Mozione Urgente: La condizione femminile in città alla luce degli effetti della pandemia

Di seguito la mozione presentata al consiglio comunale di Pisa dal consigliere Francesco Auletta (Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile).

Mozione Urgente: La condizione femminile in città alla luce degli effetti della pandemia

Considerato che, se il virus SARS-CoV-2 ha colpito tutta la società, ci sono state categorie più colpite delle altre. Le donne in particolare si sono ritrovate esposte su molteplici fronti e in particolare quelli economico, familiare e sanitario. Le Nazioni Unite hanno pubblicato il report “The Impact of COVID-19 on Women. A 25 anni dalla Piattaforma d’azione della Conferenza di Pechino, i dati indicano che nel 2020, l’anno- checkpoint dei progressi compiuti sul tema, la pandemia ha, invece, amplificato le disparità esistenti tra uomini e donne, causando un ritorno indietro rispetto ai progressi fatti negli ultimi anni. L’impatto economico del virus è stato grave e, secondo le Nazioni Unite, le donne potrebbero soffrirne molto di più innanzitutto perché poche donne lavorano: a fronte del 94% degli uomini tra i 25 e i 54 anni che ha un’occupazione, solo il 63% delle donne nella medesima fascia di età lavora. Quando lavorano, queste ultime hanno uno stipendio minore. Gli ultimi dati Eurostat sulla disparità salariale tra uomo e donna fotografano una situazione, in Europa, che vede una differenza media nello stipendio del 15%.

Considerato che i dati ISTAT evidenziano come a dicembre gli occupati siano diminuiti di 101mila unità e che si è trattato di un crollo quasi esclusivamente femminile, che ha riguardato ben 99mila donne. In tutto l’anno si sono registrati 444 mila occupati in meno nel paese, di cui il 70% è costituito da donne.

Essendo evidente che l’emergenza epidemiologica da COVID-19 ha pesantemente amplificato le disuguaglianze, le discriminazioni e le iniquità in tutti gli aspetti della vita sociale, ed ha colpito in particolare le donne in una condizione lavorativa e sociale di forte svantaggio, le quali hanno meno prospettive di impiego e di occupabilità.

Preso atto delle trasformazioni del lavoro domestico che è stato gravato da nuovi, complessi compiti che in gran parte hanno riguardato l’universo femminile, visto che secondo l’Ipsos il 74% delle donne effettua lavoro domestico senza alcun aiuto del partner.

Preso atto che, poiché tradizionalmente la partecipazione delle donne al mondo del lavoro è fortemente determinata dal carico familiare, molte delle donne hanno dovuto modificare la propria situazione occupazionale, accettando condizioni di lavoro fortemente penalizzanti.

Considerato che l’aumento del carico del lavoro di cura ha fatto sì che il servizio pubblico abbia scaricato il peso dell’assistenza sulle donne, introducendo forti mutazioni nel sistema di welfare che durante la pandemia ha assunto una forte connotazione familistica.

Vista l’assoluta insufficienza con la quale è stato normato ed applicato lo smart working che in alcuni casi ha negativamente condizionato la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e ha aggravato fortemente il digital divide.

Considerato che, secondo quanto riportato dalla testata Welforum.it, dal follow up di un’indagine svolta nella primavera del 2019 e replicata a fine aprile 2020 su un campione di 1250 donne rappresentativo delle italiane occupate, è emerso che durante l’emergenza i maggiori carichi familiari hanno riguardato le donne: il 68,5% di esse ha dovuto dedicare maggior tempo al lavoro domestico nonostante la compresenza, in casa, del partner determinata dal confinamento. Il 55% dei posti di lavoro persi, a causa della COVID, riguarda le donne.

Visto che, considerate le dimensioni della disuguaglianza di genere pre pandemia, testimoniate dal 53esimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese nel 2019, secondo cui le donne sono il 42,1% degli occupati, con un tasso di attività del 56,2% (75,1% quello degli uomini). Il 60,2% delle donne che lavorano a tempo parziale si colloca nel cosiddetto “part time involontario”. Solo il 27% dei manager è donna e anche nelle società a controllo pubblico sottoposte al DPR 251/2012 di applicazione della legge 120/2011 c.d. Golfo-Mosca) le donne rappresentano solo il 28,5% dei componenti il CdA (peraltro, nei CdA non sottoposti a questa legge le donne presenti sono al di sotto del 18%). I guadagni medi (Gender Pay Gap) sono inferiori del 18% rispetto a quello degli uomini così come le pensioni il cui importo medio è di 17.569,00 euro per le donne a fronte dei 23.975,00 euro degli uomini.

Ritenuto che l’emergenza sanitaria ha aumentato il gender gap non solo nell’occupazione, ma ha aumentato le disparità in tutti i contesti di vita, a partire dal carico delle attività di cura e della conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro.

Considerato quanto emerso dalla relazione svolta, nella riunione del Consiglio Cittadino per le Pari Opportunità del 27 febbraio, dal Centro antiviolenza della Casa della donna. Tale relazione evidenzia come con la pandemia ci sia stato un aumento senza precedenti delle donne che si sono rivolte al Telefono Donna, che sono passate da 363 nel 2019 a 454 nel 2020. Inoltre a causa della coabitazione forzata è aumentato il numero di donne che hanno subito maltrattamenti da familiari come padre, fratello o figlio, passando dal 3% del 2019 al 12% del 2020. Durante il confinamento si sono inoltre accentuate le condizioni di controllo e isolamento a cui sono sottoposte le donne e che sono la premessa di tanti abusi e maltrattamenti, rendendo oltretutto più difficile l’accesso al Telefono Donna per la difficoltà di utilizzare il telefono in modo libero.

Considerato che dal 12esimo Rapporto sulla Violenza di Genere in Toscana emerge che Pisa è stata la seconda provincia per numero di femminicidi nel periodo 2006-2018 con l’impressionante numero di 15 vittime.

Preso atto dell’assenza di una rilevazione sull’impatto che un intero anno di pandemia ha avuto nella discriminazione e nell’esclusione delle donne e più in generale nell’aumento delle disuguaglianze.

Ritenuto centrale e non procrastinabile avviare un processo di acquisizione di informazioni e di rilevazione della condizione delle donne, che si concentri sulla condizione economica, il lavoro, la tutela della salute, la partecipazione alla vita sociale, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Il Consiglio comunale

– chiede al Consiglio Cittadino per le Pari Opportunità di attivarsi, garantendo comunque le risorse economiche necessarie, per la realizzazione di uno studio sugli effetti che la pandemia ha avuto sulla condizione delle donne in città sotto i profili socio-economico e della salute;

impegna il sindaco e la giunta

– ad aprire, per il tramite del Consiglio PPOO, un tavolo di confronto con le associazioni formali e informali e con i soggetti femministi in città per raccogliere i dati che essi hanno a disposizione e discutere con essi l’impostazione della ricerca;

– a coinvolgere, per la realizzazione dello studio, le istituzioni della ricerca che operano in città;

– a coinvolgere l’IRPET che conduce analisi socio-economiche in Toscana per verificare se sulla tematica siano già in corso studi in modo da operare confronti con il resto delle realtà regionali;

– a organizzare una serie di incontri pubblici per presentare alla cittadinanza gli esiti della ricerca;

– a utilizzare i medesimi per attivare politiche di bilancio adeguate per dare risposte alle esigenze emerse.

Francesco Auletta – Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile

Condividi questo articolo

Lascia un commento