Mozione: Ritiro decreto Pillon (DDL 735 – 2018)

Di seguito la mozione presentata al consiglio comunale di Pisa dal consigliere di Diritti in comune (Una città in comune – Rifondazione Comunista – Possibile)

Data presentazione: Aprile 2019

Mozione: Ritiro del DDL 735 “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità” perché rappresenta un arretramento per la libertà di ogni persona

Premesso che:

  • Il 10 settembre u.s. ha preso avvio al Senato, in Commissione giustizia, l’iter del DDL 735 “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità“ presentato da Lega e M5S, primo firmatario Simone Pillon, che indica nuove disposizioni di affido condiviso dei figli minori per i genitori divorziati con modifiche al diritto di famiglia e agli articoli del codice di procedura civile in materia. Il decreto legge nei suoi 24 articoli interviene principalmente su quattro punti introducendo: la mediazione familiare obbligatoria nel percorso della separazione; i tempi paritetici di domicilio dei figli con padre e madre; la realizzazione del mantenimento diretto; il contrasto ad ogni forma di rifiuto di uno dei due genitori da parte dei minori.
  • L’obiettivo dichiarato dal relatore sarebbe quello di “garantire ai figli di riceverecura e assistenza da entrambi i genitori, trascorrendo con ciascuno di essi quanto più tempo possibile, e realizzando così il principio della bi-genitorialità” e “un minor ricorso al contenzioso giudiziario, riducendo enormemente i costi economici e soprattutto sociali per le famiglie e per le centinaia di migliaia di minori coinvolti ogni anno”.

Considerato che:

  • Parecchi dubbi sono stati sollevati, da più parti, circa la corrispondenza tra gli obiettivi dichiarati e le norme messe in campo dal DDL per raggiungerli. Infatti il DDL Pillon solleva molteplici preoccupazioni, poiché:
  • il DDL si propone di realizzare la bi-genitorialità “perfetta”, non a partire dal benessere del/della minore, quanto dal superamento del conflitto tra i genitori;
    impone obbligatoriamente la mediazione famigliare (a pagamento) per ogni separazione, mettendo le persone, sia uomini che donne, nella condizione di ‘minus’ incapaci di decidere e di scegliere della loro vita, riproponendo un concetto di Stato paternalistico. Inoltre istituisce delle figure di mediatori prive di uno specifico ed adatto profilo professionale;
  • ignora le incontestabili discriminazioni di genere che caratterizzano il mercato del lavoro e le politiche sulle retribuzioni salariali così come le esigenze economiche e di vita dei minori, favorendo il coniuge economicamente più forte con l’eliminazione degli Istituti dell’assegnazione della casa familiare e dell’assegno di mantenimento. Già a partire dalla possibilità di sostenere economicamente una mediazione familiare a pagamento, il DDL introduce una disparità tra i genitori favorendo quello economicamente più forte;
    introduce l’obbligo del doppio domicilio del/della minore, con indicazione rigida del tempo che deve passare con ciascuno dei due genitori (almeno 12 gg in ciascuna casa) a prescindere da valutazioni sulle singole soggettività del/della minore stesso/a;
  • cancella l’assegno di mantenimento e introduce il mantenimento diretto da parte di ogni genitore, con l’attribuzione ai genitori di specifici capitoli di spesa, in misura proporzionale a reddito e tempi di permanenza del/della minore presso ciascun genitore, subordinando quindi le sue condizioni di vita alle condizioni economiche del singolo genitore;
    cancella il diritto del/della minore di vivere con entrambi i genitori quando uno dei due non ha spazi adeguati per accoglierlo;
  • prevede la collocazione del/della minore in una casa-famiglia in attesa che il mediatore familiare ricostruisca il suo rapporto con il genitore verso il quale il/la minore esprime il rifiuto a convivere (caso della cosiddetta “alienazione parentale”);
  • riconosce in una legge dello stato la PAS, ovvero la sindrome di alienazione parentale, un costrutto psichiatrico, introdotto da Richard Gardner di cui è stata decretata l’infondatezza scientifica a livello internazionale.

Ritenuto che:

  • il DDL 735 inverte totalmente l’ottica con cui la legislazione in materia ha proceduto negli anni, volta a garantire ai minori continuità del modo di vivere precedente alla separazione;
  • il DDL stravolge il concetto di bigenitorialità di cui parla la Risoluzione europea 2079 (2015) che punta giustamente a valorizzare uguaglianza e corresponsabilità parentale tra madri e padri (art.1) e pone molta attenzione al benessere dei/delle minori. Ad esempio, nella risoluzione si parla di residenze alternate invitando ad organizzare il tempo di permanenza in funzione dei bisogni e dell’interesse dei/delle bambini/e (art. 5.5) e a rispettare il loro diritto ad essere ascoltati/e per tutte le questioni che li/le riguardano dal momento in cui è capace di discernimento per quanto concerne le questioni in oggetto (art. 5.6).

Considerato che:

  • il DDL 735 apporta anche peggioramenti alla legislazione italiana in merito al contrasto della violenza sulle donne e sui minori. In particolare:
  • la mediazione civile familiare obbligatoria, nei casi di separazione con minori, va a peggiorare la situazione delle donne che si separano per ragioni di violenza psicologica, economica, fisica o sessuale. La Rete dei Centri antiviolenza Di.Re nella petizione charge.org/p/ai-vicepresidenti-luigi-di-maio-e-matteo-salvini-il-disegno-di-legge-pillon-su-separazione-e-affido-va-ritirato scrive che quando dietro alle separazioni ci sono violenze non dichiarate la mediazione è nociva e che a proposito del “piano genitoriale educativo condiviso” il “DDL fa pensare che chi ha redatto il testo sia completamente decontestualizzato e non tenga conto di cosa accade nei tribunali, nei territori e soprattutto tra le mura domestiche. Il testo sembra quasicompletamente ignorare la pervasività e l’insistenza della violenza maschile che determina in maniera molto significativa le richieste di separazioni e genera le situazioni di maggiori tensioni nell’affidamento dei figliche diventano per i padri oggetto di contesa e strumento per continuare ad esercitare potere e controllo sulle madri”;
  • la modifica dell’art. 572 del codice penale sui “maltrattamenti in famiglia o verso i fanciulli” impone che i maltrattamenti siano “sistematici” per essere riconosciuti come tali e riduce le pene previste con la reclusione. Francesca Puglisi, Presidente nella passata legislatura della Commissione parlamentare sui femminicidi, dice che nel DDL c’è: “non solo una riduzione delle pene, infatti per i maltrattamenti di minore entità il giudice può valutare il patteggiamento o la semplice condanna a lavori socialmente utili […]. Questo è un messaggio gravissimo, che va nella direzione opposta a quanto indicato nelle conclusioni della Commissione di inchiesta sul femminicidio e la violenza di genere in cui chiedevamo di alzare le pene per i maltrattamenti in famiglia”.

Considerato che:

  • Altre osservazioni negative sono state rilevate in merito a tutti gli articoli che vanno a modificare le relazioni economiche tra i coniugi (cancellazione dell’assegno di mantenimento per i figli, introducendo un affitto per chi resta nella casa dell’altro; adeguatezza degli spazi per accogliere il minore, ecc.). Il DDL, introducendo criteri paritari tra genitori con redditi differenti, penalizza fortemente il genitore più povero che rischia di perdere anche la possibilità di vivere con il/la figlio/a, per questioni meramente economiche. Ignorando il persistente squilibrio di potere e di accesso alle risorse tra madri e padri nel nostro paese e proponendo un’equiparazione astratta tra i genitori, il ddl dà per scontate disponibilità economiche molto spesso impossibili da garantire per le donne in un paese con pochi servizi, elevati tassi di disoccupazione femminile, forte gap salariale e di opportunità di carriera, che spesso arrivano persino ad espellere le madri dal mercato del lavoro, proprio per il carico di cura dei figli ancora troppo poco condiviso con i padri, come dimostrano tutti i dati ISTAT sull’uso del tempo e sulla povertà nel nostro paese;

Il Consiglio comunale:

  • chiede il ritiro del DDL 735 presentato da Lega e M5S, primo firmatario Simone Pillon;
  • impegna il Sindaco ad inviare il testo di questo ODG al Sen. Pillon, a tutti i Parlamentari, al Presidente e ai vice-Presidenti del Consiglio, al Presidente della Camera e del Senato e alla Presidenza della Commissione Giustizia in cui è incardinato.

Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

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