sgomento tra gli abitanti e riteniamo che questi tragici eventi debbano suscitare una riflessione e non cadere nell’oblio con la giustificazione della fatalità.

Nonostante lo spiccato senso civico dei vicini e il fatto che la Polizia Municipale sia prontamente intervenuta con il prezioso ausilio dei Vigili del fuoco, ormai era troppo tardi.

La pandemia ha accentuato la solitudine delle persone, complice la chiusura di luoghi di incontro e l’assenza di reti di supporto come i circoli, le parrocchie, i centri sociali, le ex circoscrizioni.

L’ attuale situazione sanitaria non deve annientare la necessaria azione di prossimità che i servizi devono mantenere, specie per coloro che hanno una rete familiare e amicale scarsa o nulla.

Proprio in questo momento sarebbe forse necessario pensare a forme di “contatto” attivo sul territorio sotto la regia dei servizi sociali, attivando una rete di prossimità attorno alle persone più fragili sia dal punto di vista sociale che di salute, anche attraverso il coinvolgimento del terzo settore: fragilità che si declina non solo in bisogno sanitario ma anche di natura sociale. Spesso parliamo di persone già note, come in almeno uno dei casi, ai servizi per cui è ancora più importante che questi siano potenziati in termini di risorse e personale per dare la risposta più efficace, capillare, e continua in una fase di grandissima emergenza come è quella che stiamo vivendo.

Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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