Mozione: No alla apertura di un Centro per la permanenza temporanea e il rimpatrio (CPR) in Toscana

Di seguito la mozione presentata al consiglio comunale di Pisa dal consigliere Francesco Auletta (Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile).

Mozione: No alla apertura di un Centro per la permanenza temporanea e il rimpatrio (CPR) in Toscana

Considerato come i Centri per la permanenza e rimpatrio (CPR):

  • Siano spazi destinati alla detenzione amministrativa istituiti con la legge n. 46 del 13 aprile 2017, avente per oggetto Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, recante disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale;

  • Siano strutture di trattenimento per persone straniere, disciplinate dal Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero (Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286), denominate in precedenza Centri di permanenza temporanea e assistenza (CPTA), Centri di permanenza temporanea (CPT) e Centri di identificazione ed espulsione (CIE);

  • Siano luoghi in cui le persone vengono detenute per un periodo che può arrivare fino a 90 giorni, prorogabili di ulteriori 30 giorni in alcuni casi, punendo una condizione di esistenza umana, invece che collegarsi a un qualche genere di reato;

Ricordato come nel focus della Camera dei Deputati del 18 marzo 2021:

  • Siano riportati dieci Centri per la permanenza e rimpatrio (CPR), presenti in Basilicata (Palazzo San Gervasio), Friuli-Venezia Giulia (Gradisca d’Isonzo), Lazio (Roma), Piemonte (Torino), Puglia (Bari, Brindisi), Sicilia (Caltanissetta, Trapani), Sardegna (Macomer);

  • Si informi del fatto che il numero delle persone presenti nei CPR sia andata diminuendo, arrivando a 450 persone a fine novembre 2020;

Appresso di come sia stato riaperto, nel corso del 2021, un CPR a Milano (Lombardia);

Ricordato come nel Rapporto sulle viste tematiche effettuate nei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR), relativo al periodo 2019-2020, del 9 marzo 2021, il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale abbia:

  • Evidenziato come l’identità tra straniero e nemico sembri essere parte della società italiana contemporanea, non solo «sul piano del discorso pubblico, ma anche su quello fattuale»;

  • Dato conto dell’inevitabile impatto della pandemia Covid-19 all’interno delle strutture oggetto del rapporto;

  • Rilevato come all’interno dei CPR si viva una situazione afflittiva legata alla negazione di libertà delle persone lì presenti, destinate al rimpatrio;

  • Denunciato come le raccomandazioni degli anni precedenti dello stesso garante siano rimaste lettera morta, tanto che «la vita nei Cpr continua con il suo carico irrisolto di contraddizioni e criticità, di varia natura che pesa irrimediabilmente sui diritti delle persone coinvolte»;

  • Ricordato «l’evidente e incontrovertibile scarsa efficacia del sistema», con il l’effettivo rimpatrio di meno del 50% delle persone trattenute, configurando una detenzione amministrativa che «assume nella prassi prevalentemente i tratti di un meccanismo di marginalità sociale, confino e sottrazione temporanea allo sguardo della collettività di persone che le Autorità non intendono includere, ma che al tempo stesso non riescono nemmeno ad allontanare»;

  • Riportato l’aumento di eventi tragici all’interno dei CPR tra giugno 2019 e luglio 2020, con cinque persone che hanno perso la vita mentre scontavano la misura di detenzione amministrativa, ritenute sintomatiche di una situazione generale in cui appare non garantita la tutela della sicurezza e della vita «delle persone poste sotto custodia»;

  • Ribadito l’importanza di prendere atto degli “effetti collaterali” che i CPR determinano in termini di violazione dei diritti umani e dei principi costituzionali, rendendo i centri stessi “luoghi non pensati”;

  • Richiamato l’inadeguatezza dei CPR, anche in termini di configurazione degli spazi e condizioni materiali dei Centri, con alcuni casi in cui la progettazione non ha tenuto conto «di alcuni standard di sicurezza elementari per la privazione della libertà delle persone migranti, elaborati sia dagli organismi internazionali di controllo che dal Garante nazionale»;

  • Sottolineato l’urgenza di garantire «la tutela del diritto alla salute e a un’assistenza adeguata», prevedendo un coinvolgimento diretto e primario del Sistema sanitario nazionale, oggi relegato a un ruolo secondario, di fatto;

  • Dato atto dell’assenza di attività che possano garantire un’accettabile qualità della vita detentiva all’interno del CPR, con una simmetria tra «vuoto materiale degli ambienti» e il «tempo deprivato di qualsiasi opportunità di impiego o di autodeterminazione anche relativamente a piccole scelte di vita quotidiana»;

  • Dato notizia di come in molti CPR siano presenti significativi rischi per la sicurezza delle persone, con criticità che si estendono alla libertà di corrispondenza telefonica e che in generale si sono aggravate a seguito della Covid-19, come da rilievi avanzati anche dal Comitato del Consiglio d’Europa per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (Cpt);

  • Raccomandando di superare l’impermeabilità dei CPR verso l’esterno, auspicando l’apertura degli stessi a osservatori esterni, anche non istituzionali (come università, media e associazioni), in modo da lavorare sulla mancanza di accountability e trasparenza del sistema di gestione delle strutture;

Ritenuto come le raccomandazioni del Garante nazionale, contenute nel succitato rapporto, prevedano un sostanziale superamento del sistema dei CPR per come esso è in questo momento sul territorio nazionale;

Letta la nota del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione, del Ministero dell’Interno, avente per oggetto Garante nazionale. Rapporto sulle visite effettuate nei centri di accoglienza e trattenimento, in cui si danno alcune risposte anche a quanto già richiamato con il presente atto e che, in particolare:

  • Rileva come quello richiesto sia «un processo che richiede inevitabilmente tempi di programmazione ed esecuzione non immediati»;

  • Riconosce come «il fenomeno epidemiologico che sta interessando tutta la popolazione» abbia «ineludibilmente influito anche sulla vita all’interno dei CPR comprimendo ulteriormente talune libertà»;

  • Rimanda al legislatore le «questioni di carattere ordinamentale generale»;

  • Definisce interventi e impegni per dare riscontro alle specifiche segnalazioni del Garante e del succitato Rapporto;

Lette con preoccupazione le indiscrezioni trapelate sulla stampa locale, nei primi giorni di giugno 2021, in merito alla intenzione del Governo di aprire un CPR in Toscana.

Registrata in queste settimane l’ampia mobilitazione della cittadinanza dell’associazionismo e delle organizzazioni sindacali in tutta la Toscana, contro ogni ipotesi di apertura di un CPR in Toscana;

Ricordato come la Regione Toscana abbia sempre espresso contrarietà a ogni ipotesi di CPR, come confermato dalle dichiarazioni di giugno 2021 dell’Assessore regionale all’immigrazione e come votato anche a marzo 2019 dal Consiglio regionale, approvando una mozione presentata dal gruppo Sì – Toscana a Sinistra;

Richiamato quanto argomentato e studiato negli ultimi anni da numerose importanti realtà, tra cui si citano – a titolo esemplificativo:

  • ADirMigranti – Centro di informazione giuridica sull’immigrazione (all’interno di L’altro diritto. Centro di ricerca interuniversitario su carcere, devianza, marginalità e governo delle migrazioni- ADir);

  •  Associazione Diritti e Frontiere (ADiF);

  •  Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione – ASGI;

  • Coalizione Italiana Libertà e Diritti civili (CILD), con particolare riferimento alla piattaforma-campagna Open Migration (openmigration.org);

  • IndieWatch;

  • Medici Senza Frontiere;

Ricordata la morte di Moussa Balde, il 23 maggio 2021:

  • Trattenuto nel CPR di Torino dopo essere stato vittima di una selvaggia aggressione da parte di tre persone non straniere, avvenuta il 9 dello stesso mese;

  • Punito dallo Stato perché straniero, mentre è presto sparita la sua condizione di vittima, tanto che non si è effettuata nessuna valutazione di idoneità psichica al trattenimento, quando lo si è confinato in un CPR, dopo la succitata aggressione;

  • Avvenuta con un suicidio che ha scosso l’opinione pubblica, ma troppo presto dimenticato;

Richiamata la mobilitazione del 4 giugno 2021, lanciata a Torino, per denunciare le condizioni di disumanità all’interno dei CPR, con numerose realtà aderenti;

Raccolte numerose segnalazioni, relative alla difficoltà di accedere all’interno dei CPR da parte di figure istituzionali (parlamentari, regionali, comunali), associazioni e giornaliste/i, sulla base dell’arbitrarietà decisionale demandata alle Prefetture.

Il Consiglio comunale di Pisa

ESPRIME

Ogni contrarietà a qualsiasi ipotesi di realizzazione di un Centro per la permanenza e rimpatrio (CPR) all’interno del Comune di Pisa, della sua provincia e dell’intera
Regione Toscana;

Chiede al Governo e al Parlamento

Un superamento a livello legislativo nazionale del sistema che fa della detenzione amministrativa il principale strumento di gestione delle straniere e degli stranieri in Italia, criminalizzando una condizione umana;

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

A sostenere la posizione espressa dal Consiglio comunale e a comunicarla alla Prefettura di Pisa oltre che al Presidente della Regione Toscana;

A chiedere, al Governo nazionale, in tutte le occasioni possibili, un’azione politica tesa alla chiusura dei CPR in tutto il territorio nazionale;

IMPEGNA LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO COMUNALE

A trasmettere il presente atto:

  • Alla Ministra dell’Interno;

  • Alla Presidente del Senato;

  • Al Presidente della Camera;

  • Alla Presidenza del Consiglio dei Ministri;

  • Al Presidente della Regione Toscana;

  • Ai gruppi consiliari della Regione Toscana.

Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

Condividi questo articolo

Lascia un commento