Mostri dall’aspetto marziale invadono la città

All’improvviso ci siamo svegliati con inquietanti animali, dall’aspetto marziale e ben poco originali, in strade e piazze della città e del litorale. L’autore di questi totem in bronzo, che stanno suscitando più di una polemica, è Franco Adami, pisano di nascita ma versiliese d’adozione, che deve la sua (relativa) notorietà all’ex dittatore del Togo Gnassingbé Eyadéma, al potere per circa 40 anni a seguito di due successivi colpi di stato nel 1963 e nel 1967. Per lui Adami ha realizzato numerose statue e monumenti e, grazie al sodalizio con questo e altri simil-presidenti centroafricani, lo scultore ha trovato un certo spazio a Pietrasanta – città in cui lavora dal 1971 -, in specie da quando la destra governa quella città.

Al di là del giudizio estetico sulla produzione di Adami, è ancora una volta il “responsabile nazionale dello spettacolo e del teatro di Fratelli d’Italia”, Massimiliano Simoni, il vero protagonista della faccenda e Pisa diventa sempre più una dependance della cosiddetta “piccola Atene” della Versilia. Si delega alla politica, senza alcuna discussione né uno straccio di progetto culturale, l’organizzazione di mostre d’arte a cielo aperto: “arte pubblica” si sarebbe detto un tempo, cioè che interessa abitanti e non, visto che interviene in spazi che non sono il giardino privato dell’assessore o dell’amico del sindaco, ma sono di tutti. Invece diventa “arte privata in spazi pubblici” con tanto di conflitto d’interessi, dato che il direttore artistico Simoni, lo stesso della stagione estiva dello Scotto, ci va a guadagnare € 20.984 con la sua Artitaly (mentre € 2.850 vanno alla Great Lakes Insurance SE per la copertura assicurativa dei mostriciattoli in bronzo).

Si dirà che ciò accade da almeno vent’anni ed è vero che l’organizzazione di mostre in spazi pubblici, e peggio ancora l’installazione permanente di statue in città (si pensi al Galileo Galilei alla Cittadella) si deve alla politica e non più a commissioni ad hoc o a concorsi specifici. Lo abbiamo denunciato più volte nel corso del tempo. Tuttavia, la mostra di Franco Adami rappresenta un passo ulteriore verso una gestione privatistica e commerciale sempre più disinvolta, in cui le opere trovano senso grazie a quella che oggi si chiama “location” e che contribuisce ad accrescere il prestigio ed il prezzo delle opere stesse (via Santa Maria, i Lungarni, la Cittadella, la chiesa di Santa Maria della Spina). Perciò avrebbe avuto più senso che Artitaly pagasse per la polizza assicurativa e per l’occupazione di suolo pubblico.

In questo mondo alla rovescia il manager dello spettacolo nostalgico del Ventennio, senza alcuna competenza in campo artistico, ìmpera, senza manco dividere, mette a curriculum e ci va a far cassa. Dopo il triste cartellone dello Scotto è sempre lui che decide. Interessante il paragone con la vicina rivale: mentre a Livorno al Museo della Città apre l’esposizione sul pittore post-macchiaiolo Mario Puccini, curata da una storica dell’arte di formazione e professione, per le via di Pisa inaugura Franco Adami. L’uomo e i grandi miti, a cura di un immobiliarista e politico di professione. A proposito di progetti culturali. I grandi miti, recita il sottotitolo della mostra: il primo è Massimiliano Simoni, il secondo, ormai defunto, il dittatore Gnassingbé Eyadéma.

Una città in comune

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