Municipio dei Beni Comuni a fianco dei lavoratori della logistica.

pisa_municipio_beni_comuni_manifestazione_ikea_logistica_2Gonews

Municipio dei Beni Comuni a fianco dei lavoratori della logistica.

Il 16 ottobre i “facchini” di tutta Italia, sciopereranno per portare avanti una piattaforma generale di rivendicazioni. Per un’intera giornata i lavoratori, per la maggior parte migranti, di questo settore tanto strategico per l’economia contemporanea quanto oggetto di forte sfruttamento, incroceranno le braccia per chiedere maggiori diritti e salari: possibilità di scegliere se essere socio o lavoratore, malattia e infortuni pagati al 100%, pieno accesso agli ammortizzatori sociali. Sono ormai almeno tre anni che nella logistica si è sviluppato un movimento di lotta generalizzato e diffuso che, opponendosi al sistema delle cooperative, è riuscito a strappare migliori condizioni di vita e di una lotta quella della logistica ancora più importante mentre il Governo Renzi con il Jobs Act prova a smantellare le ultime tutele rimaste all’interno del mondo del lavoro. La retorica del nuovismo (“bisogna cambiare”) e quella dei garantiti (“c’è chi ha tanto e chi ha poco”) sono servite al premier per giustificare l’elaborazione della seconda parte del JobsAct, che insieme al decreto Poletti riscrive a fondo le regole del rapporto capitale/lavoro in Italia. Riforma degli ammortizzatori sociali, delle forme contrattuali e dei centri per l’impiego: la logica di fondo è quella di legare sempre di più il welfare alla prestazione lavorativa e sottomettere quest’ultima all’arbitrio costante del datore di lavoro. Il risultato non sarà di certo quello di aumentare i livelli occupazionali, né di rimettere in moto la crescita o di migliorare le retribuzioni (a riguardo la proposta di versare direttamente il tfr ogni mese in busta paga piuttosto che alla fine suona come una pessima mossa di ragioneria politica). L’obiettivo vero del JobsAct è quello di distruggere qualsiasi residua forma di autonomia da parte dei lavoratori rispetto alla controparte padronale. Il tentativo di introdurre un contratto a tutele crescenti e farla finita con l’articolo 18 è esemplificativo di tutto ciò: proviamo ad immaginarci se le lotte della logistica avessero potuto esprimere la stessa radicalità qualora le cooperative avessero potuto licenziare senza giustificazioni i facchini più “problematici”. Di fronte ad una delle più grosse rapine politiche degli ultimi anni, furto di diritti e salari, le lotte della logistica parlano a tutti noi, all’intera società e ci dicono che, pur con mille difficoltà, è ancora possibile e giusto rivendicare una vita e un lavoro migliore. Anche nella nostra città conosciamo bene il modello di sfruttamento da parte della multinazionale Ikea, che proprio negli scorsi giorni ha licenziato a Pisa 11 lavoratori. E questo non sarà che l’inizio sia nella sede di Pisa, e in quella di Firenze, tanti saranno i rimodellamenti aziendali imposti dal modello predatorio della multinazionale. Per questo giovedì 16 ottobre siamo stati a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici della logistica al picchetto davanti i cancelli di Ikea per bloccare i rifornimenti e richiedere il reintegro degli unidici lavoratori licenziati, costruendo così, anche nella data di oggi, lo sciopero sociale, diffuso e generalizzato del 14 novembre.

Il comunicato IL DIRITTO AL LAVORO NON E’ UN MOBILE LOW COST
Undici lavoratori del reparto logistica del negozio IKEA di Pisa dal 1 ottobre sono stati mandati a casa dalla multinazionale. Un sostanziale “licenziamento” mascherato dalla formula “mancato rinnovo di contratto”. Le norme contrattualistiche permesse dalla legge italiana sono usate come scudo per mascherare il modello “sfrutta e manda a casa”. Questo è il modo di operare di IKEA a Pisa. Il peccato originale del colosso svedese è stato l’utilizzo di contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato già dalla sua apertura. A partire da marzo 2014, infatti, 25 giovani sono stati assunti in vari reparti, tra cui anche la logistica, con questa forma contrattuale. Contratti di un mese, rinnovabili a discrezione dell’utilizzatore. Gli ingenti arrivi di merci, i fatturati da capogiro, le ferie richieste durante l’estate dai lavoratori con contratto diretto, hanno reso indispensabile l’apporto di questi lavoratori “interinali” nel quotidiano svolgimento delle mansioni. Queste condizioni di “picco” permangono tutt’oggi e, nonostante ciò gli undici lavoratori non hanno avuto alcun rinnovo contrattuale; a corollario del danno, anche la beffa della falsa speranza di riassunzione, usata come grimaldello per smantellare eventuali velleità di dissenso. La parola di IKEA in questo frangente vale meno delle loro matite. L’alienazione quotidiana per gli “interinali” è corsa sul filo della formazione negata, della deresponsabilizzazione, della ripetizione dei medesimi compiti, dell’impossibilità di costruire un percorso “personale” all’interno dell’azienda. Da 25 anni IKEA ITALIA racconta ai suoi dipendenti e ai clienti una menzogna spacciata per filosofia aziendale: attenzione per le risorse umane, scrupoloso senso di responsabilità, spazio al “pensiero differente”, collaborazione tra coworkers a tutti i livelli dell’organizzazione. La verità è che il marchio IKEA possiede dei valori in linea con gli stessi mobili che vende: superfici impiallacciate fuori e truciolato dentro. Ricordiamo come nel punto vendita di Pisa, IKEA si avvale di una platea di centinaia di contratti a tempo determinato di sei mesi, ovvero quasi tutti i dipendenti, mentre soltanto i quadri intermedi e managers possono vantare le sicurezze di un contratto a tempo indeterminato. La precarietà come norma, come filosofia d’impresa. Lo “spazio al cambiamento” che IKEA usa come slogan sarà la stessa parola d’ordine che ci vedrà uniti nella contestazione di questo modello d’impresa e nella richiesta di reintegro immediato di tutti i lavoratori assunti con contratto “interinale”.

Fonte: Municipio dei Beni Comuni

Leggi questo articolo su: http://www.gonews.it/2014/10/17/municipio-dei-beni-comuni-a-fianco-dei-lavoratori-della-logistica-il-caso-ikea/
Copyright © gonews.it

Condividi questo articolo

Lascia un commento